Guerra e Tortura: i tabù che i media non raccontano
TABU’ -
Il Neocolonialismo continua a torturare i propri figli: per la Nato l’Africa non può essere autonoma
Emanuela Irace Lunedi, 31/10/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2011
Ci sono modi di tradurre la realtà in parole impossibili a dirsi, concetti che rappresentano un tabù per chi li ascolta. Le torture inflitte ai bambini sono un esempio. Sotto l’ombrello dell’educazione alcune civiltà hanno fondato direttamente in famiglia veri e propri carceri minorili. Generazioni di adulti hanno corretto e correggono con pratiche violente la crescita dei propri figli. Col consenso della società e l’inammissibilità della parola: tortura, appunto. Anche la guerra è diventata un tabù ma come le botte che non si dicono continuiamo a praticarla. La guerra coloniale ingaggiata dalla Nato in Africa - per estromettere la Cina e far sfruttare dall’Occidente “democratico” le ricchezze di un Continente che non si vuole autonomo - è stata chiamata Missione Umanitaria in Libia. La versione diffusa dai media si è sostituita alla realtà. Il tabù è stato tradotto e Gheddafi è diventato come Bin Laden, ucciso e torturato impunemente e senza mostrarne il corpo. La guerra voluta dall’Occidente dopo l’11 settembre ha trasformato la Nato nel braccio armato di un esercito di paesi che, a vario titolo e grado, pratica il cosiddetto Terrorismo di Stato: tortura legalizzata e guerra non dichiarata. Una realtà impossibile a dirsi. Un tabù che i media non raccontano.
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