Global Gender Gap Index 2015. L’Egitto fa fatica ad uscire dall’empasse della disuguaglianza di gene
L’ultimo rapporto continua a premiare le buone prassi adottate dai Paesi del Nord Europa per combattere le disparità di genere. Sono ancora indietro i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Tra questi c’è anche l’Egitto.
Secondo l’ultimoGlobal Gender Gap Indexpubblicato pochi giorni fa, l’Egitto ancora è tra i Paesi fanalino di coda per quello che riguarda le parità di genere. Difatti su 145 Paesi presi in considerazione, l’Egitto si colloca al 136esimo posto in base all’analisi di quattro macro-aree, quali economia, politica, sanità ed istruzione. Quindi sulla base dei dati incrociati le cose non sembrano essere migliorate per le donne egiziane nel 2015. Iniziando dalla presenza femminile nella politica, l’Egitto indietreggia di due posti rispetto all’anno scorso, passando dal 134esimo posto del 2014 al 136esimo posto nel 2015. Anche in fatto di lavoro le cose sembrano non migliorare perché secondo l’ultimo Rapporto solo il 26% delle donne egiziane lavora contro il 79% degli uomini.
A questo dato negativo segue anche il netto divario per quello che riguarda il reddito procapite percepito, dal momento che le donne continuano a guadagnare di meno rispetto agli uomini. Parliamo di 5.218 dollari annui per le prime contro i 17.353 dollari per i secondi.
E cosa accade quando si parla di istruzione? Nonostante i molti programmi per facilitare l'ingresso scolastico implementati nelle aree metropolitane ed in quelle rurali, solo il 65% delle donne ha un livello di istruzione medio rispetto all’82% degli uomini, collocando l’Egitto per questo specifico indicatore al 123esimo posto. Si può dire che al momento l’unica nota positiva riguarda l’aspettativa di vita che si allunga a 63 anni per le donne contro i 61 anni degli uomini. Nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa a fare meglio dell’Egitto c’è il Kuwait che si classifica al 117esimo posto nell’indice generale, seguito dagli Emirati Arabi Uniti, il Qatar, il Bahrain, la Tunisia e l’Arabia Saudita. Mentre in ultima posizione c’è lo Yemen nonostante il miglioramento di alcuni indici rispetto al passato.
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