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Gaza stop al massacro

Gaza stop al massacro

La manifestazione nazionale per la libertà dei popoli

Lunedi, 09/06/2025 - Roma, 7 giugno 2025 ore 14,00: sotto il sole rovente e splendente di giugno, un fluire composto di persone provenienti anche da Tel Aviv accomunate dalla volontà di pace confluiscono a Piazza Vittorio Emanuele, per sfilare unite fino a S. Giovanni, dove si stimeranno almeno in trecentomila, numero superiore a qualsiasi previsione. Eccellente l’organizzazione e il fluire degli interventi, così toccanti per l’umanità ritrovata. La giornalista Valentina Petrini legge prima un testo elaborato e firmato da 250 colleghi: stop al silenzio informativo imposto, stop al massacro e all’impedimento per gli aiuti umanitari, alla fine delle violenze e agli sfollamenti in Cisgiordania. Sì al diritto internazionale e alla protezione dei civili. La giornalista ricorda l’uccisione di oltre 200 colleghi palestinesi, i sessantamila morti e dispersi, tra i quali ventimila bambini. I giornalisti, più di chiunque altro hanno il dovere della verità e l’unico dovere etico è essere dalla parte dei più deboli, degli ultimi. Non è tempo di equidistanza. Non è un’esigenza di difesa ma il massacro di Gaza è un crimine di guerra. È genocidio e pulizia etnica. Secondo l’ONU per genocidio s’intendono gli atti commessi con l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Conclude che questa piazza va oltre la divisione delle parole e parafrasando un’altra donna: “Io Valentina, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono umana e la storia vi condannerà”. Inutile appellarsi al senso cristiano della vita quando si perde quello dell’umanità. Essere cristiani comporta infatti, il senso della compassione, non certo l’indifferenza. Valentina Petrini conduce e presenta i tanti ospiti che prendono la parola. La tromba di Paolo Fresu accompagna le emozioni di tutti i presenti.

Parla Silvia Stilli, presidente AOI, con un’esperienza ventennale di volontariato, ribadisce tutte le ingiustizie inflitte a Gaza, incluso il falso piano di approvvigionamento organizzato dal governo israeliano per spingere i palestinesi verso Rafah. Il governo assedia per confiscare terreni compiendo una autentica pulizia etnica. Una vera appartheid, non certo un’esigenza di difesa, attuata con ogni mezzo ai danni della libertà e dei diritti civili del popolo. Ricorda come il Diritto Internazionale non possa essere piegato ed esorta a non mancare in piazza il 21 contro il riarmo. Nel frattempo in piazza sventolano bandiere per la pace e tra i cartelli e gli slogan c’è un sudario portato da un gruppo di giovani macchiato di rosso, come simbolo del corpicino delle vittime innocenti.

Tra i numerosi interventi si sottolinea che le vittime del 7 ottobre non sono diverse da tutti gli innocenti del massacro di Gaza. Sono tutte frutto di una mancanza di compassione e di rispetto dei valori cristiani. Parlare di terrorismo significa anche distinguere le varie forme di violenza. Si può affermare, come descrive bene l’intervento di Emiliano Manfredonia delle A.C.L.I., che non ci può essere equidistanza tra il 7 ottobre e lo sterminio compiuto dallo Stato di Israele. Non si condannano gli ebrei ma il governo ipocrita che offende il concetto stesso di democrazia. Tutti gli estremismi religiosi offendono Dio. In nessuna religione è consentito uccidere il fratello. Manfredonia sottolinea tutti gli abusi e le violenze perpetrati nella striscia di Gaza e in Cisgiordania, che porteranno, dopo tanta strategia e disumanità, a un inevitabile odio tra i popoli e a ulteriore violenza. “Siamo stati in Israele a riconoscere il volto sfigurato di Gerusalemme…Non siamo ingenui, siamo realisti”. Ricorda la guerra in Ucraina e conclude che la Pace è l’unica strada possibile. La pace è disarmata e deve disarmare i cuori, le coscienze, le parole. Deve essere imposta la pace, deve essere perseverante, paziente ricerca di verità, deve onorare la memoria e nessuno più del popolo ebraico lo può sapere. La pace è riconoscere l’Altro, nella promessa che porta con sé, nella sua piena dignità. Può esistere, è esistita in Europa da 80 anni. Conclude che la giustizia non può più aspettare.

