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Galatei, cioè

Galatei, cioè "chi eravamo e chi siamo diventati"

Costume e tradizioni - Dalla donna regina del focolare alla donna vittima di sessismo e pregiudizi

Marchesini Marcello Lunedi, 27/06/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2011

“La missione della donna nel mondo è quella di diffondere intorno a sé un raggio di libertà e di virtù” e “la donna è fatta per esercitare la sua attività in una cerchia ristretta, per essere il buon genio della famiglia”. Per arrivare poi a consigliare alle donne di vestirsi sobriamente a lavoro, perché "Quelle che indossano un tacco molto verticale vogliono far carriera in orizzontale”. Dalla donna regina del focolare alla donna vittima di sessismo e pregiudizi. Dalla dama che "qualunque sia l’entusiasmo che le freme nel cuore, non applaude mai” alla lavoratrice che può, formalmente, vantare pari diritti con i suoi colleghi uomini, ma che poi è il bersaglio di una mentalità che, quando non la discrimina, la riduce ad oggetto del desiderio e dello sguardo maschili. Tra queste citazioni passa uno iato lungo 150 anni. Sono le raccomandazioni dei galatei che la sociologa dell’Università di Bologna Gabriella Turnaturi ha esaminato in 'Signore e signori d’Italia. Una storia delle buone maniere' (Feltrinelli, pp. 293). Studiare i galatei significa ripercorrere "la storia dell’immagine che una società ha e vorrebbe avere di sé stessa. Dei diversi standard di normalità, correttezza e signorilità”. Ma anche "la storia delle paure e delle ansie di un’epoca e delle sue conquistate certezze”. Attraverso queste pagine si passerà dall’Italia all’indomani dell’Unità, tutta tesa ad armonizzare ed uniformare i comportamenti; al Ventennio fascista, con il suo orrore per il corpo, la sessualità e le pulsioni del desiderio; agli anni ’50 e ’60, nei quali i manuali di buone maniere insegnano, paradossalmente, ad essere spontanei; sino ai giorni nostri dove, nell’epoca in cui tutti sono impegnati a manipolare e sedurre "le buone maniere non vengono messe al servizio di signore e signori, ma di seduttrici e seduttori”. Per comprendere chi eravamo e chi siamo diventati, attraverso quello che avremmo voluto essere.



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Pisa / Il 150° delle "Donne d'Italia"



Si conclude il 26 giugno la mostra 'Donne d'Italia. La metà dell'Unità', organizzata in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. L’esposizione è ospitata a Palazzo Blu di Pisa e racconta la storia del nostro Paese vissuta attraverso le voci e le vicende della sua parte femminile. L'iniziativa è dedicata alle donne che hanno partecipato attivamente, magari in modo anonimo, alla costruzione della Nazione dalla sua Unità fino ai nostri giorni. Sono madri, mogli, figlie di qualcuno, sono donne che hanno lavorato duro per essere riconosciute nella loro identità da un Paese che ha loro concesso la piena cittadinanza con il diritto al voto solo dopo la seconda guerra mondiale e quello al divorzio e all'aborto alcuni decenni dopo. Nelle sale si susseguono testimonianze di protagoniste nel lavoro, in guerra, nella politica, nelle conquiste, nel rapporto con se stesse e con il proprio corpo, nella costruzione del proprio futuro. Ogni stanza è un'installazione a sé in cui questa 'altra' storia è narrata attraverso fotografie di grandi autori, spezzoni di film famosi, immagini della realtà, allusioni e metafore del fashion system. Il percorso si conclude con un regalo: il messaggio di trenta donne famose. L’iniziativa, ideata e curata da Claudia Beltramo Ceppi, è promossa dalla Fondazione Palazzo Blu con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa e con il patrocinio del Ministero per le Pari Opportunità, della Regione Toscana, della Provincia di Pisa, del Comune di Pisa.



Ingresso libero / informazioni tel. 050.916950




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