Il Leopardi che emerge dal film e dal libro è un giovane inquieto, vulnerabile e struggente, pieno di vitali contraddizioni e di ironia: da dove avete tratto spunto?
L’occasione per l’immersione nel pensiero di Giacomo Leopardi è stata la messa in scena teatrale delle Operette morali, voluta da Mario Martone (ndr.: marito nella vita) nel 2011. In quelle opere Leopardi lavora all’idea di dare alla nazione una lingua comica, confrontandosi con la lingua greca antica o coi dialoghi degli illuministi francesi. Per metterlo in scena non abbiamo scelto il giovane sublime, romantico e meraviglioso dei Canti a cui siamo abituati, ma una diversa angolatura: ironia e vitalità. È stata questa la stella polare che ci ha guidati anche nel soggetto e nella sceneggiatura del film, senza però trascurare la sensibilità e la malinconia che pervade i suoi dilemmi esistenziali.
“Il giovane favoloso” rivendica l’autonomia di pensiero, chiede che si scinda dal suo aspetto ciò che è frutto del suo intelletto e aggiunge che il suo cervello “non concepisce masse felici fatte di individui infelici”…
Questa riflessione individualista di Leopardi raffigura un messaggio politico estremamente moderno in un momento storico di deriva come questo, contrassegnato dal crollo delle ideologie. Il suo distacco dalle ideologie, il sarcasmo, l’ironia, la lucidità politica, rappresentarono già allora una voce fuori dal coro, che lo fecero erroneamente percepire come pericoloso sabotatore del progresso che il nuovo secolo cominciava a decantare. Una voce incredibilmente visionaria, paradossalmente molto attuale, che non può che generare riflessioni che partono dal passato per suggerirne sul presente.
La ragione umana non può trovare certezze se non dubitando: chi dubita sa, e sa più che si possa
Il dubbio assume un ruolo centrale per la conoscenza: anche questo è parzialmente desunto prima dalla filosofia classica e poi da quella seicentesca e aggiornato un modo tale che per noi, passati per il Novecento attuale, risulti semplice, familiare. Per i suoi contemporanei, il pensiero di Leopardi sul dubbio era dissonante e preoccupante, poiché lo vedevano come un conservatore, mentre, al contrario, era un precursore del Novecento.
Per dirla con De Sanctis, Leopardi produce l’effetto contrario a quello che si propone: “Non crede al progresso e te lo fa desiderare, non crede alla libertà e te la fa amare, chiama illusioni l’amore, la gloria, la virtù e te ne accende un forte desiderio in petto.”
Quello è un ritratto geniale di Leopardi, lucido e molto aderente al personaggio, che solo l’acume di un critico come Francesco De Sanctis con la sua penna genuina, poteva fornire.
È stato faticoso sia scrivere il film che trovare il protagonista?
Ogni lavoro in cui c’è grande impegno è faticoso, la fatica ne è parte integrante; nel contempo, lavorare su un argomento del quale si è appassionati è un privilegio. Elio Germano è stata la prima idea di Mario. A nostro avviso era un attore coraggioso in grado di incarnare il personaggio conferendogli anche l’aspetto della ribellione e della giovinezza. La formazione di un cast è un’alchimia che dipende da molti fattori, compresa la casualità. Tutto ha funzionato bene e il risultato mi pare lo confermi.
Perché la scelta di chiudere il film e la parentesi esistenziale con La ginestra?
Ci sembrava che ben potesse rappresentare la sua tensione, la volontà di vivere a caso in una città dominata dalla natura. C’è qualcosa di fatale nella vita di Napoli, la grande metropoli, col suo popolo da una parte, che in una città come Londra o Parigi si chiamerebbe proletariato, e la presenza della natura dall’altra, in cui il Vesuvio assume una valenza simbolica forte. È lì che scrive la sua ultima lunga, complessa e poco letta poesia, La ginestra, summa del suo pensiero esistenziale. In quel momento straziante nel quale la città affronta il colera, e lui sta andando verso la fine, apre al futuro, trasformando la morte in energia creativa, che rimarrà per sempre. Ci piaceva l’idea della prosecuzione del suo pensiero e della poesia oltre la morte, superando le barriere spazio-temporali, come in realtà sarebbe stata tutta la sua opera.
Il tour nel mondo...
Il film sta girando molto per festival internazionali, nei quali stiamo riscontrando reazioni molto positive. La proiezione più importante e stupefacente è stata al Festival di Toronto, davanti a un pubblico misto, non di addetti ai lavori, anzi, di persone che non conoscevano il personaggio e ne sono rimasti affascinati. Non sapevano nulla di Leopardi e si sono appassionati alla storia e alla bellezza delle immagini. Questo significa che il film riesce a parlare al di là della conoscenza. A Londra c’erano molti Italiani, ma lì ce ne sono 5 milioni.
Il film può sostituire lo studio di Leopardi?
No, è importante leggere, studiare, la tensione della fatica ed emotiva, ma un film può integrare la conoscenza e perché no, appassionare al personaggio e far scoprire aspetti inusitati.
Floriana Mastandrea
Mario Martone, Ippolita di Majo
Il giovane favoloso. La vita di Giacomo Leopardi
Editore: Mondadori Electa
• Pagine:160 € 19,90
Ippolita di Majo in breve
Si forma come storica dell’arte del Rinascimento e dell’Età moderna. Ha insegnato nelle Università di Napoli (Federico II, Istituto Universitario Orientale e Suor Orsola Benincasa), di Catania e di Cosenza. Tra il 2006 e il 2008 ha lavorato per Harvard a Villa I Tatti The Harvard University Center for Italian Reinassance Studies. Ha scritto su riviste di settore italiane e straniere e collaborato a mostre in Italia e all’estero. I suoi libri: “Raffaello e la sua scuola”, Firenze 2007 (Raphaël et son école, Paris 2008); “Dal viceregno a Napoli. Arti e lettere in Calabria tra Cinque e Seicento”, Paparo Edizioni - Napoli 2004; “Francesco Curia. L'opera completa”, Electa - Napoli 2002. Negli ultimi anni si è occupata di cinema e di teatro. Dal 2008 collabora con Mario Martone, svolgendo ricerche iconografiche e musicali per il film Noi credevamo (2010), poi lavorando come dramaturg alla messa in scena e alla riduzione dei dialoghi delle Operette morali di Giacomo Leopardi (2011) e infine firmando assieme al regista, soggetto e sceneggiatura del film dedicato a Giacomo Leopardi, Il giovane favoloso (2014).
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