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Hillary Clinton

Hillary Clinton

La Donna del mese - "Nei suoi discorsi ci sono alcuni punti programmatici molto chiari e importanti che, se portati avanti, porterebbero beneficio ad un grandissimo numero di donne e alla popolazione che sta vivendo condizioni difficili"

Costanza Fanelli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008

A oltre metà corsa i giochi per Hillary Clinton non sono definiti. Anzi più si va avanti, Stato dopo Stato, verso la convention finale, quanto più diventa difficile e affannosa la gara nei confronti del suo contendente di partito Barack Obama. Comunque andrà, l’avventura di Hillary verso la Presidenza degli Stati Uniti rimarrà tra gli eventi più interessanti e potenzialmente innovativi di questo periodo della vita americana: la possibilità di una donna alla Casa Bianca, non come moglie, ma come Presidente rappresenterebbe davvero una rottura grande anche in un paese che è stato spesso il simbolo delle lotte di emancipazione femminile. Una possibilità che era stata già da lungo tempo assaporata e preparata negli ultimi anni dalla senatrice di New York, ma che, in queste settimane in cui si svolgono le primarie, sta facendo i conti con tutti gli ingredienti, le fatiche, le sfide, le insidie della politica e la complessità del mondo USA. Certo, forse Hillary non si aspettava di trovarsi a competere così duramente con il primo possibile presidente afro-americano della storia USA, una novità che certamente può apparire a molti più grande nella simbologia e nella storia della democrazia americana (ed è proprio questo che sta avvenendo) di quella di una prima donna presidente. Un vero paradosso, se questo accadesse, e comunque una sconfitta cocente per le donne, e non solo per quelle americane. In realtà la stessa Hillary non ha mai pensato di giocare la grande parte delle sue carte sul fatto di essere una donna. Questo elemento c’è ma non è decisivo nei suoi discorsi e appelli, dove invece è davvero prevalente la sottolineatura della sua discontinuità con la presente amministrazione Bush. E’ difficile dire se questo risulterà un elemento di debolezza nella sua eventuale sconfitta o di ragionevole calcolo in un paese dove molti altri gruppi (ad esempio le diverse componenti etniche, o quelle delle comunità di origine religiosa) sono determinanti nel catturare il consenso necessario a vincere con i numeri. Nelle primarie il voto delle donne è risultato significativo sul piano numerico ma non sufficiente, e comunque simbolicamente non così forte come appare quello di quanti, neri e giovani, sostenengono Obama. Anche l’avere dietro di sé un ex presidente è stato fin dall’inizio insieme problema e opportunità ma certamente non ha scalfito la sua immagine di donna autonoma e forte.
Ma perché una donna dovrebbe allora sostenere e volere Hillary? In un paese dove c’è una tradizione oramai consolidata e davvero trasversale di giocare nella competizione politica sia la carta delle emozioni che quella del pragmatismo Hillary Clinton ha un grande merito: accanto e insieme alla retorica oratoria, oltre ai ripetuti appelli alla “voglia di cambiare” del suo paese, nei suoi discorsi ci sono alcuni punti programmatici molto chiari e importanti che, se portati avanti, porterebbero beneficio ad un grandissimo numero di donne e alla popolazione che sta vivendo condizioni difficili, se non in molti casi drammatiche, sul piano economico, sociale e di reale accesso a opportunità fondamentali nel campo della salute, dell’istruzione, della casa.
Hillary Clinton è la prima candidata Presidente che chiaramente e da tempo promette di volere realizzare un sistema sanitario per tutti e tutte. Una rivoluzione se si pensa che in USA oltre 47 milioni di americani (tra cui 9 milioni sono bambini) non godono di assicurazioni sanitarie. Un altro punto importante della piattaforma di Hillary (vedi www.hillaryclinton.com) riguarda un cambiamento nel sistema dell’istruzione con l’obiettivo di aprirlo e renderlo accessibile a ogni americano, rilanciando una importante battaglia che lega concretamente istruzione e opportunità di cittadinanza degli americani. Non manca poi un impegno esplicito per riproporre il tema dei diritti delle donne, come diritti umani, come si legge nelle numerose riprese sul tema contenuto nel suo sito.
Contenuti precisi ma anche garanzia di capacità e di esperienza per affrontare queste importanti questioni. Un aspetto che sarebbe considerato essenziale e primario in ogni paese, figuriamoci per un candidata alla Casa Bianca. Ma non succede così se si è donna, anche se forte e navigata. Basta osservare come molta stampa, anche americana, la dipinge: inacidita, non sincera, troppo potente e legata ad apparati politici, malvista dai giovani, ecc. Non a caso appare una personalità troppo forte per conquistarsi un’ampia fascia di elettorato maschile. In sostanza quelli che sembrano veri punti di forza di Hillary, fanno fatica a trovare riconoscimento e consensi. Ma non per i suoi fans, che nel suo blog insistono sull’affidabilità come una qualità su cui puntare. Concordiamo con Susy Parker, una delle centinaia di donne che parla di “visione, competenza e leadership” come le tre principali risorse che Hillary può mettere in campo in una fase che ha bisogno di cambiamento.

John Eisele, sopravvissuto all’attacco dell’11 settembre scrive: “..da quel disastroso giorno ho visto una comunità internazionale un tempo unita “spaccarsi” Ho visto mia madre affrontare una vita sempre più difficile, ho visto la nostra economia peggiorare ogni giorno. Sono pronto a cambiare come ogni americano e possiamo fare questo con un leader che va oltre la retorica e che ha capacità e esperienza adeguata. Grazie Hillary perché hai inserito il cambiamento nel processo di selezione di un nuovo presidente”.

(18 marzo 2008)

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