Giovedi, 14/06/2012 - Gli ospedali e l’obiezione di coscienza.
L’obiezione di coscienza mette di fronte due diritti “forti”: quello del medico e il diritto delle donne.
La costituzione e le leggi Italiane non concedono a nessun diritto la facoltà di sopraffarne un altro, inoltre la costituzione riconosce pari dignità a tutte le opinioni.
Nell’attuazione dell’obiezione di coscienza si deve guardare il problema “ da questa realtà”, considerando i due diritti uguali; è evidente che nella prassi c’è un forte sbilanciamento da parte della chiesa.
Il punto di vista della chiesa prevale e sembra che, in campo esiste un diritto solo, che comprende anche la sopraffazione dell’altro.
Non è così, non può essere così, non dobbiamo offendere la democrazia, ma renderle omaggio, allargando la nostra ottica per considerare i due diritti “paritari”.
E’ la chiesa narcisista che vede solo se stessa e si considera al centro dell’universo, gli altri esistono nella misura in cui la glorificano, non sono soggetti di diritto ma fedeli adoranti; la chiesa non si è mai posta il problema di riconoscere, convivere e rispettare altri diritti.
I sentimenti e le emozioni che per un essere umano sono ragioni di vita, la chiesa li considera peccati.
E’ avvilente e immensamente triste, per i laici, costatare che la politica ha completamente abdicato al dovere di esserci, è in questo vuoto della politica che l’obiezione di coscienza è cresciuta fino a sembrare l’unico diritto in campo.
Noi laici dobbiamo farci forti della realtà nella società Italiana, dove siamo in maggioranza, anche perché molti cattolici che si definiscono praticanti; vivono con i nostri valori: quasi tutti. (ho qualche dubbio sul quasi).
Prevengono gravidanze con gli anticoncezionali, usano il preservativo, chiedono l’educazione sessuale nelle scuole, fanno l’amore fuori del matrimonio, se sono gay non hanno problemi, (lo fanno di nascosto) ecc ecc.
Il diritto all’obiezione è riconosciuto agli uomini, non alle istituzioni; all’interno degli ospedali, i medici hanno il diritto di praticare l’obiezione di coscienza, ma l’ospedale non ne ha il diritto.
L’ospedale deve accogliere, non respingere; non può “valutare” il punto di vista dei pazienti, è assurdo pensare che, prima di assistere, chieda: a quale religione appartieni?
Tale istituzione ha il compito di accogliere e assistere chi lo richiede; non deve considerare nessun motivo di divisione verso i pazienti, a causa del concetto di peccato.
Inoltre ha il dovere di mettersi in condizioni di farlo, quindi se tra i suoi medici ci sono obiettori di coscienza, l’ospedale deve rispettarli, ma per assistere tutti deve assumere altri medici non obiettori e farli presidiare il pronto soccorso insieme ai medici obiettori.
Sul tema: obiezione di coscienza c’è molto narcisismo, si vede il problema solo da un punto di vista, se solo si allarga un po’ la visione, allora non possiamo fare a meno di notare che i diritti delle donne sono soppressi perché si sopravaluta il diritto di una parte sola e si considerano le donne, soggetti designati a subire il super diritto dell’obiettore.
Cominciamo a dire che la missione di un ospedale è accogliere e curare, senza se e senza ma, al suo interno ci sono medici che non possono farlo?
E’ un problema che l’amministrazione dell’ospedale deve affrontare e risolvere, non è un problema che deve riguardare gli utenti.
I numeri sono alti, le donne respinte senza ricevere assistenza dagli ospedali sono tante, non ho nessun dato certo in proposito ma, credo si possa ipotizzare oltre centomila donne, respinte dai medici obiettori, da quando è stata introdotta l’obiezione di coscienza.
Davanti a questi numeri, gli ospedali devono fare qualcosa, c’è un’evidente richiesta d’aiuto cui gli ospedali devono rispondere.
Se fossimo minacciati da un’epidemia, gli ospedali si doterebbero dei vaccini per fronteggiarla, questo è il loro compito e la loro missione.
C’è un altro aspetto che se allarghiamo la nostra visione appare in tutta la sua brutalità: l’ospedale che agisce in nome di una norma arbitraria di una morale religiosa, assume il peccato come parametro di giudizio, per sopprimere il diritto delle donne.
E’ un’azione che parte da un ospedale, compiuta da un suo dipendente, se non vogliamo essere paladini solo di una parte, ma, vediamo la questione anche dal punto di vista delle donne, vediamo all’opera un’enorme sopraffazione.
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