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Firenze / Libere Tutte e la violenza di genere - di Luisa Petrucci

Firenze / Libere Tutte e la violenza di genere - di Luisa Petrucci

CUORE DI PREDA, Poesie contro la violenza alle donne, a cura di Loredana Magazzeni (ed CFR, 2012)

Domenica, 26/05/2013 - Il 16 maggio scorso, nella sede del Consiglio Regionale di Firenze, la presentazione dell'antologia , CUORE DI PREDA, Poesie contro la violenza alle donne, a cura di Loredana Magazzeni (AA.VV. EDIZIONI CFR, 2012) ci ha dato l'occasione di discutere proprio di uno dei temi fondanti della nostra associazione Libere Tutte: la violenza maschile contro le donne.

In questo periodo si parla tanto di femminicidi, ma spesso se ne parla male, a sproposito, con linguaggi sensazionalistici o sottovalutativi o banalizzanti. Questo libro fa l'esatto contrario per più motivi:

- il primo è dato proprio dal linguaggio: la poesia riesce a muovere delle emozioni che non sempre si raggiungono con i ragionamenti, rendendo più evidente la drammaticità della violenza, riuscendo a coglierne gli aspetti più intimi, mettendo a nudo ciò che subiscono le donne;

- il secondo è costituito dal livello e dalla profondità delle poesie,

- il terzo si riscontra nel fatto che dalle poesie emergono con forza i tanti tipi di violenza che le donne subiscono in ogni parte del mondo, dall'Occidente all'Argentina, al Messico, mettendo bene in evidenza come il fenomeno del femminicidio sia trasversale a tutti i ceti sociali, a tutte le aree geografiche e unisca in modo sciagurato Nord e Sud del nostro paese, come anche il Nord e il Sud del mondo.



Tutte le poesie presenti in questo libro sono molto toccanti. Donne uccise perché si sono ribellate ai propri partner o ex partner o perché si sono ribellate ai dittatori, alle organizzazioni criminali.

E quindi si va dallo stupro estivo di Rosaria Lo Russo al massacro della moglie incinta di nove mesi di Alessandra Carnaroli (per altro, si tratta di un ulteriore dato che viene sottaciutoci, o, meglio, di cui proprio non si parla, e cioè che è molto alta la percentuale delle donne che subiscono violenza in gravidanza, proprio nel momento in cui hanno maggiore difficoltà a difendersi); dal dolore delle madri di Plaza de Mayo che hanno subito la violenza della desaparicion delle loro figlie e dei loro figli (Patrizia Dughero) alla poesia di Gabriella Musetti che ha come tema proprio l'assassinio di una donna che si è ribellata alle organizzazioni criminali, Susanna Chavez, trovata uccisa e mutilata a Ciudad Juarez nel 2011 [Susanna, giornalista, poeta, attivista per i diritti umani, ha denunciato il massacro delle donne di Ciudad Juàrez che dagli anni '90, a centinaia, sono state sequestrate, violentate, torturate, uccise o sono, semplicemente, scomparse nel nulla.

Come Libere tutte, fin dall'inizio della nostra attività, cioè a partire dal 2005, abbiamo promosso iniziative pubbliche, manifestazioni, volantinaggi, lezioni in piazza finalizzate a sensibilizzare l'opinione pubblica sul fatto che la violenza maschile non è una questione privata ma politica, non è un'emergenza drammatica e imprevedibile ma è un problema strutturale. E che le istituzioni devono adottare politiche attive, coerenti e coordinate per promuovere una nuova cultura delle relazioni tra uomini e donne.

Abbiamo voluto stimolare il dibattito tra donne e uomini, perché il femminicidio è prima di tutto un problema maschile, in quanto sono gli uomini che agiscono la violenza.

E anche quegli uomini che non sono violenti devono assumersene la responsabilità come genere.

Alcuni lo hanno già fatto, convinti che “la violenza sulle donne li riguarda”, ed hanno preso parola pubblicamente, come MASCHILE PLURALE o, qui a Firenze, come “MASCHIO PER OBBLIGO” e il COORDINAMENTO CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE (composto da donne e uomini e sta preparando un progetto, insieme all'ASL, che prevede interventi nelle scuole).

Per femminicidio intendiamo non solo l'atto estremo, il più terribile, cioè l'uccisione di una donna in quanto donna, ma ogni forma di violenza o di discriminazione nei confronti delle donne, sia fisica che psicologica, economica, normativa, sociale, religiosa, in famiglia e fuori.

A partire da quella domestica, che crea maggiori vittime e risulta la più insidiosa, da cui è più difficile liberarsi perché si basa su squilibri di potere proprio all'interno della coppia per passare poi: alla violenza indiretta di cui sono vittime le figlie e i figli che assistono alla violenza del padre sulla madre, agli abusi sulle bambine e bambini,  alla persecuzione delle donne lesbiche, all'uso sessista della lingua italiana e così via.

