Melchiorri Cristina Martedi, 30/09/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2014
Sono Simona, sono stata assunta da qualche mese in una grande società internazionale e non mi sono ancora abituata all’aria di forte competitività e tensione che si respira. Nonostante sia un’azienda americana, noto che gli uomini sono molto più aggressivi e le donne più concilianti. Pensavo che la cultura anglosassone fosse più paritaria.. io come posso farmi valere senza forzare la mia mite personalità?
Simona Grassini, Bergamo
Cara Simona, vincere è un approccio che viene più facile agli uomini che non alle donne. Questo è ancora il risultato dei giochi dell’infanzia e dell’adolescenza. Giocando a tennis due ragazze spesso palleggiano, due ragazzi giocano sempre una partita. Nei giochi maschili solo i migliori vanno in campo, gli altri restano in panchina. Essere scelti è già parte dell’abilità di gioco e i maschi si abituano subito a mostrarsi competenti, oltre che ad esserlo. Nel lavoro, l’equivalente del palleggio è svolgere correttamente il proprio compito. Ma questo non aiuta le donne a fare carriera. Occorre una certa dose di forza e di determinazione, accettando di scontrarsi con altri e con la propria stessa riluttanza a competere. Mi ricordo una skipper di barca a vela, che riportava questa esperienza: ”Ogni volta che chiedo ad un nuovo componente dell’equipaggio di fare una manovra sono certa che farà di tutto per dimostrare di saperla fare. Piuttosto che chiedere consiglio tenterà qualunque cosa. Molti uomini preferiscono sbagliare piuttosto che ammettere di non saper fare. Ma questo può essere pericoloso su una barca. Nella stessa situazione, una donna mi chiederà come fare, anche se consce la manovra alla perfezione. Cerca una conferma, una rassicurazione. Ma questo atteggiamento può rivelarsi altrettanto pericoloso, perché ci sono situazioni che richiedono un intervento immediato. E, se una donna esita, sarà un uomo anche con minore esperienza e capacità ad agire al suo posto”. Messaggio ricevuto?
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