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Filosofia e ragione in Ipazia contro ogni fanatismo

Filosofia e ragione in Ipazia contro ogni fanatismo

Agora - L’ultimo film di Amenábar dedicato alla grande studiosa del IV sec. d.C.

Colla Elisabetta Lunedi, 21/06/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2010

Se è vero che il film “Agora”, del regista cileno Alejandro Amenábar (acclamato autore di “The Others” e “Mare Dentro”) ha il grande pregio, per nulla scontato, di scegliere una protagonista femminile per un kolossal storico da 50 milioni di euro e di far conoscere ad un vasto pubblico la straordinaria figura ed il tragico destino d’Ipazia di Alessandria d’Egitto, scienziata e filosofa vissuta nel IV sec.d.C., pure si tratta di un’opera non del tutto riuscita, eccessivamente schematica e didascalica, con un taglio meno originale di quanto ci si potesse legittimamente attendere. Infatti le premesse per un film più vicino ai precedenti, misteriosi e raffinati, c’erano tutte: la storia, il regista, il cast, le idee. Ciononostante, per i suoi messaggi attuali e politicamente corretti il film è comunque da vedere; Ipazia incarna la tolleranza e la forza della ragione contro il pregiudizio ed il fanatismo, l’irreprensibilità e l’autorevolezza dell’etica contro il bieco compromesso, le difficoltà incontrate dalle donne nell’ottenere pari opportunità e riconoscimenti in ogni epoca. "Volevo fare un film su un periodo di circa 2000 anni - racconta Amenábar - evidenziando il mio amore per la scienza e l’astronomia, poi mi sono imbattuto nella storia di Ipazia ed ho deciso di raccontarla, mettendola in relazione con gli avvenimenti e le lotte religiose e sociali del tempo”. Fra le donne celebri della storia, spesso dimenticate o volutamente omesse, Ipazia è considerata certamente una delle più importanti: filosofa e matematica, seguace della scuola neoplatonica, la studiosa era figlia di Teone, il rettore dell’Università di Alessandria, che le trasmise l’amore per la scienza e per i classici greci. Significativa la scena del film in cui Ipazia, durante l’incendio della famosa Biblioteca di Alessandria ad opera di fanatici religiosi, è costretta con febbricitante disperazione a scegliere quali testi salvare dalle fiamme. Per un lungo periodo Ipazia fu un personaggio di spicco della scena culturale alessandrina ed una delle pochissime donne cui venne attribuita la facoltà di insegnare astronomia e filosofia ai giovani; ma la sua libertà intellettuale ed il rifiuto profondamente laico di abiurare alle sue idee scientifiche in favore di una religione della quale vedeva solo il lato violento, le costarono la vita e l’appartenenza al genere femminile non contribuì certo a salvarla. Ipazia fu braccata ed uccisa dai suoi detrattori, primo fra tutti il fondamentalista Cirillo (oggi santo) il quale, dopo l’Editto di Teodosio, iniziò a perseguitare ogni cultore e seguace di scienze considerate pagane. Sembra che la Chiesa non abbia avuto reazioni entusiastiche all’uscita del film, benché il regista abbia reso noto di non voler attaccare i cristiani (nel film la setta dei ‘parabolani’ è descritta come un gruppo di pericolosi fanatici) ma anzi di difendere quei principi di pietà e compassione, per i quali la figura di Ipazia può essere avvicinata a quella del Cristo. “Agora è la storia di una donna, di una città, di una civiltà, di un pianeta - continua il regista - un luogo dove vorremmo tutti vivere insieme. Giocando a cambiare la prospettiva, abbiamo cercato di guardare gli esseri umani come fossero formiche e la Terra come una piccola sfera fra tante stelle”. Nel ruolo della spirituale scienziata Ipazia, liberale con gli schiavi e devota agli astri ed ai suoi studi fino al martirio, c’è una convincente Rachel Weisz, appena troppo vicina all’eroica perfezione. "Le donne sono spesso state discriminate dalle religioni e giudicate diaboliche - conclude il regista - la condizione di Ipazia, una creatura affascinante che rinunciò a vivere la propria femminilità in nome del sapere, era eccezionale perfino per l'evoluta civiltà ellenistica. Sembra infatti che non amò nessun uomo, considerandosi sposata con ‘il cielo’. Ho discusso a lungo di questo con Rachel e ci siamo chiesti se non fosse più accattivante per lo spettatore introdurre una storia d'amore nel film, ma abbiamo deciso di rimanere fedeli alle notizie storiche sul personaggio, rendendo così Ipazia una figura ancor più rivoluzionaria". Seppure amò qualcuno, è certo che Ipazia decise di rimanere libera da vincoli per insegnare e studiare: fra i suoi spasimanti senza speranza l’allievo prediletto, Davo, interpretato dall’attore Max Minghella, un melenso esempio di macho alessandrino.



 

(21 giugno 2010)

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