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Gisella, lady di “ferro”

Gisella, lady di “ferro”

Intervista a Gisella Ferri - Gisella e il fratello Sandro rappresentano la quarta generazione delle Officine Ferri, fondate nel 1800

Donatella Orioli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006

Nel 1844 il nonno Giovanni in Tamara di Ferrara, operava come fabbro per le attività agricole locali e oggi l’azienda che costruisce macchine industriali per la manutenzione del verde e opera in un mercato internazionale, vede al suo interno 70 dipendenti, di cui solo 12 donne, nonostante la grande sensibilità al genere femminile di Gisella. Conversando con Gisella si percepiscono alcune cose straordinarie: da un lato il valore che attribuisce ai suoi collaboratori, che li vede come i componenti di una famiglia allargata e dall’altro l’attenzione alle difficoltà delle donne per affermarsi nel mondo del lavoro e non solo.
Personalmente ha vissuto il passaggio generazionale indolore perché, dice, “io, mio padre e mio fratello abbiamo fatto crescere e innovato l’azienda insieme, senza nessuna distinzione”. Nonostante questo è convinta che le donne, seppur molto determinate, sono ancora poco considerate e devono faticare tre volte di più rispetto agli uomini, per avere la metà.

Da cosa dipende la scarsa presenza femminile nella sua azienda ?
Da parte nostra non ci sono preclusioni di nessun tipo, anzi le dirò che per un certo periodo ho avuto la fortuna di avere una donna ingegnere, responsabile della produzione e ne conservo tuttora un ricordo più che positivo. Purtroppo quando facciamo le ricerche di personale, non si presentano le donne, forse perché culturalmente ritengono la meccanica un settore ancora prettamente maschile, nonostante l’elevato livello tecnologico della nostra azienda.

I suoi collaboratori maschi, le hanno mai richiesto i congedi parentali?
Sinceramente no, tranne qualche caso per malattia di un familiare. L’idea che mi ha dato lei di mettere in campo degli incentivi aziendali affinché li utilizzino mi sembra percorribile. La valuteremo.

Dal suo punto di vista in tema di conciliazione vita/lavoro, ritiene che ci siano delle lacune da colmare?
Assolutamente si. Innanzitutto credo che i tempi di assenza dal lavoro per maternità o per problemi di cura siano forse troppo lunghi , ma la causa va individuata nelle insufficienti strutture, penalizzando le lavoratrici. Sono quindi necessari gli asili aziendali o interaziendali perché riducono queste problematiche a vantaggio di tutti.

Molto spesso gli imprenditori lamentano un forte divario tra la formazione scolastica e il mondo del lavoro. La sua azienda in passato ha instaurato, ad esempio, rapporti di collaborazione con l’università? A che punto siamo secondo lei?
Il divario tra mondo del lavoro e scuola è ancora consistente, nonostante si siano fatti passi avanti, in particolare nella nostra provincia. Serve un contatto diretto con le realtà produttive già nella fase di apprendimento didattico.
La Legge Biagi deve accompagnare veramente l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro a basso costo, senza strumentalizzazioni, con l’obiettivo di assumerli a tempo indeterminato.

Dalla sua esperienza con i paesi stranieri cosa importerebbe?
Innanzitutto la burocrazia tout court perché molto più snella della nostra.
Poi maggiore concorrenza per combattere l’appiattimento.

Quindi desumo che alcune delle azioni che sta facendo questo governo le condivida?
Premesso che non ho nessun interesse particolare per la politica, credo sia prematuro esprimere un giudizio. L’importante che nessuno si dimentichi che le imprese sono la spina dorsale dell’economia di questo paese. Il resto si vedrà.

Ha appena detto di non aver interesse particolare per la politica, ma cosa pensa del binomio donne e politica?
Se una donna ci crede deve andare dritta per la sua strada, portando avanti i suoi valori, la sua determinazione e le sue specificità, consapevole di dover faticare molto…come al solito.

Per concludere, e la quinta generazione?
Sta crescendo con i figli di mio fratello e con mia figlia che per il momento (spero) ha scelto di fare un’esperienza importante al di fuori dell’azienda, ma il nostro spirito imprenditoriale anche dopo 160 anni è perfettamente integro e cercheremo di trasmetterlo alle generazioni future.

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