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Grazie Formigoni

Grazie Formigoni

Politica/ Lombardia. Privatizzazioni - Il welfare di Formigoni: più famiglia, meno servizi. Pubblico e privato sullo stesso piano: così i costi della Sanità hanno raggiunto l’80% del bilancio della Regione

Ardemia Oriani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2005

La Regione Lombardia è una delle pochissime regioni dove il Centro Destra ha vinto nelle recenti elezioni regionali. Merito indubbiamente di Formigoni e della sua capacità di comunicazione sulla “libertà di scelta” nella Sanità, che ha fatto presa nell’opinione pubblica. Vale la pena di spiegare come questa libertà (del resto non vera), di andare a farsi curare dove si vuole, in un ospedale pubblico o privato, abbia fatto presa sull’elettorato lombardo, al punto di consentirgli di governare ancora una Regione così importante e complessa come la Lombardia, anche se con un consenso più ridotto. Di fronte ad un problema vero, quello delle code ed attese per avere una prestazione diagnostica o un ricovero in ospedale, Formigoni ha aperto alla sanità privata, ponendola sullo stesso piano di quella pubblica, inserendola cioè nel sistema socio sanitario lombardo, e pagandole attraverso le risorse del bilancio regionale destinato alla sanità, tutte le prestazioni mutuabili effettuate. Ciò ha ricevuto consenso da parte di molte persone, che hanno pensato di potersi recare all’ambulatorio o alla clinica più vicina alla propria abitazione o a quella che ci metteva meno tempo a fare gli esami di carattere diagnostico. A lungo andare, questa decisione di Formigoni ha da una parte gonfiato i costi della Sanità, che ormai è pari all’80% dell’intero bilancio della Regione e dall’altra ha aumentato a dismisura le prestazioni erogate dalla Sanità privata, con seri dubbi sulla loro necessità ed appropriatezza.
Agli ospedali pubblici sono state garantite meno risorse finanziarie, e si trovano oggi seriamente in difficoltà a far fronte agli ammodernamenti dei reparti, agli investimenti in nuove tecnologie, a garantire tutta la necessaria assistenza. Formigoni sta già pensando, di aprire gli ospedali pubblici ai privati, modificandone la forma societaria, attraverso lo strumento delle Fondazioni, delle Società miste, del Project Financing. Le Aziende Sanitarie Locali sono state ridotte ad un puro ruolo d’acquisto e pagamento delle prestazioni, senza cioè alcun potere di gestione. Ciò ha messo in discussione servizi territoriali importanti, che rischiano la chiusura, come ad esempio i Consultori familiari (frutto di molte nostre battaglie), dei servizi per i tossicodipendenti, dei Centri per la salute mentale e così via.
L’integrazione socio sanitaria assistenziale è messa in seria discussione. Difficile è l’applicazione della legge quadro 328 sull’assistenza. Difficile è il rapporto con i Comuni, che già hanno avuto un serio taglio di risorse con le ultime Finanziarie da parte del Governo nazionale. Chi fa le spese di questo modello lombardo sono i malati e le loro famiglie, che si stanno rendendo conto che la tanto sbandierata “libertà di scelta” non è vera libertà, perché se vogliono la garanzia di essere curati devono pagare di tasca propria.
Significa cioè pagare completamente la prestazione sanitaria, visto che in Lombardia ogni persona già partecipa a pagare la sanità, oltre che con le tasse nazionali, con il pagamento dei ticket e dell’addizionale Irpef, introdotti dallo stesso Formigoni per ridurre il costo della Sanità. Oggi la Sanità Lombarda è nella bufera, si è aperto uno scontro di potere tra Lega e Forza Italia. Al di là di come andrà a finire, è certo però che il modello della sanità lombardo fa fatica a reggere. Cosa intende fare Formigoni? Semplice, caricare ulteriormente sulle famiglie ed in particolare sulle donne, una parte della assistenza e dei costi della sanità. L’obiettivo è quello di passare da un Welfare dei diritti ad un Welfare della responsabilità, dove per responsabilità si intende meno servizi e più partecipazione alla spesa. Un “welfare a geometria variabile” è chiamato.
Verrà in questa logica potenziato l’utilizzo dei Buoni e dei Voucher, che ormai sono usati in quasi tutti i settori: dalla scuola, al sociosanitario, all’assistenza; sia chiaro non per tutti, ma per un numero limitato di persone.
I buoni ed i voucher danno l’illusione di accedere ad una somma di denaro da spendere individualmente, ma in realtà lasciano il malato solo con il suo bisogno di cura e di assistenza. Questo modello di Welfare è ben lungi quindi dal modello di Welfare universale, di cui la nostra società ha bisogno, ed è un modello che penalizza in modo particolare le donne.
E’ a loro infatti che Formigoni pensa, quando parla del ruolo centrale della famiglia nella cura e nella assistenza, quasi a dire che è un dovere naturale prendersi cura dei propri familiari.
Peccato poi, che quando si parla di rispetto delle leggi in materia di maternità, di parità, di pari opportunità, di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, la Regione Lombardia dimostri un preoccupante disimpegno.
L’ultimo atto è costituito, a questo proposito, dall’abolizione dell’Assessorato alle Pari Opportunità voluto da Fiorella Ghilardotti, nel periodo in cui era Presidente della Regione Lombardia, e che aveva costituito un punto riferimento importante per le donne della nostra Regione. L’Assessorato non c’è più. La struttura organizzativa di riferimento, l’Ufficio alla Condizione Femminile, è stato sciolto. E’ in corso su questo un braccio di ferro tra le donne consigliere sia di centro sinistra, sia di centro destra con Formigoni, affinché sia ricostituito. Quest’ultimo atto di Formigoni dimostra fino in fondo, come sia ancora necessario per le donne opporre resistenza al tentativo di ritorno al passato in termini di diritti, e condurre una vera e propria battaglia politica, per garantire pari dignità e pari opportunità anche in una Regione considerata avanzata come la Lombardia.
* (Consigliera Regionale Lombardia DS – Uniti nell’Ulivo)



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