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Guardando al cambiamento<br>

Guardando al cambiamento

India - Una società in trasformazione spinge le indiane ad uscire allo scoperto

Providenti Giovanna Martedi, 15/09/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2009

Nel parlamento indiano la presenza femminile è inferiore persino a quella dell’Italia (penultima in Europa), in cui ci sono 134 donne su 630 deputati, mentre in India sono 59 su 543. Eppure molte e interessanti lezioni ci arrivano da questo subcontinente complesso e ricco di contraddizioni, in cui il 2 luglio 2009 l’Alta Corte di New Delhi ha finalmente riconosciuto anticostituzionale il reato di omosessualità e in cui le donne sono sia nei gradini più infimi della scala sociale sia nei luoghi istituzionali più importanti, da dove si rendono interpreti di progresso. È probabile che nell’Alta Corte di Delhi ha avuto una qualche influenza la presenza tra i giudici di donne aperte come Leila Seth, oggi in pensione, che era stata Chief Justice proprio nell’Alta Corte di Delhi e che nella sua autobiografia “On Balance” si dichiara favorevole ai diritti degli omosessuali.

Parlando di donne al potere in India vi sono almeno due cose che non possono essere tralasciate:

1) In India quando le donne ricoprono ruoli decisionali, dal primo ingranaggio del complesso sistema democratico indiano, come i consigli di villaggio, fino alle cariche istituzionali più alte, le condizioni sociali della popolazione migliorano;

2) la donna governatrice o presidente della repubblica o a capo di un partito, da Indira Gandhi a Pratibha Patil a Sonia Gandhi, sembrano aderire bene al simbolico popolare indiano (del testo già intriso di molto divino femminile) ed essere benvolute dalla maggioranza di cittadini e cittadine.

Alle ultime elezioni di maggio 2009 si è riaffermato il partito di coalizione governativa, United Progressive Alliance, guidato da Sonia Gandhi, grazie anche al carisma di questa donna nata e cresciuta in Italia prima di sposare, nel 1968, Rajiv Gandhi, figlio della premiere Indira, e assassinato, come la madre, mentre era primo ministro. Oggi il primo ministro riconfermato è Manmohan Singh, sostenuto sia dalla presidente Pratibha Patil che da Sonia Gandhi, la quale ha anche fortemente voluto la nomina alla presidenza della Lock Sabha (Camera Bassa) di un’altra donna, appartenente alla casta degli intoccabili: Meira Kumar che nel precedente governo di Singh, dal 2004 al 2009, era stata membro del Ministero per la Giustizia Sociale e l’Empowerment e quindi probabile responsabile dei progressi sociali riportati dal rapporto dell’UNFPA.

Al momento presente dunque in India ci sono tre cariche istituzionali importanti (presidenza della repubblica, presidenza della Lock Sabha e presidenza del partito di coalizione governativa o UPA) occupate da donne: Pratibha Patil, Meira Kumar e Sonia Gandhi. Proviamo a vederle più da vicino, sperando di non soffrire troppo al confronto delle nostre quattro ministre, di cui due senza portafoglio ed una ex soubrette senza precedente esperienza politica.

Pratibha Patil, nata nel 1934 e appartenente alle fila del partito progressista dell’alleanza di sinistra, ha vinto le ultime elezioni presidenziali tenutesi il 19 luglio del 2007, superando il conservatore Bhairon Singh Shekhawat, che era stato presidente nei cinque anni precedenti. Per salire alla presidenza della Repubblica Patil ha lasciato il suo posto di Governatora del Rajasthan, che teneva dal 2004. Prima era stata, già dagli anni Sessanta, deputata nella Camera Bassa nazionale e nell’assemblea legislativa del Maharashtra, dove era stata eletta poco dopo la laurea in legge. Ma la carriera politica, vissuta per molti anni dalla parte dell’opposizione di sinistra, e finendo in carcere con Indira Gandhi nel 1977, non è il suo unico interesse. Nei primi anni Settanta Pratibha Patil, insieme al marito da cui ha avuto anche due figli, ha fondato un centro educativo, Vidya Bharati Shikshan Prasarak Mandal, rivolto a dare opportunità formative alle persone più deboli socialmente. Inoltre Pamil ha fondato e diretto strutture rivolte all’accoglienza e alla formazione universitaria delle donne, una cooperativa per la produzione dello zucchero e la Pratibha Women Cooperative Bank che ha l’esplicito obiettivo di rafforzare il potere delle donne.

