GLI ERRORI DI UNA GEOPOLITICA ARRANGIATA COL "RIGHELLO"
Cappucci neri e kalashnikov occupano tutta la scena: non sono "uomini" ma "uniformi", quelle che occupano e assaltano il Palazzo del Parlamento della Crimea, nella capitale di Simferopoli.
Domenica, 02/03/2014 - Gli ultimi accadimenti di politica internazionale riguardanti l'Ucraina sono strazianti e a dir poco incredibili.
Cappucci neri e kalashnikov occupano tutta la scena: non sono "uomini" ma "uniformi", quelle che occupano e assaltano il Palazzo del Parlamento della Crimea, nella capitale di Simferopoli. I filo-russi assediano il quartier generale della Guardia Costiera, e i disordini sembrano ingestibili.
Ma quali sono le ragioni dei filo-russi? E per quale motivo Yanukovic è stato costretto alla fuga?
Per tentare di capire questa intricata situazione bisogna fare qualche passo indietro.
Dopo la morte di Stalin - siamo nel 1953 - un breve periodo di leadership (di Georgij Malenkov) non bastò a dissolvere il persistente culto della personalità. Khruscev, subito dopo, si pose a capo dell'Unione Sovietica, divenendo il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista (PCUS). La sua parabola segnò un arco cronologico che andò dal 1954 al 1964. Ebbe il merito di tentare - ancora una volta per primo - un nuovo dialogo con gli USA, il 15 settembre del 1959.
Ma in quel 1954, Khruscev - di origine ucraina -, in veste di segretario generale del PCUS, decise di cedere la Crimea all'Ucraina. Lo fece, probabilmente, come un atto diplomatico di golpe, lo fece per una "comodità burocratica". Così, la situazione geopolitica della Crimea divenne ambigua e anfibia,un po' come quella dell'Alsazia-Lorena, contesa tra Germania e Francia già da dopo il Sacro Romano Impero, fino al Novecento inoltrato.
Quando l'Unione Sovietica si sgretolò, l'Ucraina conquistò la sua indipendenza; mentre la regione della Crimea ottenne il suo "statuto speciale". La Crimea restava una regione speciale in quanto "russa" (e in parte costituita dai Tartari, discendenti di alcune popolazioni turche stanziatesi nella penisola già dal tempo degli Unni), sia di lingua che di cultura; speciale in quanto etnicamente e tradizionalmente dissociata dalla popolazione ucraina.
Tutto era tacito e immobile fino a quando, sul grande tabellone di Risiko, il Governo di Kiev non ha fatto saltare gli equilibri internazionali, mancando di riconoscere la legittimità della lingua russa nella regione della Crimea: la regione più "russa" dell'intera Ucraina.
La dichiarazione di illegittimità della cultura russa e frontaliera di Crimea ha lasciato i filo-russi dell'Ucraina a lottare contro i nazionalisti di Kiev. Il bivio è sempre lo stesso: o il riconoscimento, o la secessione. Non è detto che l'uno costi meno sangue dell'altro.
Non sappiamo ancora come andrà a finire. Tutto dipende da Mosca, da Bruxelles, da Kiev.
Certo, il caso della Crimea e dell'Ucraina è solo uno degli innumerevoli episodi in cui, storicamente, si è tentato (cosa abominevole!) di disegnare mappe geopolitiche tirando con la penna una riga indifferente alla dimensione etnico-culturale e umana delle popolazioni indigene.
Potremmo forse dire che gli errori più gravi commessi dall'oltranzismo e dal colonialismo (di dittature e poteri forti di ogni tempo) non siano consistiti in altro che in questo. Non ci dobbiamo sorprendere, allora, se scopriamo,o se scopriremo poco alla volta che dietro ogni segmento rettilineo tracciato sulla pianta del continente africano, ad esempio, (dal Niger, alla Libia... al Congo etc) si nascondono i crimini più atroci dell'umanità contro se stessa: i crimini contro l'autodeterminazione.
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