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'Ghe pensum nunc' - di Cristina Carpinelli

'Ghe pensum nunc' - di Cristina Carpinelli

Milano dopo il voto. Stare con Pisapia vuol dire provare di nuovo a sognare

Martedi, 17/05/2011 - Nei giorni precedenti il voto delle comunali a Milano, il clima politico era incerto. Era davvero difficile fare previsioni certe. Sostenitori e simpatizzati della Sindaca uscente Letizia Moratti erano più ottimisti. A Sinistra c'era ovviamente tanta voglia di cambiamento, ma non c'era quella sicurezza spavalda di "vincere" che aleggiava a Destra. I berlusconiani e alleati facevano affidamento sul fatto che Milano era ormai nelle loro mani. Facevano affidamento che con l'Expo avevano potuto fare molte promesse di posti di lavoro. Facevano affidamento su una campagna elettorale dai toni alti, dove magistrati e persone di sinistra erano equiparati ai brigatisti rossi, ai comunisti terroristi e fondamentalisti, che bisognava eliminare dalla faccia della Terra. Dal canto suo, la Lega Nord procedeva nella sua campagna elettorale con i soliti slogan rozzi, "ad effetto", contro l'immigrazione, per una Milano futura capitale della Padania, senza tuttavia un programma convincente e serio.

Perchè Pisapia ce l'ha fatta? Perchè la gente di Milano, operosa ed onesta, non ne poteva più del clima torbido instillato giorno dopo giorno da una Destra arrogante, che pensa che con il denaro si possa ottenere tutto, persino "comprare" una città. Era stanca di una Destra che spargeva odio e violente contrapposizioni tra i milanesi, e nel mentre costruiva palazzi, cemento su cemento, per la "Milano bene". Mentre le "banlieue" milanesi erano sempre più abbandonate a se stesse, alla propria miseria e al degrado, la Sindaca Moratti e il suo entourage erano impegnati a riqualificare il quartiere della Fiera di Milano, con immobili di prestigio e nuove case di super-lusso. Era impegnata ad intessere legami sempre più stretti con la "Milano da bere", della moda elegante, delle vacanze in posti esclusivi e dei ristoranti di "Haute cuisine" internazionale, dimenticandosi che governare una città significa lavorare per il "bene comune", per la "casa comune" (la città). Non hanno convinto gli spot elettorali (finanziati dal "Berlusca") dove si prodiga in favore degli anziani e dei più deboli. Perchè i milanesi del ceto medio e di quelli più svantaggiati sanno bene che il loro tenore di vita è seriamente compromesso. Sanno che la casta alta milanese - fatta di affaristi e palazzinari - si è, al contrario, arricchita con le tasse di tutti i milanesi e con l'intreccio sempre più stretto tra malavita ed interesse economico. Stare dalla parte di Pisapia, vuol dire provare di nuovo a sognare. Che cosa? Una Milano, grande, generosa verso i più vulnerabili (pensionati, precari, immigrati ecc.), che sappia intercettare i loro bisogni. Una Milano sensibile, aperta all'incontro con lo straniero; una città cosmopolita, multietnica e multiculturale, dal respiro europeo. Infine, una città che recuperi una cultura della legalità, dell'etica e del rispetto dell'avversario, che pure merita ascolto e attenzione anche se non la pensa come noi. Cosa diciamo a Berlusconi? Caro Berlusconi, per molti anni hai preso in giro i milanesi (e gli italiani). Adesso "ghe pensum nunc" (ci pensiamo noi).

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