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Finisce l’incubo di Carolina Girasole. Assolta l’ex sindaca antimafia

Finisce l’incubo di Carolina Girasole. Assolta l’ex sindaca antimafia

Carolina Girasole era accusata insieme al marito di corruzione elettorale, turbativa d'asta e abuso d'ufficio, aggravati dalle modalità mafiose. Sono stati assolti perché il fatto non sussiste.

Giovedi, 24/09/2015 - Considerata un simbolo antimafia, un punto di riferimento per tutti coloro che volevano lottare contro l’illegalità. Una vicenda complessa iniziata nel dicembre del 2013 e conclusa con la piena assoluzione. Carolina Girasole assolta insieme al marito “per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste”. Il processo “Insula” si è chiuso così con la loro assoluzione e la condanna per il reato di turbativa d’asta Nicola e Massimo Arena, dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, a una pena di tre anni e sei mesi di reclusione.





E’ finito un incubo. Come ha passato gli ultimi due anni



Si è finito, quello che ho passato è stato un periodo in cui non capivo qual era la realtà e quale il sogno, perché quello che mi è accaduto è stato assolutamente irrazionale. Ho vissuto davvero come in un incubo, non lo so definire diversamente. Ero frastornata, continuavo a ripetermi che non era possibile che tutto quello che stava succedendo fosse davvero reale.





Che cosa significa per lei Giustizia, visto quello che vi è capitato



Per me giustizia significava ristabilire la verità. E cioè che Carolina Girasole e il marito non avevano fatto nessun accordo con la ‘ndrangheta. Che l’amministrazione aveva fatto un percorso e una scelta politica, e che l’amministrazione aveva fatto atti contro le attività della ‘ndrangheta e non a favore. Cercavo con tutto il cuore che la verità venisse ristabilita, perché essa non appartiene solo a me, ma a questa popolazione e alla Calabria tutta.





Lei è stata un simbolo dell’antimafia, cosa ha significato prima di questo processo e ora, dopo tutto quello che è successo?



Una persona non diventa simbolo antindrangheta perché si sveglia una mattina e lo diventa, e non lo diventa perché lo dice da un palco o nelle interviste. Per me c’erano atti concreti, scelte impopolari, fatte con grandi sacrifici e con grande coraggio da parte mia e dalla mia amministrazione. Per questo era tutto così assurdo. Nessuno fa quegli atti contro quelle famiglie e poi va a chiedere i voti, questo non ha nessun senso. La cosa che mi ha fatto più male è stata proprio questa, di essere stata colpita laddove io avevo agito fino in fondo senza nessun tentennamento. Assegnare tutti quegli ettari di terreno ad una cooperativa nata con un bando pubblico, aver ristrutturato tutti quei beni confiscati, aver fatto atti contro le attività economiche di quella famiglia, erano un fatto certo.





Come si può annientare la ‘ndrangheta secondo lei? Pensa che ci sia bisogno di una politica diversa, di una magistratura forte o di più forze dell’ordine



Perso che ci voglia un cambiamento culturale, serve la coscienza da parte di tutti che questo è un male che va sconfitto, è un cancro che non puoi sconfiggere se non lo chiami con il suo nome e non gli dai la medicina giusta. Per sconfiggere le malattie le devi prima riconoscere. Se la ‘ndrangheta non la si riconosce e non si capisce che è presente e che attanaglia questo territorio, non andremo da nessuna parte. Serve che ognuno faccia il proprio dovere il magistrato o l’insegnante. Ma questo è un argomento scomodo e noi lo abbiamo visto alle elezioni per il secondo mandato in cui abbiamo preso solo il 12 per cento dei voti, siamo stati scomodi





Farà ancora politica?



Per il momento non credo, penso solo a riprendermi un po’ di serenità. Sono provata fisicamente e psicologicamente. Aspetto con grande ansia le motivazioni di questa sentenza che facciano luce completa e chiarezza su tutta questa vicenda, perché quelle parole diventeranno le mie.





Come ha affrontato il periodo, ha una famiglia dei figli, dove ha preso forza per andare avanti



In realtà ho vissuto tutto con un grande senso di colpa perché con questa mia azione ho messo a rischio la mia famiglia e gli ho fatto passare le pene dell’inferno. Da mamma mi sono chiesta se fosse giusto quello che facevo, anche se era per il loro futuro, però i dubbi li ho avuti.





Sulle sindache antindrangheta pensa che sia stata un’esperienza positiva per la Calabria?



Lo dico amaramente, ma penso che l’esperienza nostra sia stata non buona, perché in effetti di quella fiammelle non è rimasta una accesa, tutte spente. Noi abbiamo cercato in ogni modo di dare il buon esempio, ma non so quante vorranno ripercorrere quella strada. La lezione che esce da questa esperienza è che non conviene.





Ma almeno ora è felice



Si sono felice, ho superato una tappa durissima, grazie anche all’incontro con alcune persone che sono state fondamentali, come l’avvocato Bombardiere, che è stato bravissimo.

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