Giornalista di frontiera nel servizio pubblico: Silvana Polizzi
L'ALTRA RAI - È la prima caporedattora nella RAI in Sicilia. Intervista ad una giornalista, Silvana Polizzi, che ha creduto nella professione e nel merito
Mirella Mascellino Lunedi, 31/03/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2014
Silvana Polizzi è una delle ragazze de L'Ora, il prestigioso quotidiano siciliano fondato nel 1900 e diretto negli anni '70 da Vittorio Nisticò, che ospitò gli articoli della pioniera Giuliana Saladino. Polizzi oggi è la prima capo-redattora della Rai Sicilia. A lei abbiamo posto qualche domanda.
Un evento storico, in una terra in cui ancora le donne, se pur brave, in alcune redazioni, per tradizione maschilista, non ottengono promozioni professionali al pari degli uomini. Lo avrebbe mai pensato?
Assolutamente no. Il fatto di essere riuscita ad arrivare da una terra di provincia marginale come Messina alla Rai per me è stato un traguardo enorme. Ancora oggi quando ci penso mi sembra incredibile essere riuscita ad approdare alla Rai. È stato un grande mito, un sogno, prima quando ero ragazza e poi anche quest'orgoglio di lavorare nel servizio pubblico con quello che comporta. Essere la prima donna caporedattora, per me che ho cominciato in un momento in cui nei giornali non assumevano donne, è una cosa bella che mi riempie di orgoglio.
Quale è stata la reazione sua, dei colleghi e delle istituzioni locali?
La reazione mia è stata di orgoglio, ma anche un po' di timore per questa grande responsabilità. I colleghi, sono stati tutti molto affettuosi e anche per loro è stato un riconoscimento al lavoro che ho fatto in 26 anni, anche in maniera non molto visibile. Da parte delle istituzioni, di movimenti, associazioni e singole persone ho ricevuto tanti messaggi non formali e pieni di speranza. Questa cosa mi ha emozionata moltissimo e mi ha caricata ulteriormente di responsabilità, come se ci fosse un'attesa particolare per quello che una donna può fare in questo posto.
Una caporedattora può orientare in maniera “differente” l'andamento dell'azienda, nella fattispecie della Rai, nel limite del possibile?
La notizia è notizia intanto e noi sulla notizia lavoriamo. Però possono esserci sensibilità diverse su alcuni temi. Per esempio la questione dei femminicidi, tanto dibattuta negli ultimi tempi ormai è entrata nella mentalità e nell'impegno sia di uomini che di donne ed è una che porteremo avanti. Porrei una grande attenzione anche sul tema del rispetto delle persone di cui parliamo, in particolare della tutela dei minori. A causa della concorrenza sfrenata spesso si tende a dimenticare un po' quella che è l'etica nel nostro lavoro. Tempo fa alcune colleghe del coordinamento donne della Rai lanciarono lo slogan: “Ogni tanto bisogna avere il coraggio di bucare la notizia”, il peggio che possa succedere a noi giornalisti. Ma quando la notizia va a contrastare con le tue convinzioni, i tuoi principi devi avere il coraggio di operare scelte diverse. Il mio punto d'impegno è questo.
Ha qualche idea o progetto di cui vuole parlare?
Vorrei parlare di temi che interessano da vicino la gente, soprattutto in questo momento di crisi profondissima e di scoraggiamento generale, in un'isola in cui la disoccupazione giovanile è a livelli record. Ecco, entrare nel cuore dei problemi e non fermarci alla superficie, indicare dei percorsi perché in Sicilia ci sono, nonostante tutto, dei giovani che si rimboccano le maniche e si inventano i lavori. Vorrei riuscire a parlare di questa grande rete di volontari che in certi casi mantengono la struttura e riescono a dare dignità a tanti invisibili.
Il mestiere di giornalista oggi vive una crisi profonda, tra sfruttamento professionale e leggi bavaglio. L'Italia non è tra i paesi che valorizza, né tanto meno compensa il lavoro del giornalista e il lavoro dell'intellettuale. Cosa direbbe alle tante giovani e ai tanti giovani che sognano di potere vivere, esercitando questo bellissimo mestiere?
Per chi ci crede davvero, dico di andare avanti, bisogna individuare e sfruttare le occasioni di lavoro che, però, non sono più quelle di una volta. Adesso c'è il web, che rappresenta una grande prospettiva. È un lavoro molto selettivo che lascia per strada moltissima gente perché non ce la fa, o non è in grado. Io ho cominciato, quarant'anni fa nella redazione de L'Ora, in tempi che ritenevo meno facile di adesso e per tante ragioni. Perché ero donna e perché provenivo dalla provincia. Anche se c'era meno concorrenza era comunque un percorso difficile e se ci sono riuscita è anche grazie alla mia famiglia, che pur non condividendo la mia scelta mi ha appoggiata, sostenendomi economicamente fino a quando non sono riuscita a camminare da sola. Ho lavorato sempre tantissimo, in alcuni momenti della mia vita in maniera totale e poi ho trovato, sulla mia strada, gente straordinaria che ha creduto in me e mi ha aiutata. Ho avuto una serie di fortune: essere nel posto giusto al momento giusto. Ma indico questa strada a chi ci crede davvero, sapendo che i tempi oggi sono molto più difficili perché il mondo del giornalismo è in una fase di cambiamento, c'è tutta l'espansione del web. Prima o poi si dovrà mettere ordine in questo mondo. I canali d'informazione non sono più quelli tradizionali di una volta.
Se tornasse indietro rifarebbe questo lavoro?
Direi di si. Questo lavoro mi ha dato soddisfazioni enormi e ancora mi emoziona e mi stupisce pertanto, rifarei le stesse cose che ho fatto finora e girandomi indietro mi chiedo “oh dio, ma come ho fatto?”, perché pensavo perfino che per fare questo lavoro avrei dovuto rinunciare alla famiglia, alla mia vita personale privata e invece no, ho una famiglia, dei figli e ce l'ho fatta.
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