Elezioni regionali - Donne candidate alla carica di Presidente in Puglia, Lazio, Piemonte, Umbria, Emilia Romagna e Toscana. Qualche osservazione tra numeri e sostanza
Bartolini Tiziana Lunedi, 08/03/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2010
Nella politica italiana qualcosa si muove effettivamente, oppure quelli che ci giungono sono solo bagliori che celano una realtà sempre uguale a se stessa? Comunque sia la prossima tornata elettorale per il rinnovo dei consigli regionali si pone all’attenzione per alcune novità. La sfida all’ultimo scranno - condita dalle solite invettive che il centrodestra lancia al centrosinistra - non è da annoverare tra queste. Neppure la confusione che regna nei talk show ci racconta di un clima nuovo, che neppure lontanamente intende alimentare l’informazione e che continua ad interloquire con le pance invece che con le teste dei cittadini. La novità riguarda il fatto che ci sono un certo numero di candidature al femminile per la carica di Presidente in alcune Regioni. A parte la super-sfida Bonino-Polverini nel Lazio, sono spuntate altre donne. Adriana Poli Bortone in Puglia, con la sua autorevole storia politica, è candidata per l’UDC oltre che per il suo movimento ‘Io Sud’ e rappresenta un pericolo più per il centrodestra che per l’uscente Nichi Vendola. In Toscana, Emilia Romagna e in Umbria la destra ha sfoderato rispettivamente Monica Faenzi, Anna Maria Bernini e Fiammetta Modena. Si tratta di nomi meno noti a livello nazionale, ma che nelle loro Regioni svolgono ruoli politici di rilievo. La Faenzi detiene un doppio primato: la prima sindaca di Castiglione della Pescaia (eletta nel 2001) e la prima volta del centrodestra al comune, è vice presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Toscana ed è stata assessora comunale alla Cultura e ai Servizi Sociali a Grosseto. Fiammetta Modena, giornalista e avvocata, è consigliera regionale e capogruppo del PdL ed è stata Vicepresidente del Consiglio e Presidente della Commissione Statuto.
Mercedes Bresso è ‘governatrice’ uscente e, dopo cinque anni di lavoro sodo e obiettivi raggiunti, si ricandida per la coalizione del centrosinistra in Piemonte assumendosi l’onere e la responsabilità di una battaglia impegnativa contro un avversario agguerrito che punta ad affermare un ruolo egemone della Lega Nord anche al nord-ovest.
In questo scenario qualcosa di buono c’è e va sottolineato. Intanto le candidature riguardano donne che hanno maturato esperienze politiche anche con una certa progressione di incarichi. La questione, come noto, riguarda il centrodestra, che tende a selezionare le candidature femminili più in base al ‘giro vita’ che al percorso politico. Evidentemente una cosa è un nome in una lista, altro è cercare di espugnare regioni storicamente ‘rosse’. Per quel lavoro più che all’avvenenza il PdL ricorre all’esperienza, riscoprendo la solidità delle competenze maturate nel duro lavoro quotidiano nei consigli comunali o regionali. La realtà è sempre complicata e, siccome non può bastare il solo fatto che ci siano donne candidate, osserviamo che la medaglia ha un’altra faccia. Riferendoci alla Modena e alla Faenzi non si può non osservare che il PdL ha affidato loro una specie di ‘missione impossibile’, visto che l’ipotesi di vittoria del centrodestra in Toscana e in Umbria appare remota. In altre parole, se non si pensa di vincere si può anche far finta di praticare le pari opportunità. Invece, lì dove la partita può essere vinta, di donne neppure l’ombra. Altra vicenda è quella che ha visto la nascita della candidatura Poli Bortone, tutta giocata su un terreno di tatticismi politici che puntano al naufragio del bipolarismo. In Puglia Berlusconi non è riuscito ad imporre la sua volontà unificatrice con l’UDC: troppo ribelli i ‘luogotenenti’ o troppo autorevole e indipendente Adriana?
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