Editoriale di dicembre 2011 - Per la prima volta nella storia della Repubblica ha consultato le donne attraverso la Consigliera nazionale di Parità
Ferraguti Isa Domenica, 11/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2011
Chi ha detto che un governo tecnico non può essere anche politico? Sicuramente non è un governo partitico, ma sarebbe bene ricordare che una cosa sono i partiti una cosa è la politica.
Al riguardo vorrei citare una frase del prof. Monti che mi ha positivamente colpito e che condivido “operazioni così grandi - riordinare la nostra economia - richiedono politica, più che tecnica”. Il Presidente Monti è un tecnico non nuovo alla politica infatti ha ricoperto incarichi prestigiosi a livello europeo nella Commissione di Bruxelles, che è di fatto il Governo europeo. In quella sede ha condotto battaglie molto dure per affermare il governo dell’economia. È quindi, a tutti gli effetti, un politico se la politica è - come io credo sia - governo della vita pubblica e dei suoi conflitti in nome dei cittadini. Che Monti sia un tecnico-politico lo ricavo da una importante novità: per la prima volta nella storia della Repubblica ha consultato le donne attraverso la Consigliera nazionale di Parità, riconoscendo il ruolo nazionale di una figura istituzionale sancita per legge. (Legge 125/91).Vorrei richiamare le tre richieste di fondo avanzate dalla dottoressa Servidori a nome della Rete nazionale delle Consigliere: 1) UN TESTO UNICO SULL’OCCUPAZIONE FEMMINILE, valorizzando il lavoro parlamentare dal momento che giacciono in Parlamento diverse proposte di legge sul tema; 2) UN TESTO UNICO SULLA SICUREZZA DEL LAVORO; 3) SVILUPPARE NELLA LEGGE DI STABILITA’ NORME IN FAVORE DELLE DONNE, ad esempio sgravi Irap alle imprese che assumono.
Sicuramente nel nominare i ministri e le ministre il Prof. Monti ha tenuto conto di queste considerazioni. La nomina di tre donne in dicasteri importanti quali la Giustizia (è la prima volta di una donna ministro in questo dicastero); l’Interno e il Lavoro, politiche sociali e Pari Opportunità. Molti commenti sono stati ‘ben tre donne al governo’, altri hanno sottolineato ‘soltanto tre donne ministro’. Se stiamo all’impegno delle donne, che come rivista abbiamo sostenuto del 50E50 in considerazione del fatto che le donne rappresentano oltre il 50% della popolazione femminile, tre ministre su una compagine di sedici ci porta a dire ‘solo’. Ma se guardiamo alla storia del nostro Paese e ai precedenti governi ‘di partito’, dico: “ bravo Presidente Monti!”
Per aver la prima donna ministro in Italia dobbiamo risalire al 1978: Tina Anselmi nel Dicastero della Sanità introdusse il servizio sanitario nazionale. Nel 1982 fu la volta della Falcucci (1982-1986) alla Pubblica Istruzione. Nel 1987 Jervolino è agli Affari Sociali fino al 1991. Nella legislatura 1992-1994 le ministre saranno Jervolino (Pubblica Istruzione) e Boniver (Turismo e Spettacolo) e successivamente Contri (Affari Sociali) e Garavaglia (Sanità). Nella legislatura 1994/1996 si torna a una ministra: prima Poli Bortone (Agricoltura) e poi Agnelli (Italiani nel mondo). In tutto questo i ministri non erano mai meno di ventidue. Per arrivare ad un numero superiore alle tre attuali dobbiamo attendere il primo governo D’Alema, che su trentadue ministeri affida a Balbo, Bellillo, Bindi, Jervolino, Melandri e Turco i seguenti dicasteri: Pari opportunità, Affari regionali, Sanità, Interno, Beni culturali e ambientali, Solidarietà sociale. Il primo governo Berlusconi (giugno 2001) ha tre sole donne su ben trenta ministri. Al suo primo governo Monti ha ridotto i ministeri (sono soltanto sedici) e ha incaricato tre donne. Non possiamo che dirle: bravo Presidente!
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