Martedi, 17/01/2017 - Gli 85 anni della STRAFERRARA al COMUNALE la sera del 5 Gennaio 2017
Che cosa si può dire di una compagnia teatrale dialettale che, molto probabilmente, unica in Italia per nascita ed ininterrotta attività, ha raggiunto i suoi primi 85 anni e li ha festeggiati nel tempio della Cultura Teatrale Ferrarese, il Comunale con una levitas tutta sua, con una commedia che contiene, in sintesi, i suoi successi ab ovo?
Che è stato un evento, di notevole spessore, in grado di entusiasmare il numeroso pubblico accorso, composto di fans, habitué da sempre del festival della drammaturgia dialettale che ogni anno si tiene tra autunno ed inizio primavera presso la prestigiosa Sala Estense, e da ferraresi che han voluto festeggiare un pezzo della nostra storia locale e culturale tra le più note e popolari.
E che il tutto è avvenuto anche grazie a 'Cici' Rossana Spadoni, figlia del fondatore e moglie di chi proseguì il lavoro nel tempo, Beppe Faggioli, che ora, con le sue attrici ed i suoi attori, porta ancora avanti con talento e professionalità, una storia drammaturgica lunga 85 anni.
Nato il 14 agosto 1931 il sodalizio, fondato dal cav. Ultimo Spadoni (cui insieme con Beppe Faggioli il genero e suo continuatore è stata dedicata la serata del 5 gennaio scorso) e da un manipolo di grandi attori - alcuni già facenti parte di compagini teatrali più antiche come la Filodrammatica Estense anche autori, a volte, come Alfredo Pittèri, scomparso 40 anni fa, grande ed eclettico intellettuale dei suoi tempi, ha proseguito per decenni la sua attività, mai cessata neppure in tempo di guerra.
Ma il lavoro della Straferrara non è stato ed è solo divertissément, cultura, ma anche didattica, prosecuzione e protezione delle radici della nostra civiltà: per dirla con Tullio De Mauro, il grande linguista scomparso da poco, spesso a Ferrara per Internazionale, le lingue dialettali son il linguaggio dell'affettività, quel sermo familiaris che, da solo, fa di due ore di teatro un momento di ricongiungimento con la propria infanzia, con il proprio vissuto, mettendoti in relazione con gli altri da te presenti in sala, spettatori partecipi, attenti, non certo semplici e passivi voyeurs.
Purtroppo l'inconcepibile mancanza di una sede stabile, se si eccettua il breve periodo tra gli anni '50 e '60 in cui il senatore Mario Roffi, assessore e mecenate della Città Estense, lui spilambertese per nascita, gliel'aveva temporaneamente concessa, ha impedito che uno storico essenziale sedimento, un Archivio della Memoria, per la conservazione di materiali, copioni, scenografie, costumi, ponesse le sue basi per un passato da tramandare ad un futuro già facilmente smemore. Così, dopo la commedia del 50ennio, Al tramàcc di Celati e Forti e tutte le altre rappresentate ogni 5 anni, sempre al Teatro Comunale di Ferrara (tra le ultime una con musiche di scena del Maestro Corrado Celada) fino a quella dell'80ennio, l'adattamento di Caselli dal Malato immaginario di Molière, la Straferrara tutta ha scelto, per quest'ultimo genetliaco, un'opera che tutte le riporti alla mente, 'ricolma' di tutto il teatro classico - se si passa l'apparente esagerazione - e di quello più popolare, ma che entrambi li assimila, facendone una cosa sola con vari éscamotages (tra cui una zzirudèla d'ouverture di Tamba, il compianto maestro e poeta Gigi Vincenzi), piccoli colpi di scena, rimandi, citazioni, guizzi di inaspettato méta-teatro, presenti tutte le attrici e gli attori della compagnia in cameos o parti di rilievo - non ha importanza alcuna - che richiamano Plauto, Shakespeare, la Commedia dell'Arte, il Teatro Napoletano e, soprattutto, se stessi, il loro percorso esperienziale da La Castalda a Madòna Frrara ch'è vvgnù in villa, a Tre gati da patnàr al grande Piròcia: e così la Straferrara ha proposto, con Traquàcc a Magnavaca, quella 'se stessa' di 85 anni fa, di domani, di...sempre.
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