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Filomena Baratto racconta il suo successo dal titolo "Rosella".

Filomena Baratto racconta il suo successo dal titolo "Rosella".

Filomena Baratto racconta il suo successo dal titolo "Rosella" (Sangel Edizioni), il suo primo romanzo. Pubblicato nel 2011 e raccontato numerose volte anche attraverso i suoi aneddoti e quelli che raccoglieva attraverso la raccolta di liriche

Martedi, 24/01/2012 - Filomena Baratto racconta il suo successo dal titolo "Rosella" (Sangel Edizioni), il suo primo romanzo.



Pubblicato nel 2011 e raccontato numerose volte anche attraverso i suoi aneddoti e quelli che raccoglieva attraverso la raccolta di liriche dal titolo "Ritorno nei prati di Avigliano" (Alberti & C. Editori), il romanzo "Rosella" ha la virtù di raccontare un pezzo di vita vero appartenuto ad un'intera generazione e a molte persone, oltre che ad un'epoca ben definita e per certi aspetti nostalgica.



Intervisto Filomena, incusiosita dal suo coraggio oltre che dalla sua passione per questa storia che l'ha vista crescere e maturare, oltre che raccontare.



Ciao Filomena,

complimenti per la tua opera di successo. Una grande soddisfazione, se si pensa che molte persone ti seguono con entusiasmo già dal 2009 quando venne pubblicata la tua raccolta di liriche "Ritorno nei prati di Avigliano" (Alberti & C. Editori), anche in quell'occasione raccontavi la tua vita. Cosa distingue e cosa differenzia fondamentalmente la prima opera dalla seconda?

RISPOSTA:

”Ritorno nei prati di Avigliano” è una raccolta di liriche pubblicate in occasione del mio incontro con mio padre dopo trentacinque anni di lontananza reciproca. Le liriche raccontano la mia infanzia e tutti i ricordi che mi riportavano a mio padre.

“Rosella”, invece, è un romanzo, la storia della mia famiglia che include tutti i momenti descritti in versi nella prima opera. Sicuramente tra le due opere c’è un feeling sottile che le lega e dove la prima rappresenta in nuce tutto quello che svilupperò poi nel romanzo. Diverse anche le motivazioni che mi hanno indotto a scrivere: le liriche per mio padre dopo il nostro incontro, il romanzo per raccontare la storia della mia famiglia.



Cosa hai cercato di evidenziare maggiormente nel racconto della tua opera, a parte la vera vita di tua madre? A quale aspetto di questa storia hai dato maggiore rilievo?

RISPOSTA:

Paradossalmente la storia, pur avendo per protagonista principale mia madre, vuol essere anche la descrizione del mio percorso di vita, quasi un excursus personale, di quelle che sono state le mie vicissitudini familiari da quando ero bambina fino ad oggi. Un percorso che s’innesta nella storia della mia famiglia di cui emergono fatti e personaggi con una descrizione minuziosa e analitica che aiuta a comprendere i passaggi fondamentali della vita di mia madre, ma in fondo forse l’opera vuol essere un presentare me stessa attraverso la mia famiglia.



C'è stato un momento in cui hai avuto dei dubbi nel raccontare la vita di una generazione che, comunque, si distanzia dalle nostre e anche dal mondo di oggi?

RISPOSTA:

No, assolutamente, tutto mi era chiaro perché vissuto, assimilato per prima nel corso del tempo. I ricordi sono come quadri nitidi che affollano la memoria e non hanno bisogno di essere approfonditi, tutto è stato vissuto in prima persona. Raccontare un’epoca può essere difficile per chi la deve costruire con la fantasia, ma quando quel tempo è stato vissuto, anche attraverso i racconti dei miei, descrivere un’epoca è molto più semplice.



A quale stile letterario pensi di avvicinarti maggiormente e, se sì, c'è qualche scrittore ad ispirarti o dal quale prendi esempio?

RISPOSTA:

La storia non ricalca nessuna situazione precedente, nè autori che possano collegarsi a questo tipo di romanzo. Sicuramente c’è un bisogno di descrivere la realtà in tutte le sue sfaccettature che può assimilare il verismo di Verga, incluso la società contadina. Fare però dei riferimenti precisi è alquanto azzardato, possiamo parlare di letteratura fine ottocento e inizio novecento. Mi viene in mente “Con gli occhi chiusi” di Federigo Tozzi o anche la letteratura toscana con autori che descrivono ambienti familiari, per certi versi anche i Vicerè di De Roberto per il brulicame di personaggi che invade la scena. Ogni riferimento è manchevole di qualcosa per cui possiamo parlare di sembianze e non di vere e proprie affinità letterarie. Scrivo secondo un mio preciso stile e non mi collego ad altri anche se degli altri ne avverto l’eco.



Complimenti per le tue attività artistiche e culturali e in bocca al lupo per tutto!







Tiziana Iaccarino.

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