Grande successo per Rendez-vous 2024: il cinema francese celebra il femminile plurale
Si è concluso il XIV Rendez-vous Festival del Cinema Francese, iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, manifesto di storie e generazioni di donne, registe e attrici. Virginie Efira e Catherine Deneuve fra le ospiti d’eccezione
Mercoledi, 10/04/2024 - Il più prestigioso evento cinematografico italiano dedicato al cinema francese, Rendez-Vous Festival del Cinema Francese, giunto alla sua XIV edizione, si è concluso a Roma con grande partecipazione ed entusiasmo di pubblico, con la sala del Cinema Nuovo Sacher gremita e spesso sold-out, e con l’avvicendarsi di anteprime, film originali, registe e registi, attrici e attori, artisti illustri o meno noti ma tutti da scoprire.
Nato sotto l’egida dell’Ambasciata di Francia in Italia, Rendez-Vous è realizzato dall’Institut français Italia, sotto la responsabilità dell'addetto audiovisivo Rémi Guittet e la direzione artistica di Vanessa Tonnini, e co-organizzato con Unifrance, l’organo di promozione del cinema e dell’audiovisivo francese nel mondo, presieduto da Gilles Pélisson e diretto da Daniela Elstner.
In particolare, nell’edizione 2024, il Festival si è fatto manifesto del cinema francese al femminile, segnando il tempo di una giovane generazione – ma non solo – che pone al centro storie di donne che celebrano il ‘femminile plurale’. Se l’ultimo numero dei Cahiers du Cinéma è intitolato: Les femmes sont dans la place! indagando anche in termini numerici la presenza e il percorso di questo cinema, Rendez-vous ha avuto il merito di portarne in Italia un assaggio. Sono storie irriverenti e anticonformiste, che si tratti di cinema pop o d’autore, ma anche storie di vita quotidiana, anche ispirate a fatti realmente accaduti.
Fra i film in concorso si segnala ‘Rien à Perdre’ (‘Niente da Perdere’), opera prima della regista Delphine Deloget, interpretata da Virginie Efira, selezionata a Cannes 2023 nella sezione Un Certain Regard, e presentata al Rendez-Vous in anteprima italiana, alla presenza della regista e dell’attrice.
Dramma sociale intenso ed emozionante, che si avvale della magistrale interpretazione di Virginie Efira, nei panni di una madre-coraggio indomabile, il film racconta una vicenda molto realistica, cioè la lotta di una donna contro una dura ed inattesa decisione giudiziaria che le ha portato via il figlio più piccolo, collocandolo in una casa famiglia per sei mesi.
Sylvie (Virginie Efira), vedova emancipata e madre appassionata, vive a Brest con i due figli, Sofiane e Jean-Jacques, tanto amati quanto problematici e lavora come barista in un locale notturno. Una notte, Sofiane, solo in casa, si procura una grave ustione cercando di cucinare, mentre la madre è al lavoro. I Servizi Sociali vengono allertati da una denuncia e il bambino, in tempi brevissimi e senza un’accurata indagine preventiva, è affidato ad una casa famiglia. Per Sylvie è l'inizio di un incubo, che farà vacillare il suo equilibrio mentale e che richiederà tutta l'energia di cui è capace una donna ferita nel proprio orgoglio materno.
Convinta di essere vittima di un errore giudiziario e forte dell’amore dei suoi figli, Sylvie inizia una lunga e dura battaglia amministrativa e legale per riportare a casa suo figlio e dimostrare la sua capacità genitoriale di fronte allo Stato e al mondo intero cercando di riconquistare ad ogni costo il bambino allontanato ma, non rappresentando una figura di madre conformista e stereotipata, la sua volontà non basterà e il suo caso si trasformerà in un dilemma morale e sociale in cui la burocrazia e la macchina amministrativa e giudiziaria si scontreranno con l’amore e il sacrificio autentico di una madre single. Assistita da un avvocato, sostenuta dagli amici, e spinta dell’amore dei suoi figli, la donna lotta fiduciosa nella speranza di riavere suo figlio con sé. Ma la sua battaglia sarà irta di ostacoli.
