Lunedi, 09/11/2020 - Ho fatto un sogno.
Ho sognato di vivere in un mondo in cui non c’è più bisogno di sottolineare che per la prima volta una donna ha raggiunto una carica pubblica che nessun’altra donna aveva mai ricoperto prima, semplicemente perché le donne possono arrivare ovunque desiderano e ovunque le loro competenze le portano.
Ho sognato di vivere in un mondo in cui non ci si stupisce più se governatrice di uno Stato o amministratrice di una grande società è una donna.
Ho sognato di vivere in un mondo in cui se si entra in un ufficio e si vedono un uomo e una donna non si dà più per scontato che l’uomo sia il capo e la donna la segretaria.
Ho sognato di vivere in un mondo in cui a parità di curriculum non viene più preferito un uomo perché non andrà mai in maternità. Ho sognato di vivere in un mondo in cui non viene preferito un uomo anche quando il suo curriculum è peggiore della candidata donna che l’ha preceduto.
Ho sognato di vivere in un mondo in cui nessuna ragazza sente di dover limitare le proprie aspirazioni perché nessuna donna è mai arrivata dove lei vuole arrivare.
Ho sognato di vivere in un mondo che non dice alle bambine che esistono mestieri da uomini e mestieri da donne.
Ho sognato di vivere in un mondo in cui non ci si stupisce più di come le donne riescano a conciliare vita professionale e familiare, e in cui non si dà per scontato che il carico di questa conciliazione debba ricadere sulle loro spalle. Ho sognato di vivere in un mondo in cui le donne non sentono più la necessità di rinunciare o ridimensionare uno dei due contesti della loro vita, perché è troppo difficile portarli avanti entrambi.
Ho sognato di vivere in un mondo in cui i compagni delle donne che sono arrivate al successo non si sentono sminuiti nella loro virilità, ma orgogliosi di poter condividere la propria esistenza con una donna che è riuscita a realizzare il suo sogno e che per questo merita la loro stima e il loro amore.
Ho sognato di vivere in un mondo in cui a nessuna donna viene tolta la parola in pubblico da un uomo.
Ho sognato di vivere in un mondo in cui gli uomini sanno accettare la sconfitta, anche quando a sconfiggerli è una donna.
Ho sognato di vivere in questo strano mondo, così diverso da quello reale.
Poi mi sono svegliata.
E ho scoperto che gli Stati Uniti d’America – lo Stato più potente del mondo – hanno eletto per la prima volta una donna come sua vicepresidente: Kamala Harris, procuratrice, senatrice, di origine indiana e giamaicana. Trentasei anni dopo che la prima donna - Geraldine Ferraro - corse per la vicepresidenza. E quattro anni dopo l’impensabile sconfitta di Hillary Rodham Clinton, una donna che ha dedicato tutta la sua vita, il suo impegno e il suo lavoro ad un obiettivo che le è sfuggito di mano a pochi passi dalla vittoria. Quel giorno Hillary disse alle bambine di non dubitare mai del proprio valore, delle proprie capacità, di non rinunciare mai ai propri sogni e alle proprie aspirazioni, e che prima o poi sarebbe arrivata una donna che avrebbe infranto quel soffitto di cristallo. Oggi Kamala – “una guerriera felice”, come lei stessa si è definita – afferma che quando sua madre arrivò negli Stati Uniti dall’India probabilmente non immaginava questo momento, ma credeva profondamente che in America un momento come questo è possibile. “Potrai essere la prima a fare tante cose, Kamala”, le diceva sua madre, “ma fai in modo di non essere l’ultima”.
Mi sono svegliata e ho visto che mentre Kamala Harris diceva alle bambine che la sua presenza su quel palco oggi significa che l’America è un paese di opportunità, una mamma tra il pubblico girava lo sguardo verso le due bambine che l’accompagnavano, credo augurando loro di poter fare della propria vita qualunque cosa desiderano.
Quindi sì, ho fatto un sogno in cui pensavo di vivere in un mondo migliore, un mondo più giusto, un mondo più libero. Ma quando mi sono svegliata mi sono detta che per costruire quel mondo bisogna pur cominciare da qualche parte.
Perciò forza ragazze, al lavoro!
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