Insediandosi nella poltrona presidenziale Pamil, non dimenticando di ringraziare Sonia Gandhi per averla sostenuta, ha annunciato di volersi interessare della legge sullo sviluppo agricolo proposta dall’UPA e del rafforzamento della presenza nei luoghi decisionali delle donne, sostenendo proposte di legge mirate ad assicurare una presenza del 50% di donne nei consigli di villaggio ed aumentare le «quote rosa» in tutti gli organi legislativi.

Anche l’altra donna fortemente sostenuta da Sonia Gandhi, Meira Kumar, durante il suo discorso inaugurale in parlamento, non ha dimenticato di collegarsi alle altre donne che l’hanno sostenuta e di ribadire il bisogno di riforme e atti concreti rivolti a migliorare le condizioni sociali e il livello di istruzione delle donne che rimane molto basso, anzi uno dei più bassi di tutto il continente asiatico, specialmente nelle aree remote e nelle campagne. Meira Kumar, 64 anni, membro della comunità dei “dalits” (oppressi) considerati al margine della società tanto da essere esclusi dal mondo del lavoro e dalle attività sociali, in passato impegnata in attività di assistenza umanitaria, dopo essere stata ambasciatora a Madrid e a Londra, ha iniziato la carriera politica nel 1985, divenendo 5 volte deputato. Nel precedente governo aveva collaborato nel Ministero della giustizia sociale ed ora era già stata nominata ministro delle risorse idriche da Singh. Nonostante il suo curricula ha occupato le cronache di tutti i giornali internazionali in quanto per la prima volta nella storia dell'India, una persona appartenente alla casta degli ‘intoccabili’ è stata eletta presidente del Parlamento. Ma nel suo primo discorso in Parlamento, la neo-presidente Kumar ha preferito rilevare il suo essere donna più che dalit: “Sono profondamente onorata di essere stata eletta la prima donna speaker di questa grande e vibrante democrazia che noi abbiamo. Sono lieta di informarvi che in questa15esima Lok Sabha, il numero delle donne è aumentato.... Questi sono indicatori della presenza di un’autentica intenzione di rendere la posizione delle donne più forte”.

Che dire sulla ‘nostra’ Sonia Gandhi? A settembre 2007 la rivista americana Forbes la ha posizionata al sesto posto nella classifica delle donne più potenti del pianeta. Questa donna così potente, nata a Lusiana (VI) nel 1946 come Edvige Antonia Albina Maino e cresciuta in un paese vicino Torino, si è naturalizzata indiana nel 1983, quindici anni dopo la sua unione con Rajiv, per evitare che la sua cittadinanza italiana potesse in qualche modo intralciare la politica del marito. Dal 1998 è entrata in politica, ma per favorire il dialogo tra le varie comunità religiose ed etniche e contrastare le pulsioni nazionalistiche, ha rinunciato alla poltrona di primo ministro. Oggi detiene un ruolo fondamentale nella vita politica indiana, fidandosi delle qualità delle donne e occupandosi del loro empowerment ai vari livelli della scala sociale. Soprattutto la italo-indiana leader di uno dei partiti di sinistra più importanti del mondo sembra davvero in grado di farsi amare da tutte/i cittadine/i.

Del resto l’India è anche il luogo in cui esistono luoghi come Kavathe Piran. Si tratta di un piccolo villaggio dello stato del Maharashtra, nella costa occidentale, in passato conosciuto per essere un paese di combattenti maschi in cui le donne, dedicate quasi esclusivamente alle cure della casa in obbedienza ai mariti e padri, vivevano in una situazione di inferiorità. Ma da qualche anno un gruppo di 17 donne ha destituito i capi del villaggio e istituito un nuovo panchayat (consiglio del villaggio) composto di sole donne. La prima misura intrapresa è stata il divieto di fare uso di alcolici e del gutka, una sorta di tabacco profumato, il cui uso è molto diffuso in India tra gli uomini, anticipando la decisione del governo indiano che a sua volta ne ha vietato l’uso in tutto il paese. Oltre a queste misure, il Consiglio del villaggio tutto al femminile, ha intrapreso varie azioni per promuovere lo sviluppo, come aiutare gli abitanti ad aprire caseifici, ristoranti, negozi di alimentari ed altre misure rivolte a favorire l’occupazione giovanile.

Dal livello più basso del villaggio al livello della più alta carica istituzionale le donne indiane stanno venendo allo scoperto e non lo fanno in nome dell’uguaglianza né mostrando di rincorrere l’ottenimento di un qualcosa. Lo fanno spinte dalla necessità di un cambiamento e del miglioramento delle condizioni reali di se stesse e di tutta la popolazione.



(15 settembre 2009)

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