“Mi interessava il tema della famiglia - racconta la regista in sala - e volevo seguire un personaggio forte e contraddittorio di madre, più forte del soggetto stesso del film. Mi interessava descrivere come la società giudicava questa donna, come si definisce una ‘madre’ quando vengono tolti tutti gli aggettivi qualificativi possibili (buona cattiva, ecc.) e resta solo la parola, nella sua purezza, ‘madre’. Volevo anche filmare cosa resta di una famiglia quando tutto intorno ‘esplode’, le emozioni, i sentimenti, il dolore. Non volevo che la storia si svolgesse a Parigi, ho preferito Brest, perchè mi interessava raccontare una classe intermedia, in un luogo un po’ ai margini, ma di fondo è una storia quotidiana che puà accadere ovunque".
Nel suo passaggio dal cinema del reale alla fiction, Delphine Deloget indaga, con uno sguardo puro e quasi distaccato, le zone d’ombra della nostra società, con la macchina da presa incollata alla sua protagonista, in un film che coinvolge e lascia il segno nello spettatore, il quale non può che schierarsi con questa madre imperfetta e coraggiosa che si rifiuta ostinatamente di conformarsi al sistema.
"Per interpretare questo personaggio ho cercato tante chiavi differenti – afferma Virginie Efira in sala, generosa e vitale, che si è lasciata dirigere da una giovane regista nel ruolo di Sylvie - ho attinto a un mélange di tante eroine, come quelle di Ken Loach e dei fratelli Dardenne, e Delphine mi ha fatto vedere molti film. Fra questi anche un film con Jack Nicholson che, per trattenere e controllare la rabbia, tiene le mani in tasca in un certo modo. La donna che interpreto non è una madre perfetta, è evidente nel film, ma cerca di fare del suo meglio ed ha un amore fortissimo per i suoi figli : è sempre difficile interpretare un personaggio archetipico, come quello di una madre. Anche se non è una famiglia ‘classica’ e i componenti sembrano un po’ scombinati, il sistema giudiziario e dei Servizi Sociali si comporta come un rullo compressore, e gli stessi giudici mi hanno detto che, quando si entra in certi ingranaggi, il sistema supera noi stessi e si fatica a uscirne".
Un film dunque che affronta temi delicati e attuali come la protezione dei bambini e la lotta contro le avversità di fronte a un sistema a volte disumanizzante. Oltre a Virginie Efira nel cast Arieh Worthalter (Il Caso Goldman), Félix Lefebvre (Mon Crime - La colpevole sono io) e India Hair (Jeanne Du Barry - La Favorita del Re), oltre all’esordiente Alexis Tonetti.
L’opera prima della Deloget, reporter e cinéaste du réel, dopo una lunga carriera televisiva, conferma le sue doti registiche anche grazie al talento di Virginie Efira. Il film uscirà nelle sale italiane il 1° maggio distribuito da Wanted Cinema.
Fra le altre registe presenti al Festival: Mona Achache, che ha presentato in anteprima nazionale, il film ‘Little Girl Blue’, tra finzione e documentario, attraverso il quale la regista realizza un commovente omaggio a sua madre, Carole Achache Lange, morta suicida nel 2016, con l’attrice Marion Cotillard ; Anaïs Tellenne, che ha presentato in anteprima ‘L’Homme d’argille’, già selezionato a Venezia 2023 nella sezione Orizzonti Extra, un thriller intimo e sensuale, che mette in scena la creazione del desiderio, attraverso il racconto dell’incontro tra un guardiano di una grande villa, interpretato da Raphaël Thiéry, tanto massiccio quanto fragile, e la sua ereditiera, Emmanuelle Devos ; Iris Kaltenbäck con il suo film d’esordio ‘Le ravissement’, presentato a Cannes e pluripremiato, un commovente e misterioso thriller dell’anima, affidato all’eccellente interpretazione di Hafsia Herzi ; Léa Domenach, che ha presentato insieme all’attrice cult Catherine Deneuve, protagonista del suo film, ‘Bernadette - la moglie del presidente’, un biopic irriverente e anticonformista, ritratto di una donna che si libera dal suo stereotipo per trasformarsi in un'icona femminista, pop e regale al tempo stesso, incarnata dalla grande attrice francese.
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