Lunedi, 01/01/2024 - Frida Kahlo è un’icona del Novecento dall’esistenza tormentata che raggiungerà la notorietà planetaria soltanto dopo la morte, diventando un simbolo del femminismo contemporaneo.
Rimase coinvolta in un incidente stradale a soli 18 anni e poté realizzare i suoi più celebri autoritratti grazie ad un espediente, uno specchio installato sul letto-baldacchino.
Il 13 luglio prossimo si celebreranno i primi settant'anni dalla sua scomparsa.
Così alla Galleria d'Arte Moderna di Palermo da tempo si è aperta la mostra, "Frida Kahlo. Una vita per immagini": lo rimarrà fino al 3 marzo 2024. E’ curata da Vincenzo Sanfo ed è promossa dal Comune di Palermo, con l’organizzazione di Civita Sicilia in collaborazione con Rjma Progetti Cultural.
La rassegna racconta la vita della pittrice surrealista messicana, ma lei aveva rinnegato questa definizione, a Parigi, invitata proprio da Breton - che l’aveva conosciuta insieme ai coniugi Trotskij nel 1938 - a partecipare ad una mostra dei surrealisti.
“Mi credono surrealista, ma io non lo sono” - aveva confidato all’amico fotografo americano Nickolas Muray (https://www.noidonne.org/articoli/frida-kahlo-through-the-lens-of-nickolas-muray-18696.php) : “Cosa vuole dire essere surrealista? Se vuole dire togliere gli oggetti dal loro contesto per rimetterli in un altro, la pittura non ha fatto che questo, da sempre...Se è un gioco all’assurdo, non mi riguarda”.
Frida fu anche donna di antesignana cultura plurima, impegnata nel sociale e nel politico internazionale della sua epoca - grazie agli scatti del padre Guillermo e di alcuni dei fotografi più affermati del secolo scorso (la sua epoca), con alcuni dei quali Frida ebbe anche una relazione sentimentale, da Leo Matiz a Lucienne Bloch, da Imogen Cunningham ad Edward Weston, da Manuel e Lola Álvarez Bravo a Nickolas Muray, per non citarne che alcuni, insomma uno straordinario ‘iter’ fotografico in cui son letteralmente rappresentate le storie, gli amori, le amicizie e le avventure, spesso dolorose ma pur sempre appassionate, che l'han resa, nel tempo, un autentico simbolo dell'Arte.
Questo omaggio ‘per fotogrammi’ restituisce innanzi tutto il contesto in cui si è affermata una personalità così particolare: una sezione della mostra "Frida Kahlo. Una vita per immagini" è dedicata al Messico del primo Novecento, attraversato da una rivoluzione che ne ha cambiato la storia, grazie a umili ‘campesinos’ e mitici protagonisti come Pancho Villa ed Emiliano Zapata.
L'epopea ed il mito della rivoluzione messicana resteranno impresse nella mente di Frida e ne forgeranno il carattere indomito, alimentando il suo senso di ribellione verso le convenzioni borghesi e le imposizioni di una società fortemente maschilista.
In questo contesto s'innestano le vicende della famiglia Kahlo. Guillermo, il padre, era un fotografo di professione di origine tedesca, giunto in Messico nel 1891 e ben presto innamoratosi del paese che lo aveva accolto.
Le tormentate vicende biografiche di Frida sono dunque raccontate in un centinaio di fotografie esposte, per la maggior parte originali, realizzate dallo stesso Guillermo Kahlo durante l’infanzia e la giovinezza della figlia e poi, come si diceva, da alcuni dei più grandi fotografi del suo periodo.
Accanto a Frida è spesso ritratto Diego Rivera, il pittore ed autore di ‘murales’ con cui condivise un rapporto intenso e turbolento, sfondo e protagonista di una gran parte della sua vita.
Esposto in mostra anche un gruppo di piccole fotografie molto intime di Frida, scattate dal gallerista Julien Levy, oltre ad alcuni documenti come il catalogo originale della mostra di Frida, organizzata da André Breton a Parigi, il primo "manifesto della pittura rivoluzionaria", firmato da Breton e Rivera, alcune litografie di Rufino Tamayo, una documentazione fotografica della sua famosa Casa Azul ed infine un video che raccoglie le poche immagini filmate della grande artista messicana.
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