Gubbio Endurance 2007 - Amazzoni e cavalieri si contendono il primato in una delle specialità sportive più affascinanti dell’ippica, a Gubbio per il Fei Nakheel Nations Cup 2007 e il Nakheel Roman Theatre Race
Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2007
"Gambe di ferro e mani di burro" . E’ il motto delle amazzoni, atlete senza limiti di età, che sfidano capacità tecniche e resistenza, su distanze comprese tra i 90 e i 160 km di percorso. Uno sport nato alla fine degli anni ’80 che appassiona sceicchi e musulmani e che grazie alla determinazione della principessa Haya Bint Al Hussein di Giordania, mira ad entrare nel novero delle discipline olimpiche. E’ il mondo dell’Endurance Equestre. Un tuffo nel passato, più vicino alle giostre di antichi cavalieri che ai circuiti degli ippodromi cittadini. Un salto nella natura e un rapporto strettissimo con il cavallo, più facile da creare se sei donna. Non ci sono limiti di peso né di altezza. Vince chi è più empatico con il destriero e riesce a diventare un tutt’uno con il cavallo. Più sono di razza e più sono sensibili, come gli uomini. Ognuno con il proprio carattere, più facile da governare se mantieni le gambe ferme e le briglia morbide e non perdi la pazienza e riesci a tenere o a mollare quando serve. Ascoltando il cavallo quando è stanco per la salita, o nervoso, a pochi metri dal traguardo. Niente frusta per guidare ma tanta sensibilità e attenzione. I cavalli perdono fino al 30 % del peso corporeo e alla fine di ogni manche devono riposarsi e ricevere l’ok dai veterinari che controllano battito cardiaco e parametri generali. Proseguono solo quelli al top della forma. Quelli che sono stati meglio amministrati durante la gara. "Le donne sono più dotate di noi in questo sport", dice Fausto Fiorucci, organizzatore e vincitore della Nakheel Roman Theatre Race, sul percorso dei 120 km, della Coppa delle Nazioni Ceio d’Italia che nell’edizione 2007 si è tenuta a fine maggio a Gubbio. 140 iscritti provenienti da tutti i paesi del mondo. Ognuno con il proprio viaggio e una storia da raccontare davanti a un bicchiere, la sera prima della gara. Cadono barriere e la politica assume i toni pacati della lealtà. L’Oriente incontra l’Occidente in quel confronto di solidarietà tra popoli e nazioni che solo lo sport riesce a creare. Un evento per l’Italia, dove l’Endurance Equestre vanta tradizioni d’eccellenza e ha presentato, con successo, una nutrita pattuglia di amazzoni. "Per me è stato un ritorno a casa", dice Michela Carlet quarantottenne, veterana di questo sport, piazzata 14esima nella 160 km. Insieme a lei argentine, tedesche e canadesi. E poi giordane, di religione musulmana, che vestono all’occidentale e riempiono di sguardi la sala stampa dell’hotel ai Cappuccini - anch’esso diretto da una donna - che sovrasta l’area archeologica del Teatro Romano, con una vista mozzafiato sulla Gubbio medievale.
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