- È una lingua sensuale, giocata sui suoni prolungati, sibilanti ripetute, rincorrersi delle vocali
Benassi Luca Venerdi, 30/01/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2015
Non c’è poesia senza libertà dei sogni, senza il palpito dell’emozione, senza quel desiderio che riesce a travalicare barriere, limiti, lontananze, prigioni. Quando la poesia diventa esercizio di forma, abilità, quando è un modo per appartenere ad una classe presunta intellettuale, per mettere in mostra gagliardetti e blasoni, allora si allontana irrimediabilmente dalla vita per diventare un fatto culturale, editoriale, storico; non interessa più, non è letta, non appassiona. Non mi si fraintenda: la poesia non è pensierini emozionanti messi a capo sulla pagina; è rigore formale, la creazione di un linguaggio capace di dire ciò che abbiamo provato ma non siamo stati in grado di dire.
Gerardina Rainone non ha un lungo curriculum da offrire e i suoi testi possono essere letti prevalentemente in rete, eppure possiede la vitalità intensa della poesia vera, quell’emozione incandescente che si abbevera dei dettagli, del soffio del vento, dei particolari di una parola sussurrata, di un suono, per accendersi e bruciare come una fiamma che brilla d’improvviso nell’oscurità. L’eros, l’amore, l’amicizia, il dolore della morte, ma anche le questioni sociali della violenza contro le donne, sono i temi dei versi di Rainone, che li affronta con l’intensità e la concentrazione di testi brevi a limite del frammento. È la sua esperienza musicale - oltre che poeta è musicista professionista e insegna violino in un liceo a indirizzo musicale di Caserta - a garantire una tenuta formale dei testi, affidata a rime spesso baciate, rime interne, allitterazione e assonanze.
È questa una lingua sensuale, giocata sui suoni prolungati, le sibilanti ripetute, il rincorrersi delle vocali: Rainone, che è violinista, afferra un suono e non lo lascia, guida chi legge nel suo pentagramma di immagini e sensazioni, intessendo fili e trame nelle quali volentieri l’immaginazione si perde e l’orecchio sa cogliere suggestioni e armonie. Si tratta di una scrittura notturna, inquieta, che affida al getto della parola tutta la sua forza, ma che comunque ottiene esiti di tutto rilievo. La poesia di Rainone è tutto sommato semplice, ma di quella semplicità che è cuore che parla al cuore, libertà che chiede libertà, passione che corrisponde a passione. La sua è un’immediatezza mai scontata, che contiene il nocciolo bruciante del desiderio della parola, un nocciolo che spesso manca a versi rifiniti, pubblicati e tante volte recensiti, ma che, come direbbe Foscolo, “suonano e non significano”.
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