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Gli esami non finiscono mai…

Gli esami non finiscono mai…

Legge 194 - "Le parti più interessanti ed innovative della 194 che avrebbero dovuto vedere i cattolici particolarmente attivi (la prevenzione dell’aborto, l’informazione sessuale, la contraccezione) sono rimasti terreni di impegno quasi esclusiv

Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2008

Dopo l’approvazione della moratoria da parte dell’ONU sulla pena di morte, in cui il mondo cattolico ufficiale ha brillato a mio parere più per assenza che per presenza, una delle prime dichiarazioni che ho sentito è stata quella dell’On. Buttiglione che si è subito affrettato a chiedere una moratoria sull’aborto. Neanche un minuto per rallegrarsi di un buon risultato che si riparte subito!
Ho letto alcuni interessanti articoli sull’argomento e concordo con i molti che, pur con differenti sfumature, riescono a porre al centro di questo problema le donne e gli uomini coinvolti nella questione “aborto” .
E’ comunque triste e tutto sommato stancante dover sempre ricominciare dallo stesso punto: l’iter e la situazione da cui siamo dovuti partire per evitare che l’aborto fosse nel nostro Paese una pratica clandestina, che arricchiva i “cucchiai d’oro” e faceva spesso morire le donne di aborto clandestino.
Anche allora l’ipocrisia era molta. Quando venne approvata la 194 era da poco stato depenalizzato l’uso dei contraccettivi, erano stati istituiti i consultori familiari, ma in tutto il sud, esclusa la sola Basilicata, non erano mai stati aperti quasi da nessuna parte. Quindi ancora una volta nessuna contraccezione ma solo repressione della libertà e della consapevolezza delle donne, che in ultima analisi era disapprovazione se non “odio” per l’autodeterminazione delle donne.
Forse sarebbe bene ricordarsi quale era la situazione di quegli anni: le donne più ricche volavano a Londra, quelle un po’ meno abbienti si facevano 20 ore di treno verso la Yugoslavia, (andata e ritorno in due giorni) e le povere sottostavano alle “mammane”, rimettendoci spesso la vita.
I ginecologi erano, nel Sud , quasi tutti obiettori e quindi ricorrere all’aborto anche dopo la legge rimase per anni segnato da una forte differenza di classe e di area geografica.
Molto è cambiato da allora, ma non troppo. Le parti più interessanti ed innovative della 194 che avrebbero dovuto vedere i cattolici particolarmente attivi (la prevenzione dell’aborto, l’informazione sessuale, la contraccezione) sono rimasti terreni di impegno quasi esclusivo per le donne laiche.
Si è continuato a criminalizzare l’autodeterminazione delle donne senza mai mettere in discussione la responsabilità maschile nel concepimento, cosa che forse anche l’autorevole direttore del “Foglio” potrebbe farsi venire in mente. Così come vorrei vedere lo stesso zelo nei confronti delle imprese che costringono le donne al demansionamento, a volte al licenziamento, quando tornano al lavoro dopo la maternità.
Tutta la discussione di questi giorni mi sembra infatti sbilanciata: da un lato si mette in forte discussione l’autodeterminazione delle donne, ma dall’altro nessuno, tra quelli che parlano di moratoria sull’aborto, ci dice con che cosa eventualmente la vorrebbero sostituire. In un Paese dove la cura di figli, famiglia e anziani è pressoché unicamente sulle spalle delle donne nessuno che parli di una responsabilità maschile.
E’ triste ed offensivo questo atteggiamento, benevolmente potrei dire che non ci hanno pensato. Ma credo ci abbiano pensato molto bene!


(5 febbraio 2008)

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