A seguire, Walter Massa dell’ARCI, ricorda i numeri impressionanti dei morti e feriti a Gaza, affermando di essere in ritardo e la giustizia non può più aspettare. Citando Berlinguer auspica di stare sempre dalla parte giusta della piazza, come oggi, per la libertà del popolo palestinese. Criticare il governo israeliano non significa essere antisemiti.

Tra i presenti in piazza c’è anche la scrittrice ungherese Edith Bruck e molti altri israeliani. Tra gli ospiti prende la parola Anna Foa, autrice del suo ultimo libro “Il suicidio di Israele”. e afferma di non essere sionista ma considera antisemita chi vorrebbe annientare lo Stato di Israele. Lei sente di appartenere all’altra Israele, quella della pace. La Palestina è martoriata ma anche Israele, ormai è senza un’anima. Chiede di salvare l’altra Israele. Un appello per unirsi per rendere consapevoli opinione pubblica e governo. Si deve alla Palestina martoriata e ad Israele, non più consapevole.

Interviene la giornalista, scrittrice, docente Rula Jebreal, la quale afferma che tutti i genocidi iniziano con parole che negano l’umanità di un popolo e definire genocidio ciò che accade a Gaza è l’unico modo per fermarlo. Le cose si devono chiamare con il vero nome: a Gaza muore l’umanità, muore la civiltà occidentale. Commossa di essere in una piazza colma di amore e solidarietà.

Parla Gad Lernen, l’unico ad essere fischiato quando afferma di essere un sionista ma esserlo non significa per forza assassino o fascista. Aggiunge poi che la conduzione criminale di questa guerra da parte del governo Netanyahu ha suscitato l’atavico odio contro gli ebrei e abusare come fa lui della memoria della Shoah per darsi una giustificazione morale alimenta questo sentimento. Si augura che la forza democratica di questa piazza possa favorire l’incontro tra dissidenti palestinesi e israeliani, i quali sanno che Nakba e Shoah sono sinonimi.  

Interviene poi la politica e attivista Luisa Morgantini, che racconta che si costruiscono cancelli attorno ai villaggi palestinesi e si spara anche sui bambini se escono. In Cisgiordania hanno ammazzato più di mille palestinesi a partire dal 7 ottobre. Le vittime sono tutte vittime, soprattutto se sono civili, alludendo anche alle vittime israeliane ma in Palestina non è solo un massacro, ma un genocidio, come afferma la Corte Penale Internazionale. Non si può permettere il piano strategico di Israele che non è di oggi, ma è di molto tempo fa. Il piano strategico è dell’annientamento di un popolo. Ci si chiede dove sia il Mandela palestinese, purtroppo in carcere, dove sono 10.000 e più palestinesi torturati, abusati. Netanyahu vuole affamare il popolo. Anche la destra israeliana lo accusa, di aver cambiato ISIS con Hamas. Stanno finanziando i salafiti, stanno finanziando Isis a Gaza. Ringraziando la meravigliosa piazza, Morgantini conclude: Tutti liberi dal fiume al mare! 

Interviene il palestinese Ferroz Siduah, medico ONU con un video e Atefh Habou Saif. A seguire il diciottenne Ido Edom, di Tel Aviv, dove dovrà tornare per essere incarcerato come obiettore di coscienza. Sono parole commoventi e il denominatore comune degli interventi è il desiderio di pace, di convivere pacificamente con gli israeliani. Ogni popolo ha diritto di resistere. È più di un secolo che lotta e ha diritto alla pace. Per parlare di pace occorre farla finita con questa occupazione. Ricordano come anche l’Italia ha reagito all’occupazione nazifascista.

Atefh Habou Saif afferma che la gente di Gaza ha bisogno di sapere che li pensiamo, non possono perdere la speranza di vivere come persone libere. Hanno il coraggio ancora di dire: “Non in nostro nome”! Le bombe hanno distrutto tutto e Israele sta cancellando ogni traccia di vita a Gaza calpestando il diritto internazionale. Racconta come ha perso tutti i suoi cari. Non pensava che la guerra sarebbe durata tanto e non solo per la brutalità di Israele ma anche per il mondo che non ha agito. Netanyahu non fermerà la guerra, occorre costringerlo. Non si può definire un bambino di tre mesi “terrorista” e ammazzarlo. Distruggere biblioteche, monumenti, tutta una cultura. Chi resta in silenzio è complice di questo genocidio. I bambini muoiono di fame e hanno solo acqua sporca da bere. Conclude chiedendo di fermare la guerra e, se necessario, il commercio con Israele. Non più armi né commercio con questo governo di Netanyahu. Gaza deve vivere.

