Lunedi, 11/04/2022 - Poco più di tre anni fa, la Galleria Bottegantica di Milano aveva reso omaggio ad una delle principali personalità artistiche del XX secolo, Giacomo Balla, con una rassegna intitolata proprio GIACOMO BALLA | Ricostruzione futurista dell’universo.
Curata da Fabio Benzi, tra i maggiori esperti d’arte del Novecento ed in particolar modo dell’opera dell’artista torinese, pur se romano d’adozione, con un percorso espositivo di trenta opere, aveva approfondito il periodo futurista di Balla, Futur Balla, ponendo particolare attenzione alla sua attività nei settori delle arti applicate, le cosiddette 'handcraft' (a loro volta di antica ‘matrice’ Liberty) e dell’arredamento, una parte di lavoro in cui lui operò con grande abilità ed ‘inventio’ al punto da anticipare molti aspetti del moderno ‘design’, in pratica un vero precursore del ‘Made-in-Italy’ (insieme con l’altro sodale, il pari anche se diversamente grande, Fortunato Depero), un’idea di ‘arte totale’, insomma.
Quest’anno Bottegantica, con un altro ulteriore ed importante omaggio, ha voluto dedicare una mostra appena aperta - “Balla al femminile. Tra intimismo e ricerca del vero” - alle declinazioni della femminilità interpretate dall’eclettico artista in due periodi apparentemente lontani della sua produzione ‘classica’, quella per cui è più noto (non è da dimenticare che nel 1910 aveva firmato il Manifesto Tecnico della Pittura Futurista), con riferimenti a quello divisionista di inizio Novecento ed a quella figurativo - realista degli anni Trenta e Quaranta.
La mostra, in parete fino al 10 maggio, curata dalla storica dell’arte Elena Gigli – custode e conservatrice dell’Archivio dell’artista – presenta, accanto a due opere da lui eseguite agli inizi del Novecento, un nucleo scelto di dipinti dal Balla maturo. Tale confronto permette di creare un dialogo tra i differenti modi di interpretare la figurazione del primo e dell’ultimo Balla, tenendo come centrale la figura femminile.
Nelle opere presenti in mostra, Balla rivela la sua capacità di entrare nell’animo di chi vuole ritrarre, mosso dalla ricerca di rendere la realtà in maniera profonda e sincera.
Forse alla base di questo sono i suoi giovanili studi quando, intorno al 1892 aveva frequentato le lezioni sulla fisiognomica di Cesare Lombroso all'Università di Torino e poi, più tardi, nel 1895 il lavoro svolto a Roma, per vari anni come illustratore, caricaturista e ritrattista.
“Quiete operosa” (1898) e “La famiglia Stiavelli” (1905) si inseriscono nella stagione dei ritratti di primo Novecento in cui le donne son spesso protagoniste, riprodotte in un interno o negli spazi aperti di Villa Borghese.
In queste due opere di Balla il paesaggio interiore, la psicologia umana, dialoga con l’eso-ambiente circostante.
L’universo pittorico di Giacomo Balla si snoderà, nel tempo, attraverso le numerose amatissime muse che gravitarono attorno allo studio ed alla casa dell’artista, Casa Balla, la mitica variopinta casa-studio di via Oslavia, dalla moglie Elisa alle figlie Luce ed Elica, dalle amiche di famiglia come Mignolina o Giuliana, alle allieve come Benedetta Marinetti.
Nel dipinto “Timidezza”, eseguito nel 1932, la modella è proprio la figlia Luce che posa sul terrazzo coinvolgendo con lo sguardo lo spettatore. In “Profumo di rose” (1940), i colori vivaci dei petali, investiti di luce, quella che lui amava tanto, si rifrangono nello spazio circostante, riproponendo, ancora una volta, quel dialogo tra soggetto ed ambiente che muove Balla nella sua percezione della realtà e nella ricerca del vero.
E quello stesso dialogo tra linguaggio artistico e mediatico, nelle opere dell’artista, troverà sviluppi ulteriori dopo molti anni, a dimostrare, ancora una volta, il carattere genialmente visionario dell’opera di Balla.
Un catalogo sapientemente illustrato, fornito di ottimi apparati per l’approfondimento della sua Arte in generale, è a corredo dell’esposizione “Balla al femminile. Tra intimismo e ricerca del vero”, sempre a cura di Elena Gigli e pubblicato da Bottegantica e Sagep edizioni.
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