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Fine vita e cannabis indiana: leggi urgenti per il Paese ma non per la politica

Fine vita e cannabis indiana: leggi urgenti per il Paese ma non per la politica

I temi sono all’ordine del giorno in Parlamento, ma manca la volontà politica per varare queste due delicate leggi. Il parere di Emma Bonino

Martedi, 21/12/2021 - I temi previsti da due provvedimenti all’esame del Parlamento spaccano in due il Governo e sono anche oggetto di Referendum proposti dai radicali. Non è escluso che il Parlamento li metta nel dimenticatoio e che a pronunciarci su questi temi saremo presto chiamati tramite il voto sui  Referendum. Stiamo parlando del fine vita e del provvedimento per la legalizzazione della cannabis indiana, due temi che toccano i diritti civili, scuotono le coscienze e ristagnano da tempo alla Camera dei deputati. Sul fine vita in realtà si è avanti con i lavori. In commissione c’è stato un confronto acceso tra le destre e le sinistre e si è arrivati ad una mediazione che non accontenta nessuno dei due. Le sinistre sono riuscite a far arrivare in Aula un provvedimento che prevede la possibilità di porre fine alla vita dei pazienti ospedalizzati qualora questi lo chiedano nella piena capacità di intendere e di volere, siano oggetto di sofferenze fisiche e psichiche intollerabili e siano affetti da malattie irreversibili.

Le destre hanno ottenuto che i medici ospedalieri possano essere obiettori di coscienza e che il malato possa richiedere il trattamento di fine vita solo se dipendente da mezzi meccanici, in poche parole vuol dire che i malati terminali di tumori non possono chiederlo. Si è trovato quindi un testo di mediazione ma, una volta arrivato in Aula, si è deciso di non procedere con l’esame degli emendamenti. Il tutto è quindi rinviato a dopo l’elezione del Capo dello Stato e non è escluso che possa fare la fine del disegno di legge Zan, definitivamente affossato nei mesi scorsi da un voto a sorpresa per il non passaggio al voto degli emendamenti e quindi del testo. E intanto la Cassazione sta esaminando l’oltre milione di firme raccolte dai radicali per un  Referendum che cancellerebbe dal Codice penale il reato e la pena per chi aiuti a morire coloro per i quali la vita rappresenta una sofferenza insopportabile e non siano in grado di gestire in autonomia la propria decisione di porle fine. Non è quindi escluso che si arrivi presto ad un voto su questo  Referendum, come non è escluso che in primavera si possa essere chiamati tutti alle urne per un altro  Referendum promosso dai radicali, dall’associazione Coscioni e da Europa+ per la legalizzazione della cannabis indiana. In realtà anche qui il Parlamento potrebbe evitarlo perché in Commissione Giustizia della Camera è depositato un testo di legge per la coltivazione domestica della cannabis e per la depenalizzazione dei reati più lievi legati all’uso della droga. Anche qui si è arrivati a un testo unico di mediazione tra le posizioni della destra e della sinistra ma il testo è fermo, nessuno spinge per portarlo avanti come spesso accade quando si tratta di fare battaglie in tema di diritti civili. “È una vecchia storia - ci dice Emma Bonino - su questo tema le destre preferiscono non fare passi in avanti, le sinistre non se ne fanno una bandiera e allora ad affermarsi sono i soliti luoghi comuni, gli stereotipi che non tengono conto dei numeri”, numeri che ci dicono che un ragazzo su quattro fa uso di cannabis e che le carceri scoppiano per il numero spropositato di giovani detenuti per uso personale di cannabis. Per Emma Bonino gli stereotipi che si affermano non hanno ragione di essere, dire che dalla cannabis si passa poi all’eroina è come dire che se si beve un bicchiere di vino si passa poi ad ubriacarsi di vodka, e dire che è proibendo che si blocca un uso vuol dire ignorare che il proibizionismo ha sempre fatto proliferare il mercato nero “siamo in uno stato di schizofrenia - dice Bonino - si sbatte in galera chi si fa una canna e non c’è un contrasto adeguato per colpire i pusher”. Si arriverà così probabilmente al  Referendum in tarda primavera, secondo Bonino con una posizione di astensione di molti partiti perché, dice, i  Referendum non sono mai piaciuti ai Palazzi, che li hanno sempre ostacolati tranne poi diventare un patrimonio di tutta la sinistra se vincono, come è successo per i  Referendum sulla legge Carrettoni, sul divorzio e, in parte, anche sull’aborto. Ora il Parlamento è bloccato sulla legge di bilancio, poi sarà bloccato per l’elezione del Capo dello Stato, poi....non si escludono manovre per un nuovo Governo e tentazioni di voto anticipato. Insomma, per il fine vita e per la coltivazione domestica di quattro piantine di cannabis indiana è difficile che il Parlamento trovi il tempo, ammesso e non concesso che abbia voglia di trovarlo per queste leggi che scuotono la coscienza.


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