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GLI "UOMINI FEMMINISTI"

GLI "UOMINI FEMMINISTI"

Non abbiamo bisogno di “uomini femministi” ma di UOMINI CHE VIVONO LA PARITA’ NEL QUOTIDIANO.

Martedi, 29/09/2015 - Leggo-ascolto spesso la definizione di “uomini femministi“. Che significa essere “uomini femministi”? A mio avviso, ci possono essere uomini simpatizzanti del femminismo o sostenitori del femminismo o amici del femminismo. Ma la definizione di “uomini femministi” fa ridere anche i gatti (pardon, le gatte).



Passi Papa Francesco che ha detto “sono un po’ femminista” ridacchiando e tipo battuta. Ma quelli convintissimi, quelli che filosofeggiano, quelli che fanno i radical chic, quelli che lo dicono sul serio, quelli che vogliono creare il “paradigma del femminismo”… mi lasciano perplessa. Provate un po’ a fare un confronto con un “uomo femminista”: ha sempre ragione lui. E’ uomo. Non si sposta di lì. Ti vuole insegnare cosa è il femminismo, perché tu – donna femminista – sei e rimani SOLO una donna.



Mi vengono in mente quegli uomini che vogliono spiegare la sessualità femminile, i dolori del ciclo, i dolori sconvolgenti del parto, lo schifo della mano morta, le emozioni devastanti della violenza sessuale, le umiliazioni sul lavoro quando non c’è parità di genere. E ti spiegano tutto salendo in cattedra e dicendoti come devi pensare, cosa devi fare e come va risolto il “problema”: perché loro sono uomini femministi.



Non mi convincono. Gli “uomini femministi” non mi convincono. Sono quegli uomini che tentano di creare una loro nuova dottrina, mascherata di paroloni ispirati alla “parità”, ma fondata sul loro “pensiero perno”. Cioè: “siamo uomini e in quanto uomini vi diciamo come devono essere le donne. Vi diciamo come deve essere il femminismo”.



Gli “uomini femministi” difficilmente cercano il CONFRONTO: preferiscono impartire lezioni e recitare monologhi. Sanno già qual è la Verità del Femminismo. Non c’è bisogno del confronto con le donne. Sono LORO a dirci come pensare ed agire, come sempre. E, visto che sono rari, si sentono pure dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Il Sacro Graal sarebbe la Parità di Genere e loro la custodiscono in luogo segreto e inaccessibile. A noi donne.



Personalmente, non mi piacciono i Cavalieri della Tavola Rotonda. Preferisco gli uomini senza “cavalierato”, senza spada tratta, senza troppe certezze in tasca.



Preferisco gli “uomini dubbiosi”: quelli che fanno domande, che chiedono il perché e il percome delle nostre esigenze, che ci guardano anche un po’ perplessi, ma si sforzano di comprendere, di sostenere.



Preferisco gli “uomini dubbiosi” che ci dicono “sei troppo femminista”, ma poi ci seguono alle manifestazioni sulla lotta alla violenza di genere e ci reggono pure il microfono.



Preferisco gli “uomini dubbiosi” che di fronte a una notizia di femminicidio sanno tacere senza fare gli psicologi “de ‘noantri”.



Preferisco gli “uomini dubbiosi” che sanno chiedere aiuto e danno aiuto, che vivono la parità ogni giorno, senza riempirsene troppo la bocca, senza fare gli intellettuali dell’ultima ora.



Preferisco gli “uomini dubbiosi” che sanno starci vicino, senza schiacciare e senza pretendere di insegnare a vivere.



Non abbiamo bisogno di “uomini femministi” ma di UOMINI CHE VIVONO LA PARITA’ NEL QUOTIDIANO: di femministe ci bastiamo noi. Noi che sappiamo cosa significa davvero essere donne (nate o diventate nel tempo).



Cari uomini, lasciateci almeno quello: non alterate, non modificate, non impastate ciò che è una nostra LOTTA, che ci nasce da dentro, dalla pancia, dal cuore, dal cervello. Dalla storia delle donne. Dall’impegno di tante.



Potete sostenerci, ma non usarci.



Il femminismo è nostro. Delle donne.

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