A Palazzo Mazzetti, ad Asti, uno splendido ritorno: quello dell’immenso artista Giovanni Boldini e le opere del periodo forse a lui più congeniale, quello della Belle Époque
Giovedi, 30/03/2023 - Ed è un ritorno talmente gradito e di successo di critica e di pubblico da aver indotto la Fondazione Asti Musei a prorogare eccezionalmente l’esposizione fino al prossimo 14 maggio.
Con il contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca ed istituti culturali del Ministero della Cultura, è realizzata, come detto, dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, con il patrocinio della Provincia di Asti. Sponsorizzata dal Gruppo Cassa di Risparmio di Asti, è curata da Tiziano Panconi, responsabile intellettuale del coordinamento dell’ottimo catalogo èdito da Skira.
La fortuna del ferrarese Giovanni Boldini, dopo i primi passi nella sua città natale, mèntore il padre pure pittore, seppur modesto, si sposta a Firenze, tra i Macchiaioli del Caffè Michelangelo.
Ma è più tardi nella Ville Lumière, la città dell’avanguardia culturale e dell’Arte a tutto tondo, che Boldini acquista fama, successo e ricchezza, come pochissimi artisti han potuto ottenere ancora in vita.
E fu un successo tutto meritato, quello di uno ‘des Italiens de Paris’, di prima generazione (con De Nittis, Corcos e Zandomeneghi) cui poi seguirà la seconda, formata dai De Chirico, dai Savinio, i De Pisis, anch’essi sempre legati in qualche modo a Ferrara (Metafisica, quella dei secondi) come lui...
E a Parigi è il momento della Belle Époque, dei salotti, delle nobildonne e della moda: un mondo passato e travolgente che trova nel genio di Giovanni Boldini l’artista che, più di ogni altro, ha saputo raffigurare un momento storico davvero straordinario, irripetibile: un periodo che persino Woody Allen, in uno dei suoi ultimi film, “Midnight in Paris”, ha ricordato come un’Età dell’Oro in cui avrebbe voluto vivere – a discapito della sua modernissima vita nella Grande Mela.
Nella mostra dedicata a Giovanni Boldini letteratura e moda, musica e lusso, si confondono nel ritmo così vitale e sensuale del ‘can can’, riproducendo una splendida rinascita sociale e civile. Una mostra che pone l’accento sulla capacità dell’artista, quasi ‘profiler’, di studiare a fondo i suoi soggetti, le sue “Donne Divine”, facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di por loro le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente tanto da riprodurre, novello Faust, la loro vita, i loro desideri, la loro anima, i loro pensieri più intimi ed a donare loro...l’eternità nel ricordo, sulla tela, la loro bellezza divenuta, così, immortale, ‘alla maniera di Boldini’.
Ottanta le magnifiche opere in parete, tra cui Signora bionda in abito da sera (1889 ca.), La signora in rosa (1916), Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e La camicetta di voile (1906 ca.), protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo stesso, suddivisa in sei sezioni tematiche: Il viaggio da Ferrara a Firenze, verso Parigi; La Maison Goupil; La fine del rapporto con Berthe, Gabrielle e i caffè chantant; Il ‘soffio vitale’ nel ritratto ambientato; Il gusto fin de siècle; Le nouveau siècle che seguono gli anni di attività dell’artista e ne narrano l’intera parabola espressiva fino alle geniali anticipazioni degli –ismi delle avanguardie.
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