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Giorgio BASSANI e Gianfranco ROSSI – Un ricordo, di due Ferraresi Ebrei,13 anni dopo…

Giorgio BASSANI e Gianfranco ROSSI – Un ricordo, di due Ferraresi Ebrei,13 anni dopo…

Giorgio BASSANI e Gianfranco ROSSI – Un ricordo, di due grandi scrittori Ferraresi Ebrei,13 anni dopo… di Maria Cristina NASCOSI SANDRI

Mercoledi, 10/04/2013 - Giorgio BASSANI e Gianfranco ROSSI – Un ricordo, di due Ferraresi Ebrei,13 anni dopo…

di Maria Cristina NASCOSI SANDRI





“…se si vuole sul serio che anche qui il popolo non divenga quel che la civiltà dei consumi vorrebbe, e cioè un volgo disperso che nome non ha, non c'è altro di meglio, a mio parere, che operare affinché gli sia concesso di conoscere la propria storia, di venerare le proprie radici”.



(Finale del discorso di apertura fatto da GIORGIO BASSANI come Presidente di "ITALIA NOSTRA" al Convegno "I beni naturali del litorale emiliano - romagnolo: problemi e prospettive" Codigoro - Abbazia di Pomposa tra il 19 ed il 20 settembre del 1970).



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Ormai son passati 13 anni da quando Giorgio Bassani ci ha lasciato, lasciando la sua da lui così amata – anche da lontano – Ferrara, privata di uno dei suoi figli migliori e più cari.

Più precisamente le giornate del 12 e del 13 di aprile, ormai prossime, ‘segneranno’, rispettivamente, i dieci anni dalla morte di Gianfranco Rossi e di Giorgio Bassani, il Cantore della Ferraresità a tutto tondo, lui bolognese per nascita.

Due Ebrei, cugini e grandi scrittori legatissimi, notoriamente, anche al cinema, seppure in maniera diversa e con diverse fortune; due destini, comunque vissuti, sofferti, colpiti in vita da mille vicissitudini, tutte dolorosissime, in primis la Shoah….

Figli e padri di parte della cultura del Novecento a tutto tondo, erano, come detto, di fede ebraica: per essa, nel ’38, subirono dolorosamente le ingiurie delle leggi razziali, ferite indelebili, indimenticabili che segnarono, per sempre, la loro ars scrittoria ed il loro modus vivendi.

Il loro “essere Ebrei”, la loro perpetua “erranza”, da sempre hanno fatto parte del tessuto della loro esistenza, li ha diversificati e “resi parte”, rispetto ai concittadini ed alla Storia.

A breve – in ispecie Bassani – saran per fortuna ben ricordati alla prossima quarta edizione della Festa del Libro Ebraico, così la frase d’inizio dell’Autore, extrapolazione citata, avvalorerà il detto mai pleonastico non dimenticare di ricordare, particolarmente le proprie radici.

A conclusione di questo breve ricordo piace riportare due brevi quanto pregnanti liriche – e non poteva esser che così, trattandosi dell’ars poetica di Giorgio Bassani - tratte dalla multiraccolta In rima e senza: la prima che allude all’amore per la sua terra che, però fa un singolare péndant con l’altra pure brevissima, forse un po’ eros-thanatos…

Leggetele e ne converrete, forse…







SERA SUL PO



Sei solo, ormai: in un fumo amaro sopra funeste

solitudini d’acque arrossa languido il fuoco

di nostalgici incendi le solenni foreste.







COMMIATO



Scordarmi qui, disteso coi più vecchi, assopito

nel campo tutto arreso a uno sguardo infinito.

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