Lunedi, 06/05/2019 - Sono stati in tanti a Ginosa il 4 Maggio 2019 ad applaudire per il taglio nel nastro, rigorosamente rosso presso il teatro Alcanices. Rosso perchè raccoglie simbolicamente le sofferenze di ogni donna vittima di violenza: infatti tra le poltroncine rosse e il pubblico che entrava copioso si inaugurava la mostra "Come eri vestita" mostra nata nell'Università del Kansas e giunta in Italia grazie a Libere Sinergie e ora in arrivo a Ginosa per mezzo dell'APS Sud Est Donne, con il contributo del Centro Anti Violenza "Rompiamo il silenzio", dell'Ambito Territoriale n. 1 e dell'Amministrazione Comunale di Ginosa.
E' stato un miracolo di emozioni, con vestiti appesi di donne che hanno subito stupri da parte di uomini di cui si fidavano, i loro compagni, amici di famiglia, colleghi di lavoro. Se si guardano i vestiti in allestimento si rimane esterrefatti, sono abiti normalissimi ma che hanno scatenato violenza, e la cosa paradossale è che durante le denunce è stata la vittima stessa ad essere messa sotto accusa. Andando a sindacare come fosse la stoffa indossata, il tessuto, i centimetri in più o in meno. Come se la violenza dipendesse da un tessuto o dalla misura. Una cosa assurda ma che succede, non in Paesi lontani, ma nei nostri come Carosino, Martina, Ginosa e tanti altri. Dove abitiamo in pratica. Alcune ragazzine hanno cantato divinamente, con la voce e col linguaggio del corpo. Chi scrive è anche stata invitata per cantare. Io le guardavo di spalle e mi dicevo: “nessuno deve permettersi di toccarle, di farle del male”. Fare male anche solamente dicendo: “tu non devi cantare”, come è successo a me, tra le tante cose.
Lo scopo della mostra è combattere due componenti comuni ad ogni tipo di violenza: il senso di colpa e la vergogna comunemente scaricate sulle vittime. La vittima si chiede: “è la mia timidezza o avvenenza ad aver provocato la violenza? Dove ho fallito?” e in questo caso la vittima si chiude paradossalmente nel suo ruolo di vittima. Non è così, è chi delinque che ha colpa, non chi subisce. Gridiamocelo e facciamoci sentire.
Un ringraziamento particolare va alla dottoressa Rossanna Perazzo, a Giulia Losignore, all'assessore ai servizi Sociali Romana Lippolis, alle allieve del maestro Piero Guzzi, a tutti gli ospiti della serata e le associazioni tutte.
Un’esposizione simbolica, visitabile dal 4 all'11 maggio presso il Teatro Alcanices di Ginosa, dove a parlare sono vestiti femminili di tutti i giorni: una comunissima tuta da ginnastica, un classico dolcevita, un'ordinaria gonna da ufficio o un fresco abitino scuro dell'estate.
La mattina dei giorni 6, 7, 8 maggio ore 10-12 la mostra è aperta per visite da parte degli istituti scolastici.
Vi aspettiamo in tanti e come dice l'amica Ines: “entrando sembra quasi tutto surreale, delicato, forte, doloroso e tenero. Emozionante e travolgente come un torrente in piena”.
Elena Manigrasso
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