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Gulcihan Simsek, sindaca e resistente

Gulcihan Simsek, sindaca e resistente

Popolo kurdo - È condannata a circa 200 anni di carcere per aver difeso i diritti del suo popolo. E’ una donna coraggiosa e agguerrita

Colla Elisabetta Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2008

E’ stata in visita a Roma e ha offerto la sua testimonianza presso la Casa Internazionale delle Donne, dopo la proiezione del drammatico docu-video “Edi Bese! Ora basta” (a cura delle associazioni Verso il Kurdistan ed Europa Levante). Si tratta di Gulcihan Simsek, di professione sindaca presso la municipalità di Bostanici nel Kurdistan kurdo, una donna coraggiosa ed agguerrita: nata a Van e laureatasi nella sua città, lavora presso il Comune, è attivista nella piattaforma delle donne di Van e dirige l’associazione locale per i diritti umani. Su di lei pendono ben diciannove procedimenti penali ed è condannata complessivamente a circa 200 anni di carcere, per aver affermato in numerose occasioni pubbliche il diritto del popolo kurdo alla propria identità e per aver esercitato la propria libertà di espressione. La resistenza kurda - come appare evidente dal video - continua, nonostante i decenni di repressione da parte del governo turco e la situazione di intimidazione, violenza, violazione quotidiana e palese di ogni principio di democrazia nella quasi indifferenza della comunità internazionale, compresa l’Unione Europea che non appare scomporsi per il fatto che il popolo kurdo non possa ascoltare la propria musica, né parlare la propria lingua o festeggiare il capodanno, il Newroz, senza subire brutali repressioni. In risposta alla resistenza kurda all’assimilazione, il governo turco sta negando ogni assegnazione di fondi ai territori del Kurdistan, che vertono in stato di indigenza cronica. Nel marzo 2008, alla vigilia del capodanno (che simboleggia la liberazione dal tiranno) vengono ostacolati i festeggiamenti dalle autorità turche: il risultato, come testimoniano le crude immagini del video ‘Ora basta!’, è lo scontro con le forze di polizia, con morti e feriti, dove le forze dell’ordine turche colpiscono senza distinzione giovani ragazzi, uomini, donne e bambini. In occasione della festa della donna, a Bostanici, 25 donne sono state poste in custodia e un uomo è stato ucciso a bastonate. “Tutti i popoli nel mondo - afferma Gulcihan - vogliono vivere liberi, sul proprio territorio, esprimendo la propria cultura. Nel nostro paese ci sono due grossi problemi, per i quali c’è forte tensione: l’identità kurda in generale e l’identità delle donne. La lotta che dobbiamo sostenere è contro l’isolamento e la situazione delle donne, che si suicidano in gran numero”. In Turchia, su circa 3.000 Comuni, solo 17 sono gestiti dalle donne, di cui 9 da donne kurde; mentre su 21 deputati 8 sono donne kurde. Le donne stanno dunque prendendo in mano la propria situazione e cercano vie allo sviluppo: “Prima, quando i turchi guardavano al nostro paese, ritenevano che le donne kurde non fossero libere, ora accade esattamente il contrario. Le donne devono sempre lavorare il doppio per riuscire, da un lato hanno i bambini, la terra, la casa, dall’altro devono trovare una propria identità. In Kurdistan ci sono tanti movimenti che portano avanti questa battaglia delle donne”. Prima le donne lavoravano nel Partito e nelle Commissioni, poi hanno lavorato tutte nei movimenti e nei Consigli di donne svincolati dal partito, così sono più libere di decidere. “Dieci anni fa – aggiunge Gulcihan – le donne non potevano partecipare alla vita pubblica né avere voce in capitolo, così abbiamo eletto le sindache donne. Ora le donne partecipano a tutte le attività ed hanno un ruolo trainante in Kurdistan, di soluzione dei problemi sociali”. Nelle città e nei villaggi dove mancano acqua, elettricità e rete fognaria - carenze che creano gravissimi disagi e ricadono spesso sulle donne - le sindache intervengono a sanare le situazioni. “Se ci sarà possibilità di fare di più dopo aver risolto questi problemi, meglio - conclude la sindaca - ma prima vengono questi. Se manca il riconoscimento dei diritti fondamentali non si può fare altro. Le donne hanno aperto strade e porte in tanti paesi e noi, che siamo una nazione antichissima, continueremo a lottare ed andare avanti grazie alle donne. I diritti umani sono universali e strettamente connessi tra loro, senza distinzioni di etnie o genere”.

(23 ottobre 2008)

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