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Ha ucciso più la paranoia che le epidemie

Ha ucciso più la paranoia che le epidemie

Marcia su Roma - A proposito della Marcia pro-Vita, che ha visto sfilare il sindaco Alemanno con la fascia tricolore insieme ai neofascisti di Militia Christi e Forza Nuova

Stefania Friggeri Lunedi, 16/07/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2012

Dal marasma morale dell’ultimo ventennio non ci viene solo corruzione, crisi economica e politica, ancora una volta infatti il degrado culturale del paese porta con sé l’aggressione ai diritti delle donne. Che, fiduciose di aver ottenuto il riconoscimento della loro autodeterminazione, hanno sottovalutato gli attacchi contro la 194 portati con ostinazione ed intelligenza politica su diversi fronti: consultori, obiezione di coscienza, pillole varie, funerali dei feti e così via. Da questo ininterrotto lavorio, all’ombra delle parrocchie e dei vescovadi, è nata la manifestazione romana “pro-Vita” del 13 maggio scorso. “Certamente ci vorrà del tempo per portare il tema dell’aborto al centro delle campagne elettorali, come avviene negli USA, ma abbiamo dimostrato l’esistenza di un movimento pro-life deciso ad affermare i propri convincimenti”. La portavoce Virgina Coda Nunziante dunque si augura che il movimento pro-life assuma anche in Italia un peso politico così forte da eliminare il divario culturale fra l’Italia e gli Stati Uniti. Bene. Ma la signora dimentica o considera irrilevante il fatto che negli USA accade, raramente ma accade, che vengano uccisi i medici che praticano gli aborti. Come questo possa accadere ce lo spiega “Paranoia” di Luigi Zoia, un libro illuminante che ci aiuta a capire, attraversando la storia, come mai la paranoia ha sterminato più masse delle epidemie di peste: è accaduto più volte infatti che la massa, in cerca non solo di una soluzione semplice ed immediata ad una problematica molto grave, ma anche un capro espiatorio che la liberi dallo sforzo di fare autocritica, si è affidata ad un affabulatore paranoico, dotato di carisma, che l’ha infettata, facendola capace di iniquità e violenza. Vedi la Germania prenazista, un paese colto e civile, che Hitler la trascinato nella follia lucida della superiorità della razza ariana e della responsabilità degli ebrei del male presente nel mondo. “Aiace sbaglia non perché sbaglia, ma perché, cedendo alla paranoia, è dominato da un’unica idea, sorda alla complessità umana. Da quando quella idea fissa gli è stata rivelata, crede di aver capito l’essenziale” (pag.15). “…il vero paranoico sembra aver ricevuto un’illuminazione interpretativa: le spiegazioni che si dà assumono la qualità di una fede. L’idea delirante è verità perché ha la stessa qualità della rivelazione religiosa. E la verità rivelata di una religione non si può modificare perché la sua modifica non sarebbe correzione ma eresia” (pag.31). “Il ragionamento paranoico può contenere anche molti elementi di verità. Ma mente essenzialmente sulla natura umana perché nega all’avversario la qualità di uomo, allo scopo di ridurlo a colpevole. Non vuole sapere altro” (pag. 36). Solo negli ultimi decenni gli studiosi hanno cominciato a dibattere il ruolo che nella società possono avere personaggi predisposti alla paranoia e capaci di trascinare le folle attraverso il megafono cinico di un mondo mediatico che prevalentemente solletica la pancia del pubblico. Eppure lo stesso Sigmund Freud aveva avvertito che “In tutti i tempi esaltati, visionari, deliranti, vittime di delusioni, nevrotici e pazzi hanno avuto un grande ruolo nella storia del genere umano”; e Carl Gustav Jung raccomandava: “Per ristabilire l’equilibrio non solo dell’individuo ma anche della società, l’attenta considerazione dei fattori psichici è importante, altrimenti le tendenze distruttive prendono facilmente il sopravvento”. E allora attenzione: slogan come “omicidio di Stato” e simili possono scatenare, come già negli USA, la violenza nascosta di chi, mosso da un pre-giudizio granitico come un dogma, sordo ad ogni argomentazione, convinto incrollabilmente della bontà dei suoi ideali, sente di dover compiere una missione. Che si fonda sull’incoerenza, altro tratto tipico della paranoia: sono ostile all’aborto ma anche alla prevenzione. E di fronte alle gravidanze indesiderate, alla tentazione di rinunciare alla maternità? Poiché ascoltare e fare uno sforzo di comprensione può mettere in crisi le certezze su cui si fonda l’autostima, la questione viene risolta nel modo più semplice, automatico, monetizzandola: alla futura madre viene offerto un modesto e temporaneo sussidio lasciando intendere che un essere umano degno di questo nome può rinunciare alla maternità solo per ragioni economiche. In caso contrario la donna si autodefinisce una capricciosa irresponsabile, una lussuriosa, una donnaccia, insomma una creatura priva di morale che può giungere all’infanticidio. Certamente fra i partecipanti alla Marcia per la Vita erano presenti quelli che R. Girard chiama “persecutori ingenui”: “I persecutori ingenui non sanno quello che fanno. Sono troppo provvisti di buona coscienza per ingannare scientemente”. Ma non possiamo definire così né Alemanno, in testa al corteo, né i rappresentanti di Militia Christi o Forza Nuova, due movimenti neofascisti che cercano di ripulire con l’inno alla Vita le stragi compiute dagli ideologi di cui sono nostalgici, rappresentanti di una cultura maschilista che, strumentalizzando la ginofobia della Chiesa cattolica, vuole ricondurre le donne alla subordinazione e al servilismo che dominava l’Italia al tempo delle “case chiuse” e dell’aborto clandestino.

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