Femminicidio è anche costringere le donne che hanno bisogno di abortire a ricorrere all'aborto clandestino perché tale pratica è vietata. Nella cattolicissima Irlanda il 14 novembre dello scorso anno è morta Savita Halappanavar per setticemia dopo che le era stato negato un aborto terapeutico.

La donna stava perdendo il bambino spontaneamente, ma malgrado le pressanti richieste sue e del marito, i medici non sono voluti intervenire perché il cuore del feto batteva ancora.

Si tratta di FEMMINICIDI DI STATO o CRIMINI DI STATO, come li definisce RASHIDA MANJOO, l'inviata dell'ONU che segue la questione della violenza maschile sulle donne.

Per rimanere in Italia, proprio Rashida Manjoo, nel primo Rapporto sul femminicidio nel nostro Paese riporta che: “in Italia si delinea una situazione grave e insostenibile, le risposte dello Stato italiano sono “non appropriate, né di protezione”; il femminicidio così, diviene un “crimine di Stato”, perché di fatto viene “tollerato dalle pubbliche istituzioni”. E quando si tagliano i FONDI ai centri antiviolenza è proprio in questa ottica “anti-donna” che si agisce.

E ancora FEMMINICIDI di STATO con le leggi liberticide e nocive alla salute della donne come la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita dove l'embrione è già persona e la donna non si sa più cosa sia, con la legge 54 del 2006 sull' AFFIDO CONDIVISO, che prevede che, in certi casi, alle donne separate o divorziate che hanno subito violenza dal padre dei figli può essere richiesto di mantenere stretti contatti con l'autore della violenza per quanto riguarda l'educazione dei figli; con il sabotaggio della legge 194 sull'IVG che viene fatto da uno stato straniero (il VATICANO), dalle gerarchie ecclesiastiche da una parte dei partiti e delle istituzioni, partiti e istituzioni, che, invece di avere uno scatto di ORGOGLIO LAICO, si genuflettono ai voleri della chiesa (così viene ANCHE MENO il principio base che attraversa tutta la nostra Costituzione, che è la laicità).

Femminicidio è, ancora, come viene rappresentata la donna in Italia nei media e nella pubblicità.

Sempre Rashida Manjoo ha preso in esame i dati relativi al 2006: il 53% delle donne apparse in televisione non parlava, il 46% era associato ai temi del sesso, moda e bellezza e solo il 2% a questioni di impegno professionale e sociale.

E su questo tema, sull'uso che viene fatto del corpo delle donne dai media e dalla televisione, abbiamo organizzato, nei circoli ARCI e in altri luoghi, un ciclo di iniziative dal titolo “DONNE E UOMINI CONTRO IL SESSISMO NELLA PUBBLICITÀ, IN TV e NEI MEDIA.

Ciò che emerge dalla TV. dai media, dalla pubblicità è una STORIA fatta di invisibilità, di discriminazioni, di svalorizzazione delle donne.

Il modello prevalente di donna che appare in televisione, e non solo in quella privata, ma anche in quella pubblica e in tutte le fasce orarie, anche in quelle protette è quello della donna giovane, disposta a farsi spogliare, muta, quindi senza cervello, ridotta a un ASSEMBLAGGIO di pezzi di carne. Donne prive di umanità, di intelligenza. Volti sfigurati, pur di non mostrare i segni del tempo, unicamente per soddisfare il desiderio maschile. Donne zitte e consapevoli della superiorità maschile.

Le donne vere con i loro volti, le loro passioni, competenze, le donne che lavorano, non ci sono, o sono molto rare

E la TV NON È LA REALTÀ, però ha lo spaventoso potere di creare modelli, così come fa anche la PUBBLICITÀ, non solo quella che vediamo in televisione, ma pure quella diffusa sui manifesti che tappezzano le nostre strade, sui giornali, sulle confezioni dei prodotti che compriamo, e così via.

E tutto questo, ed è ancora più grave, a partire dalla SCUOLA, che ripropone modelli STEREOTIPATI E TRADIZIONALI ed è di conseguenza uno dei principali intralci all'affermazione di una effettiva parità.

E' indispensabile quindi un cambiamento di fondo di cultura, di mentalità, di modalità nelle relazioni tra uomo e donna e un intervento finalmente adeguato delle istituzioni per contrastare e prevenire la violenza.

E per concludere invitiamo ad aderire alla Convenzione NO MORE, che è una convenzione politica, nazionale, unitaria, contro i femminicidi, una convenzione che invita le istituzioni ad un confronto aperto e chiede al governo di verificare l'efficacia del Piano nazionale contro la violenza varato nel 2011.



Luisa Petrucci – Libere Tutte di Firenze



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