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Formazione continua, ma non per tutti

Formazione continua, ma non per tutti

Immagina il possibile/4 - Un paese in declino, che non genera cultura. Intervista a Francesco Florenzano

Bartolini Tiziana Lunedi, 20/06/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2011

"Il sistema formativo in Italia si è squalificato e anche la scuola non riesce più a svolgere la funzione che le è assegnata". Francesco Florenzano parla chiaro e con piena cognizione di causa: in quanto Presidente dell'Upter (Università Popolare) di Roma conosce le richieste (e gli umori) degli oltre trentamila uomini e donne che ogni anno frequentano i corsi nella Capitale. “Considerato il numero delle persone che si rivolgono a noi per imparare cose nuove o approfondire ciò che già conoscono, il nostro è un osservatorio privilegiato sulla domanda e sulla necessità di formazione. Senza naturalmente dimenticare l'elemento della socializzazione."

Florenzano è uno dei principali esperti italiani di lifelong learning e ci aiuta a conoscere e capire le dinamiche in atto nel nostro Paese in relazione alla formazione continua, tenendo presente il contesto in cui ci muoviamo. Il dato medio italiano della formazione permanente delle persone tra i 25 e i 54 anni rispetto agli indicatori europei ci da al 6% (con picchi nel Lazio e nella Provincia di Bolzano dell’8,4%) quando l'obiettivo dell'UE è fissato al 12,5%. Di strada ne abbiamo da fare, quindi. "Chi si rivolge all'Upter chiede sempre più sostituzione, non aggiunta, di formazione. In pratica siamo percepiti come se fossimo una scuola e spesso i nostri corsi sono preferiti, anche se a pagamento, a quelli gratuiti proposti dagli enti pubblici. Questo perchè noi assicuriamo qualità e trasparenza, caratteristiche che fanno di noi un soggetto autorevole. Lavorando nel privato sociale rifiutiamo le logiche del mercato e del profitto, inoltre siamo impermeabili alle influenze politiche e alle logiche spartitorie. Con questa libertà ed impostazione abbiamo costruito negli anni una proposta formativa di qualità ed adeguata alle esigenze". Ecco, le esigenze: quali sono, da chi vengono? "Vediamo che c'è una trasformazione nella domanda di formazione: gli adulti vogliono approfondire per meglio impiegare il maggior tempo libero che hanno a disposizione, i giovani cercano proposte formative legate anche alla spendibilità professionale. Comunque la richiesta viene da una fascia sociale medio-alta con diploma o laurea ed è maggiore nel centro-nord. La cultura genera altra cultura, ma il processo di crescita da noi è bloccato e questo amplifica le differenze culturali. Noi vediamo questa realtà molto prima che il sociologo la registri". Con una frattura tra 'le due Italie' sempre più profonda come si può costruire un progetto-paese? Come si può invertire questa pericolosa tendenza? "C'è bisogno di un cambiamento dei paradigmi, ma non ci sono modelli, non c'è un'idea di sviluppo. La responsabilità della politica è massima, anche perchè le parti politiche, tutte, hanno perduto il senso dello Stato". Dove vede qualche speranza di innescare dei cambiamenti? "Il mercato si sta trasformando e il non profit sta crescendo molto, anche come posti di lavoro. E' un mondo non rappresentato nelle istituzioni, ma se riusciamo ad imporci come punto di riferimento del territorio possiamo incidere proponendo cambiamenti e anche un ricambio della classe politica". Nel 2007 Florenzano scriveva (pag 132, "Sprechi e affari della formazione italiana", EDUP) "Il mondo politico appare disorientato, incapace di produrre una legge quadro nazionale sull'apprendimento adeguata al fabbisogno della gente...che si perpetua un antico sistema, che non si è accesa alcuna nuova lampadina per 'far rendere' le risorse che abbiamo a disposizione....I danneggiati di questo 'sistema non sistema' sono i cittadini, le famiglie, i giovani in primo luogo". Un commento che non passa di moda. Purtroppo.







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