Genova, la Settimana dei diritti e il testamento etico - di Tiziana Bartolini
Luisella Battaglia, dell’Istituto Italiano di Bioetica, parla del Testamento biologico e illustra la Settimana dei diritti di Genova che ha visto la partecipazione di Beppino Englaro
Genova per queste seconda edizione della Settimana dei diritti lancia l’attivazione del servizio di raccolta del Testamento biologico presso un apposito ufficio dell’anagrafe. L’iniziativa ha preso il via il 16 luglio alla presenza di Beppino Englaro e della Sindaca Marta Vincenzi.
Abbiamo intervistato Luisella Battaglia, docente universitaria e componente dell’Istituto Italiano di Bioetica che ha proposto e sostenuto l’iniziativa.
In cosa consiste questa dichiarazione e che valore ha ai fini legali?
Ogni cittadino che lo desidera può sottoscrivere una dichiarazione in cui esprime le sue volontà di fine vita da utilizzare nel caso in cui non dovesse avere la possibilità di maniefestarle. Il Comune o il Municipio raccolgono queste dichiarazione e le custodiscono. Il valore di questo gesto è più che altro simbolico e volto a testimoniare una presa di posizione dei singoli cittadini in vista della discussione nel decreto legge sul Testamento Etico in Parlamento. Ci auguriamo che analoghe iniziative si ripetano, come del resto già sta avvenendo i parecchie città, in modo che cresca un movimento di opinione che reclami una legge saggia.
Cosa deve contenere o non contenere una buona legge sul Testamento etico?
Sono irricevibili l’alimentazione e l’idratazione forzata, che sono atti medici e non forme di sostegno vitale, come affermano le società scientifiche. In quanto cure mediche – somministrate da personale medico - sono soggette a rifiuto o accettazione, come avviene per qualsiasi intervento medico, ma questa possibilità deve esser esplicitamente dichiarata. Questo è il punto assolutamente qualificante di una legge che intende dare garanzia di rispetto delle volontà della persona. Del resto questa è la linea del senatore Ignazio Marino, che è un cattolico liberale. Sono altri cattolici (come ad esempio la senatrice Binetti) che hanno un’idea paternalistica della vita, che considerano sacra al di là della volontà del soggetto.
In gioco c’è la libertà della persona di autodeterminarsi. Cosa pensa lei della liberta?
Va chiarito in modo inequivocabile che il concetto di libertà non deve essere assolutamente collegato all’eutaniasia. Stiamo parlando di una programmazione anticipata delle cure, un’idea e un diritto che fa parte dell’alleanza terapeutica. Siamo quindi in un esercizio di libertà che un individuo esercita in un contesto di dialogo e di comunicazione con il suo medico di fiducia. Questo significa che la libertà di scelta è il contrario dell’abbandono, è la presa di possesso di una decisione che coinvolge la propria vita nel suo stadio finale e che, se si vuole, si prevede. Non è un obbligo ma una libera scelta.
Perchè è difficile parlare della morte e del Testamento etico?
Perchè è un modo di riappropriarsi di ciò che ci appartiene, un modo di affrontare una dimensione che la nostra società ha rimosso. La decisione è un’espressione di speranza, un voler essere protagonista del proprio destino fino alla fine.
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