Il Cairo. All'improvviso é come se lo avessi sempre visto camminare per le strade di Dokki, quelle stesse strade, piene di negozi e caffetterie che da tempo conosco molto bene. E ora che Giulio non c’è più, non provo solo tristezza. Provo anche l’angoscia di sapere che al suo posto ci sarei potuta essere io o qualsiasi altro mio amico o amica che da anni vivono e lavorano in Egitto. E' sempre scioccante pensare che io o altri miei connazionali ci saremmo potuti trovare al suo stesso posto. Ma cosa ne è invece di tutti gli egiziani e le egiziane che da anni scompaiono e muoiono per la brutalità della polizia? Svegliamoci. Perché questo è quanto accade qui da tempo. Giornalmente scompaiono ragazzi e ragazze solo per aver fiatato o aver manifestato contro il governo. Da anni gli egiziani e le egiziane vivono sotto il controllo di un regime dittatoriale e oscurantista del militare o del fratello musulmano di turno che, a seconda delle epoche e delle stagioni, si è avvalso degli apparati di sicurezza per zittire i manifestanti al Cairo e ad Alessandria, davanti ai tribunali e dentro le fabbriche. E ora non possiamo dire di non averlo mai saputo, perché se solo lo facessimo, ci allontaneremmo dalla verità e dalla giustizia che chiediamo per Giulio e per tutte le altre vittime.
Noi, gente normale, cittadini, professori, avvocati, attivisti, studenti, lavoratori ed operai abbiamo sempre fatto i conti con questa realtà, nella quale la polizia è libera di fermare ed arrestare senza motivazioni. E lo sanno bene i padri e le madri che hanno assistito all’arresto dei propri figli nel cuore della notte. Lo sanno i genitori degli studenti presi durante le manifestazioni studentesche all’Università di Al Azhar. Lo sanno bene e lo dicono da anni le organizzazioni internazionali. Lo denuncia Amnesty International. Lo scrive Human Right Watch.Lo strilla quotidianamente l’organizzazione Egyptian Coordination for Right and Freedom.
Secondo l’ECRF tra il 2013 ed il 2015 più di 1.300 persone sono state uccise dalla polizia per aver preso parte a diverse manifestazioni organizzate contro il governo. Nello stesso periodo oltre quarantamila manifestanti sono stati arrestati, perché accusati di aver tentato alla sicurezza pubblica o aver protestato contro gli apparati governativi. A questi si aggiungono gli altri cinquecento attivisti scomparsi senza lasciare traccia. Questa è la verità, anche se molto dura da accettare. Giulio è una vittima innocente, come sono vittime tutte quelle persone che, come lui, sono scesi in piazza e sono andati incontro ad un tragico destino ad ogni anniversario della Rivoluzione. Perché come lui credevano in quel vento di libertà e di giustizia che tirava e ancora tira in Egitto, nonostante tutto. E questo lo dobbiamo aver ben chiaro noi tutti e lo devono sapere i Paesi occidentali che chiudono gli occhi per stipulare contratti e accordi milionari con i dittatori. Non si può mercanteggiare con chi non rispetta prima di tutto la dignità umana. Lo dico ai benpensanti che credono che le cose possano cambiare solo perché ci sono cento persone che manifestano. Lo dico a chi discute dell’Egitto e delle sue contraddizioni senza avere la minima cognizione di cosa stia parlando. E lo fa proprio ora che dobbiamo solo chiedere giustizia per uno, cento e mille Giulio Regeni.
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