Il giornalista Aboubaker Abed è presente in video e interviene in lingua inglese.

La grande manifestazione nata da una mozione unitaria dell’AVS, del Movimento 5 Stelle e del PD, si conclude con gli interventi dei rispettivi segretari.

Angelo Bonelli, il più applaudito dalla piazza di manifestanti: “Vogliamo trasformare l’Italia in un presidio di umanità”. Risentito per le accuse infamanti rivolte proprio a chi ha combattuto, come lui e altri colleghi, ogni forma di razzismo, incluso l’antisemitismo. Accuse per costruire un alibi a chi organizza uno sterminio a Gaza. È un fiume in piena Bonelli con il suo intervento cristallino e dettato dai sentimenti di pura umanità. Parla della possibilità storica che deve assumere il popolo italiano di schierarsi dalla parte dell’umanità, a prescindere da ogni appartenenza politica. C’è una grande disquisizione nominalistica sull’affermazione di genocidio, ma commosso chiede che cos’è vedere una bambina correre tra le fiamme mentre la sua scuola è stata bombardata o sentire i ministri di Netanyahu affermare che nemmeno un chilo di farina deve entrare a Gaza. Bombardare depositi alimentari, campi profughi, scuole, ospedali, giustiziare medici e paramedici. Cos’è tutto ciò, come sta accadendo in Cisgiordania? Con la voce mozzata dall’emozione di chi ha vissuto con gli occhi del cuore il dolore delle stragi in atto, accenna alla bambina con l’orsacchiotto in mano correre tra le macerie per sfuggire alle bombe israeliane che avevano distrutto la sua casa o del bambino palestinese di sei anni chiedere alla giovanissima madre dove fosse finita la sua gamba. All’ospedale del Cairo questa mamma tramite una suora comboniana italiana ha voluto incontrare Bonelli credendo fosse un capo di governo. Di fronte a tutto ciò vorrebbe dire alla Meloni che occorre dire basta a un governo vigliacco, che con la mano sinistra dice di aiutare i bambini facendoli curare in Italia, ma con la destra arma Israele. Questa è complicità, come Salvini andato a stringere orgoglioso la mano di Netanyahu. Lo definisce la vergogna del nostro Paese.

Giuseppe Conte ricorda che il nostro Paese ricco di umanità ha coperto le orecchie per non sentire senza mettersi le mani sulla coscienza. È potuto succedere perché i palestinesi sono poveri. Il nostro governo ha lasciato, insieme ad altri governi, che questo potesse accadere. Un governo che sa agire rapidamente quando deve rimpatriare uno stupratore di bambini fornendogli un salvacondotto. Conte conclude che per suggerire al governo un embargo totale alle forniture militari a Israele è stato criticato e insultato. Stop a questo genocidio, noi non siamo complici!

Nicola Fratoianni critica chi afferma che le emozioni non sono categorie della politica. Esse sono una straordinaria leva di trasformazioni e possono muovere il mondo. Questa manifestazione di oggi è una grande emozione dell’indignazione di un’Italia fiera, che non si rassegna a essere trascinata nella vergogna. Un governo incapace di pronunciare in tutti questi giorni una parola di verità. L’Italia di questa piazza restituisce dignità al nostro Paese. Fratoianni si chiede come tali politici possano andare a dormire la sera. Occorre riconoscere lo Stato di Palestina altrimenti è ipocrisia e complicità. Servono atti concreti.

Elly Schlein: "È una piazza molto unitaria e inclusiva, lo sentite anche dal palco dove si alterneranno testimonianze di associazioni, ma anche di palestinesi e anche di israeliani che stanno manifestando contro Netanyahu e contro il cinismo di un governo che sta portando avanti un massacro per i propri fini politici. È una piazza che finalmente vede le forze politiche assumersi la responsabilità di rispondere a una richiesta fortissima che abbiamo sentito dal basso. E lo vedete in questa magnifica piazza trasversale, aperta". Propone sanzioni al governo di Netanyahu. Ringrazia Edo, il diciottenne che metteranno in carcere per l’obiezione di coscienza. Le persone palestinesi non sono Hamas. Ormai c’è l’annuncio della deportazione di massa ma dov’è l’Italia o l’Europa? È ora che si facciano passi concreti. Occorre riconoscere lo Stato di Palestina. Si tratta di umanità e la libertà dei palestinesi è la nostra libertà.

La manifestazione si conclude con la musica di Paolo Fresu e tanta speranza nel cuore sulle note di Bella Ciao.


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