Ancora una volta proviamo a ricordare il 27 Gennaio «Giorno della Memoria», istituito nel 2000, per ricordare la data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz (27 gennaio 1945) e commemorare la “Shoah”.
“Ancora una volta” non dice fastidio e non descrive l’opaca luce del dovere.
Questo “ancora una volta” intende sottolineare che anno dopo anno, questo giorno non deve diventare un vuoto rituale da aggiungere a tanti altri. La forza della memoria è tale solo se riesce a dirci qualcosa sul nostro presente e sul nostro futuro.
Non abbiamo bisogno di una memoria imbalsamata o di un museo di voci ammutolite.
La Shoah ci deve interrogare sulle tante pagine di violenza, di indifferenza che ancora descrivono i nostri giorni.
Ha scritto Irène Némirovsky: “Qualche volta mi sembra di essere straniera”.
Qualche volta ci sentiamo straniere, estranee e del resto abitiamo sempre una prossimità straniera. Ma l’essere straniere ci deve dare la consapevolezza che lo spazio che ci separa dagli altri va riempito con parole e gesti che dicano fine all’indifferenza e alla violenza.
Che questo 27 Gennaio sia per tutte e tutti noi un giorno di memoria e di lotta ai troppi silenzi che ancora tacciono sul male troppe volte terribilmente banale.
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