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Genealogie senza gerarchie

Genealogie senza gerarchie

- Gli scritti di Emma Baeri Parisi dal 1997 al 2013 con letture finali di Elena Caruso Raciti e Antonia Cosentino Leone. Un libro utile ad una continua rilettura della nostra storia.

Rosanna Marcodoppido Sabato, 27/12/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2015

Dopo “Isola mobile (nipoti, gatti, scritti)” (Giuseppe Maimone Editore), libro autoprodotto uscito nell’ottobre del 2012 e dato in dono a tante, Emma Baeri Parisi ha pubblicato nell’ottobre del 2013 “Dividua - Femminismo e Cittadinanza” (ed. Il Poligrafo) nella collana “soggetti rivelati - ritratti, storie, scritture di donne”. Un libro denso, ricco di riflessioni teoriche e proposte politiche scritte dal 1997 al 2013 con letture finali fatte da due giovani donne: Elena Caruso Raciti e Antonia Cosentino Leone. Lo stile comunicativo di Emma, che ha affascinato tante di noi a partire dal suo ormai lontano “I Lumi e il cerchio” (Editori Riuniti, Roma 1992), ne rivela il carattere indisciplinato: un posizionamento eccentrico il suo rispetto innanzitutto alla disciplina storica, guadagnato negli anni settanta grazie alla pratica dell’autocoscienza. Le motivazioni di questa pubblicazione le spiega la stessa Emma nell’introduzione quando scrive ”Voglio qui raccontare un lembo di terra natale del pensiero femminista su un tema ambizioso, la cittadinanza, terra natale come pratica, come metodo, come lievito”. Perché su questo, lei aggiunge, molto è stato scritto e disperso, molto pensato e non scritto, molto parlato e non registrato. La responsabilità politica della memoria del femminismo e la necessità della iscrizione femminile nella cittadinanza si intrecciano nelle 294 pagine in cui interventi, appunti, lettere, poesie e alcuni saggi già presenti in riviste e libri, vanno a formare un mosaico colorato e complesso fatto di figure, luoghi, appartenenze.



Le figure sono le donne del femminismo, i luoghi sono Catania e la sua Università dove ha insegnato Storia moderna e Palermo, Roma, Milano, Pontignano, Bergamo, solo per citarne alcuni. Tra le appartenenze ci sono il movimento studentesco antiautoritario della fine degli anni sessanta, il gruppo di autocoscienza, la Società Italiana delle Storiche, Le Voltapagina. I vari capitoli sono legati insieme da una acuta sensibilità e da una autentica passione politica che smuove nello stesso tempo sentimenti e ragione ponendoli al di fuori di rigide e improprie polarizzazioni. Il suo Preambolo alla Costituzione scritto nel 1997 e ripreso in queste pagine intende iscrivere nella nostra Carta Costituzionale a pieno titolo il genere femminile e si articola in quattro punti essenziali: affermazione della sovranità delle donne sul proprio corpo; inviolabilità del corpo femminile; ridefinizione della parola lavoro come “lavoro di cura e cura del lavoro”; affermazione dell’uguaglianza nell’accesso alle risorse e come equivalenza nell’iscrizione del diritto di cittadinanza. La scelta di ragionare radicandosi nelle interconnessioni superando logiche contrappositive come nel caso di emancipazione/liberazione e uguaglianza/differenza, la porta a evitare il rischio di arrivare ad un pensiero perfetto a livello logico, ma inadatto a dare conto della complessa verità dell’esperienza umana. Pur nel riconoscimento pieno del valore della differenza e della necessità di una sua risignificazione, ribadisce di rimanere affezionata al concetto di uguaglianza, in controtendenza da sempre rispetto ad una parte del femminismo italiano. Con coraggio espone a volte la propria fragilità e insicurezza attraverso un linguaggio “materno” e divertenti contaminazioni dialettali; questo le consente di entrare con piede leggero anche nei grovigli irrisolti e nelle ambiguità della soggettività femminile contemporanea. Emma Baeri Parisi, che non a caso ha deciso di aggiungere al suo cognome quello della madre, ci mostra la costruzione di una trasmissione e di una genealogia al di fuori delle gerarchie, perché nell’incontro ognuna ha ricchezze da portare e condividere. Ritengo questa una grande lezione da tenere da noi tutte in memoria con cura.





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