Helen MIRREN, ‘un Orso d’oro’ per un premio Oscar - di M.Cristina Nascosi Sandri
Grande attrice a tutto tondo, dal teatro al cinema alla televisione - la giusta parabola - Helen Mirren, da pochi giorni è la beniamina della 70a Berlinale, per aver ricevuto l’Orso d’oro alla carriera
Domenica, 01/03/2020 - Il suo vero nome è Elena Vasilevna Mironova. Nata il 26 luglio del 1945 a Chiswick (Londra), in Inghilterra, è la seconda di tre fratelli ed è figlia di Kathleen Rogers e Vasilij Petrovic Mironov, di nobili origini.
Nel corso della sua carriera ultracinquantennale, la Mirren si è cimentata con una gamma vastissima di generi, dal poliziesco all’Arthouse. Oltre a decine di altri importantissimi premi, l’Oscar lo vinse nel 2007 per la sua davvero straordinaria interpretazione - le assomiglia molto anche fisicamente - di Elisabetta II nel dramma storico contemporaneo diretto da Stephen Frears, The Queen – The Mum per eccellenza, per gli inglesi, sempre e…comunque.
Il film, del 2006, è anche stato il culmine dell’omaggio in cinque parti che la stessa Berlinale ha dedicato quest’anno all’attrice.
Anche la nuova direttrice esecutiva della Berlinale, Mariette Rissenbeek, alla cerimonia di premiazione ha espresso parole di grande stima per l’eclettica attrice, da sempre interprete di ruoli di spessore, intelligenza, passionalità:
“Helen Mirren è una personalità forte i cui potenti ritratti hanno sempre la capacità di colpire. Ci ha continuato a sorprendere con le sue interpretazioni di personaggi complessi, sia nel suo Chris in Calendar Girls o in quello della regina Elisabetta II in The Queen. Le sue performances sono il paradigma di donne forti ed è nostro grande piacere premiarla con l'Orso d'Oro onorario per il suo successo, un’artista a 360° che non dimentica mai di mostrarci il suo volto umano”.
Nel 2015 - lo si vuole qui ricordare come uno dei suoi ruoli più toccanti e veri - interpretò Maria Altmann nel film di Simon Curtis, "Woman in Gold", la storia vera di Maria, sopravvissuta all'Olocausto, del suo giovane avvocato E. Randol Schoenberg (Ryan Reynolds) che, insieme, affrontarono il governo austriaco per quasi un decennio al fine di recuperare uno dei capolavori di Gustav Klimt, "Ritratto di Adele Bloch-Bauer", appartenuto alla zia e confiscato dai nazisti a Vienna poco prima della Seconda Guerra Mondiale.
E toccante e piena, in senso letterale, ‘of sense and sensibility’, la sua auto-definizione:
“Dicono che io interpreti sempre personaggi di donne forti ed è un grande piacere che il pubblico e la critica mi vedano così. Ma guardate bene i miei film! Tra le pieghe della mia recitazione c’è sempre il dubbio, la debolezza, il terrore o la disperazione. Solo che noi donne siamo bravissime a nascondere i nostri sentimenti, quando necessario. Per proteggerci. Per andare avanti. Per vincere le nostre battaglie…”.
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