- Le straordinarie foto di Daniela Mascellino, artista siculo-spagnola, trasmettono le emozioni di una danza primitiva e struggente
Marinella Fiume Domenica, 20/01/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2013
L’Andalusia, la regione più meridionale della Spagna, per la sua posizione geografica che si estende dalla Sierra Morena allo stretto di Gibilterra e si affaccia sia sul Mediterraneo che sull'Atlantico, fu meta di importanti flussi migratori e sottoposta a numerose dominazioni (greci, fenici, cartaginesi, romani, vandali, visigoti; nel 711 fu conquistata dagli arabi sotto i quali restò per ottocento anni). Con la caduta del regno di Granada (1492), fu associata al destino del resto della Spagna, senza perdere però mai le sue peculiarità culturali, folkloriche e artistiche. È qui che nasce il flamenco, dapprima come poesia e musica, per diventare quindi ballo. Incerta è l’origine e l’etimologia del nome: Garcia Matos, in un noto saggio, la fa derivare da flamancia “arroganza”, quasi a sottolineare il contegno grintoso e prepotente dei ballerini, in quanto il termine fiammingo definirebbe la proverbiale arroganza dei ministri della casa d'Asburgo, dominazione sempre malvista dalle popolazioni spagnole, per i metodi feroci, l'avidità e la prepotenza dei ministri fiamminghi. Il baile flamenco, rappresentazione individuale di uno stato d'animo, è stato abbinato al cante e al suono della chitarra, e i gitani andalusi sono sempre stati appassionati di questa danza immediatamente fruibile a livello intuitivo ed empirico da parte del grande pubblico, anche da chi non si intende di musica o di letteratura.
Il flamenco come ballo individuale è nato da una serie di danze popolari sensuali, sviluppatesi nei bassifondi e negli ambienti delle taverne, dove la gente balla, più che per festeggiare una ricorrenza, per dimenticare. In quanto sfogo personale e privato, esso ha sempre mantenuto qualcosa di primitivo, accentuando le differenze e le distinte identità sessuali tra il ballo maschile e quello femminile. Così la figura femminile accentua la grazia dei movimenti messi in risalto da un abbigliamento malizioso e accattivante, il lungo e ampio scialle, l'abito con coda e volants che esalta la provocante sensualità della figura. Le straordinarie foto di Daniela Mascellino ci permettono di rivivere come se fossimo presenti, con il corpo e l’anima, le emozioni di questa danza primitiva e struggente, di interpretare e decodificare i messaggi che il corpo manda attraverso il movimento, i gesti, lo sguardo. Ci mostrano che le regole scritte di questo ballo sono poche: ciò che lo rende particolare e affascinante è la estemporaneità, la interpretazione personale, l’anima. E la psicologa di anima ne sa qualcosa… La passione per il flamenco è stata quasi inevitabile in questa artista che, dopo la laurea in psicologia, intraprende un viaggio di formazione in Spagna, “alla ricerca di non so che....” e, discussa una tesi sulla personalità dell'artista, percorre piste tracciate dagli artisti e segnate dall’arte e si lascia conquistare dal sole andaluzo. Così, bruciando ogni tappa, come attraverso un’iniziazione lungamente preparata, scopre la fotografia, scopre il flamenco, la sensualità e la forza del flamenco, attraverso una donna in particolare, una ballerina americana di nome Lakshmi, che lei definisce “bella e bestia, sensuale e maschio, donna e uomo, umano e indio”.
La mostra ci restituisce anche il gioco erotico e disperato di sguardi che si intrecciano nelle loro traiettorie e disegnano intriganti ragnatele – dall’occhio della ballerina all’occhio della fotografa all’occhio plurale del pubblico. Sangue siciliano e sangre spagnolo, creano un coktail micidiale in questa giovane artista, che accende e brucia la realtà con la furia del suo obiettivo, con lo spasmo dei suoi scatti. Da Alimena, un paese delle Madonie, in provincia di Palermo, si trasferisce a Siviglia, la capitale del flamenco, città piena di questa arte che non solo si può trovare nelle scuole, nei teatri, ma per strada, nei gruppi di gente che sostano nei bar con una chitarra, per cui è inevitabile ascoltare e fermarsi ad ammirare. La ricerca dell’artista continua nei luoghi dove il ballo si dispiega in un crescendo che la porta sempre più addentro, nei bar, nei teatri, nelle sale di prova e nei “tablaos”, dove i gruppi flamenchi celebrano se stessi. Daniela è conquistata soprattutto dalla pregnanza dell’arte Flamenca, “dalla musica con i suoi strumenti, da un ballo con le sue gonne e i suoi tacchi, da una voce graffiata che sembra venire da un dolore lontano, di anime sofferenti che sicuramente erano di gitani, - ci rivela in un’intervista - terra e aria, acqua e fuoco, passione, gioco e duro lavoro. È di un chiaro luogo del mondo il flamenco però appartiene all'umanità intera perché la sua scienza è universale e la sua emozione si contagia al di là di ogni frontiera”. Proprio da questo credo Daniela è ammaliata, ossia dalla sua essenza umana che può essere condivisa da tutti perché è condizione dell'Uomo, così come i suoi numerosi elementi opposti, ovvero forza, grazia, sentimento, allegria, uomo, donna. Continuare a studiare e sperimentare la fotografia e cercare temi che, come il flamenco, la conquistino tanto da poter ideare nuovi progetti fotografici e conoscere e vivere tutto quello che di nuovo, vario e ricco c'è in giro per il mondo è il progetto professionale futuro di questa geniale e versatile artista siculo-spagnola.
Siviglia / Biennale di Flamenco
Nell'ambito della XV Biennale di Flamenco, apertasi a Siviglia, l'11 settembre 2008, è stata inaugurata la prima edizione del Mese di Fotografia Flamenca, ideata dal Museo del Ballo Flamenco in collaborazione con l'Associazione per l'Incremento del Flamenco. Una Collettiva, allestita in quindici spazi espositivi di Siviglia, che ha visto tra i suoi partecipanti anche la siciliana Daniela Mascellino, una dei quarantacinque fotografi di otto paesi del mondo: Cile, Colombia, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Russia e Spagna. Scopo della collettiva era dare una visione del Flamenco multipla e unica alla volta, attraverso gli occhi di fotografi tra i più affermati del panorama mondiale e di quelli giovani in via di affermazione. Fra le Gallerie, lo Studio Hache, diretto da due donne che pensato alla Collettiva Igualmente Visualmente, sia per reagire all'opinione diffusa che siano poche le fotografe donne di Flamenco, sia per dare una visione femminile dello sguardo a questa arte unica al mondo. Così lo Hache ha ospitato dieci fotografe provenienti da Germania, Inghilterra, Italia, Russia e Spagna, le quali hanno a loro volta fotografato delle ballerine donne. Lo studio, allora, ha scelto proprio una delle foto della Mascellino (della striscia Sensualità Flamenca) in esposizione, che ritraggono la stimata ballerina Lakshimi Basile, di grande espressione artistica, per promuovere la mostra.
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