Professione ostetrica - Il convegno internazionale “L’arte ostetrica. Nuove prospettive per la nascita” si svolge a Castiglioncello dal 25 al 27 ottobre e mette a confronto le esperienze e i modelli organizzativi di vari paesi nell’accompagnamento
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007
“La gravidanza non è una malattia ma uno stato fisiologico modificato della donna che adegua il suo organismo alle richieste di nutrimenti e ossigeno del feto. Oggi le evidenze scientifiche attribuiscono alla gravidanza diversi livelli di rischio. Nelle gravidanze a basso rischio, non vi sono patologie pregravidiche e non vi sono situazioni che depongono a sfavore dell’adeguamento materno durante le diverse fasi della gravidanza. Le gravidanze sono classificate ad alto rischio quando sono presenti patologie pregravidiche e/o fattori che predispongono alle patologie indotte dalla gravidanza stessa. La medicalizzazione della gravidanza e del parto impediscono alla donna di vivere pienamente le valenze biologiche, sociali ed affettive di questi eventi nella loro unicità. Il rischio serio è quello di incappare negli effetti iatrogeni della medicalizzazione con conseguenze negative sia sugli esiti materni e neonatali sia sulla relazione madre-bambino”. Incontriamo Antonella Cinotti, presidente del Collegio delle Ostetriche di Firenze, Prato ed Arezzo, rappresentante del Coordinamento dei Collegi delle Ostetriche della Toscana e coordinatrice del corso di laurea in Ostetricia dell’Università di Firenze (sede di Firenze). “Il modello assistenziale demedicalizzato che intendiamo affermare rappresenta un valore aggiunto per la società in termini sia di salute globale delle donne e del nascituro, sia di costo-efficacia delle pratiche. Senza perdere di vista i criteri di sicurezza per la salvaguardia della salute della donna e del bambino, poniamo attenzione alla dimensione olistica della salute che, come afferma l’OMS, non è solo ‘assenza di malattia’”. Due le tematiche che il convegno intende affrontare: il recupero della naturalità della gravidanza e del parto e l’utilizzo intensivo delle evidenze scientifiche oggi disponibili per dare cure appropriate ed efficaci ai diversi bisogni. Si profila una riorganizzazione dei ruoli dei medici e della professione ostetrica. “Quello che proponiamo è un’attribuzione dei ruoli all’interno della equipe multiprofessionale rispondente agli ambiti di autonomia e di responsabilità definiti dalle normative vigenti e siamo impegnate ad implementare modelli assistenziali incentrati sulle pratiche di dimostrata appropriatezza ed efficacia. La figura professionale di riferimento per la gravidanza fisiologica è indubbiamente quella ostetrica perché è in grado sia di seguire tutte la fasi della maternità sia di assicurare alla donna una presa in carico precoce e continuativa durante tutto il percorso della nascita. Studi scientificamente accreditati hanno evidenziato che la continuità dell’assistenza si è dimostrata efficace nel miglioramento degli outcomes materni e neonatali. Rispetto alla presa in carico precoce e continuativa i dati della letteratura confermano che le cause di rischio ostetrico non sono solo di natura biologica e sono correlati a variabili di ordine sociale e culturale della donna; l’ostetrica, all’interno dei processi di relazione che instaura con la donna, è in grado di ascoltare i bisogni e di individuare i fattori influenti sul decorso della gravidanza e del parto che un ginecologo, per diversa competenza, non è preparato a riconoscere. La natura di questo approccio incentrato sulla donna, viene dai paesi anglosassoni, dove il modello di assistenza è detto ‘one to one’ e garantisce una presa in carico precoce e continuativa”. La situazione italiana è molto diversa. “In Italia, nonostante le normative che da anni contribuiscono alla definizione del percorso nascita e fatta eccezione per qualche esperienza di eccellenza, continuiamo a registrare uno scollamento tra le attività del territorio e dei punti nascita e, quindi, una discontinuità ed una parcellizzazione delle cure e della presa in carico della donna: c’è chi la vede durante la gravidanza, chi al momento del parto e chi dopo, come se gli esiti del processo riproduttivo non fossero il prodotto di quello che avviene nelle sue diverse fasi, compreso il rapporto madre-figlio”. I consultori in tal senso avrebbero dovuto avere un ruolo determinante. “In un’ottica di lavoro di equipe nel quale ciascun professionista è chiamato a svolgere il proprio ruolo, alle ostetriche, sulla base di quanto definisce la legge 42 del 1999, è attribuita autonomia e responsabilità diretta in funzione di quanto definito dal profilo professionale, dal codice deontologico e dagli ordinamenti didattici. Emerge inoltre il problema, quale vera emergenza nei servizi per la maternità, di una dotazione organica di ostetriche congrua a garantire una presa in carico precoce e continuativa alle donne che hanno anche diritto ad una informazione completa, corretta ed adeguata, in modo che possa esser loro assicurato un ruolo primario nelle scelte di cura. E’ inoltre importante che le donne siano consapevoli del fatto che al di là di ogni livello di medicalizzazione della gravidanza e del parto, il 5% di rischio alla nascita rimane incomprimibile”.
Anno Europeo delle Pari Opportunità
Convegno Internazionale
L'Arte Ostetrica
Nuove prospettive per la nascita
CASTIGLIONCELLO (LIVORNO) Castello Pasquini
25,26,27 Ottobre 2007
Promosso dal Coordinamento Collegio Ostetriche Toscana
Con il Patrocinio della Federazione Nazionale Collegi Ostetriche e della Commissione regionale e provinciale per le Pari Opportunità
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