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Giulietta, ovvero... -  di Rosa M. Amorevole

Giulietta, ovvero... - di Rosa M. Amorevole

...ovvero: le difficoltà di convivenza tra opportunità di mercato e sciovinismo del maschio Alfa

Martedi, 11/01/2011 -
Per la prima volta ricordavo nome e marca del modello dell’auto pubblicizzata. Per quanto riguarda le autovetture, fino ad ora l’intento della comunicazione pubblicitaria, ovvero quell’azione che “tende in modo intenzionale e sistematico a influenzare gli atteggiamenti e le scelte degli individui in relazione al consumo di beni e all’utilizzo di servizi”, con me non aveva funzionato.



Uno spot pubblicitario è un lavoro molto complesso, che parte da analisi di mercato delle abitudini nell’acquisto di donne e uomini debitamente suddivisi in target e si concretizza con un presentazione visiva ed uno slogan di un prodotto che ci renda propensi al suo acquisto. Da alcuni anni le analisi di mercato hanno messo in evidenza che le donne stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante per i costruttori di automobili, in termini di peso decisionale e maggiore capacità di spesa.

Nel 2010 il 41,7% delle immatricolazioni sono state femminili. Le donne sono più esigenti e hanno le idee chiare. Restano comunque sempre “consumatrici ombra”, perché la loro decisione influenza pesantemente gli acquisti degli uomini; oggi poi sono diventate anche “trend setter”, che non è altro che un modo complicato per intendere che acquistano per uso personale auto di loro espresso gradimento. Quindi, chi fabbrica auto, oggi pensa al pubblico femminile, non più con vetture “unisex”: oggi “cambia tutto” per andare “incontro alle lei”.



Lo spot della Giulietta si presentava ben equilibrato nei colori, nella musica e nel testo. Poi, alla fine, dall’auto guidata da Uma Thurman spuntano 3 bionde bambine. Diversa da altre forme di comunicazione, da segnalare. Così ho fatto una piccola ricerca in internet scoprendo alcuni aspetti interessanti nell’evoluzione della pubblicità rivolta alle “consumatrici donne” che Alfa Romeo ha messo in campo negli ultimi anni e l’impatto che questa ha avuto sugli abituali acquirenti (prevalentemente di genere maschile).



Il primo spot per donne, ricordavo di averlo visto in televisione o altrove, ma non lo ricollegavo affatto né ad una macchina né alla casa produttrice, semplicemente non lo avevo capito e di questo non ero preoccupata. Mostrava quattro gemelle (ma solo diverse visioni del filmato vi permetteranno di comprendere) una delle quali al volante dell’auto e le altre – pur in contesti diversi (al lavoro, al bar, al museo – con altre persone) - “sentivano” le accelerate della sorella che stava guidando. Il simbolismo è tutto maschile e, probabilmente, non ci è piaciuto.



Così ci hanno riprovato, ingaggiando Uma Thurman. Giocando sulla personalità variegata della nuova compatta italiana, capace secondo la Casa di prestazioni sportive, agilità, abitabilità e comfort, l’attrice interpreta cinque diversi ruoli che rappresentano altrettante figure femminili e aspetti diversi della Giulietta. Il secondo spot era all’insegna di "Noi siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni", seguito da “senza cuore saremmo solo macchine”. Ecco poi, spuntare le 3 sorelline bionde ed un’idea di auto sicura, tanto da esser scelta da una madre. Discorso perfetto per un pubblico femminile, che apprezza la visione di una donna autonoma, ma anche madre. Che impatto avrà sulle donne?



Questo ancora non ci è dato di saperlo. Navigando sul sito http://www.autobistrot.com/showthread.php?1282-quot-Bella-quot-la-nuova-pubblicit%E0-della-Giulietta ho potuto rilevare quale impatto aveva ottenuto sugli uomini. Agli alfisti quest’ultima pubblicità non è piaciuta per nulla, tanto da sviluppare un gruppo di discussione.

C’è chi scrive: “Va bene dare un'immagine "rassicurante..lo fanno apposta a prendere in giro (uso espressione educata) la clientela storica Alfa o chi comunque acquistando un'alfa vorrebbe un'auto che esprimesse piacere di guida, piacere di possedere un oggetto particolare, piacere di andarsi a cercare strade belle tortuose ove divertirsi, ed invece si ritrova la macchinetta per portare i figli a scuola??????????”



E chi offeso afferma: “Quando ho visto la pubblicità con quella che porta dietro i ragazzini stavo quasi per sentirmi male...in genere sono pubblicità che si fanno per le monovolume. “

E chi ironizza: “In realtà non è troppo sbagliata come pubblicità: l'avete vista dal vivo Giulietta? Ci siete saliti sopra? Dietro c'è spazio giusto per i bambini. Il padiglione è talmente basso che anche io che non sono un gigante quasi toccavo il tetto con la testa... Scherzi a parte, secondo me è proprio sbagliato il testimonial...”



Probabilmente alla fine a vincere o a perdere sarà l’Alfa Romeo, in base alle vendite che farà. A noi rimane solo la constatazione che gli stereotipi sono duri a morire.

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