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Film 'Fuori': intervista ad Anna Maria Repichini

Film 'Fuori': intervista ad Anna Maria Repichini

Nel film di Mario Martone Anna Maria è comparsa come Mamma Roma in un breve scambio di battute con la detenuta Goliarda Sapienza, interpretata da Valeria Golino

Martedi, 10/06/2025 -

Il femminile di giornata. sessantuno / Film 'Fuori': intervista ad Anna Maria Repichini
Nel film di Mario Martone Anna Maria Repichini è comparsa come Mamma Roma in un breve scambio di battute con la detenuta Goliarda Sapienza, interpretata da Valeria Golino (vedi recensione del film in NOIDONNE, ndr).
Anna Maria, nella sua lunga vita, come la scrittrice Goliarda Sapienza, protagonista del Film 'FUORI' di Mario Martone ispirato al periodo che la scrittrice ha trascorso a Rebibbia per furto, ha vissuto l’esperienza del carcere. Vale peraltro la pena di sottolinearlo, come a molti può capitare di sbagliare e di pagarne le conseguenze. Ma tornando a Rebibbia, come racconta Anna Maria, è proprio da lì che è nata la fortunata esperienza nel film 'FUORI', perché partecipò al corso di Teatro delle Donne del Muro Alto, organizzato da Francesca Tricarico, e fu proprio Francesca che da ormai cittadina libera la indicò a Martone come utile partecipe del film nella figura di Mamma Roma, la maga del carcere che ha un incontro con Goliarda per predirle il futuro. Un incontro breve ma intenso in cui Goliarda le dice che lei rassomiglia a Marilyn Monroe se fosse stata viva e avesse raggiunto la sua età. Anna Maria confermando che proprio Marylin è il suo transfer; e nel frattempo tenendo le mani di Goliarda, divenute gelide le dice - che lei deve vivere, deve resistere, perché un altro essere vivente ha bisogno di lei…col tempo lo sapremo - aggiunge. Ed è proprio sulla base di questa seppur minima parte ma che va oltre la semplice comparsa che l’esperienza di Anna Maria è divenuta un atto significativo importante per lei. Ha seguito così il film con interesse sin da quando Martone lo ha presentato a Cannes come unica opera italiana, è andata poi a Roma in una delle presentazioni con la presenza di tutto il cast iniziando dal regista e si è commossa di essere parte di un‘opera che riscuote tanto interesse. Ed è proprio il coinvolgimento che Anna Maria mi ha comunicato rispetto al film, che d’altra parte rappresenta un’esperienza di vita che lei conosce, ed è quindi nella condizione di guardarlo provando emozioni e avendo impressioni interessanti e motivate che mi ha fatto venir voglia d’incontrarla e parlarne con lei. 

Per iniziare ti chiedo quanto ti sia piaciuto il film e quale emozione hai provata vedendoti partecipe in prima persona?
Mi è piaciuto molto il film 'FUORI' e mi sono piaciuta molto anche io. Il personaggio di Mamma Roma devo dire che mi rappresenta proprio, anche rispetto al mio essere romana e alla mia esperienza a Rebibbia. In carcere esistono figure simili a Mamma Roma, che diventano per la loro personalità punti di riferimento: per l’età, per il loro modo d’essere. A me per esempio mi chiamavano: mamma, zia, e le più giovani anche nonna. 

Ma a proposito, tu nel film rappresenti una maga: ci sono figure analoghe nella realtà?
Si ci sono, o possono esserci; è quasi un gioco: fanno le carte, leggono i fondi del caffè, parlano di futuro, tra gioco e realtà. Il tutto magari in cambio di sigarette o di qualche cibo più buono. 

Nel tuo ruolo di Mamma Roma, come raccontavi, e ho ricordato, hai scambiato una battuta con Goliarda ovvero con la Golino, che impressione ti ha fatto?
Guarda è una donna fantastica, nella sua grandezza d’attrice mostra una grande semplicità di persona. Semplice, lo ripeto, e dolce. Mi ha messo subito a mio agio. 

E a proposito nelle battute scambiate con lei quando ti sei sentita paragonare a Marilyn Monroe, se avesse potuto invecchiare, cosa hai provato?
Mi ha inorgoglito davvero. Quando mai avrei potuto immaginare, pensare che mi capitasse un onore simile Davvero ..non me lo aspettavo. 

Anna Maria conoscevi la storia di Goliarda Sapienza e del suo libro “L'università di Rebibbia" da cui nasce il film? E avendolo visto e seguito il film con grande attenzione, da come parli, secondo te Goliarda Sapienza cosa imparò dal carcere. Cosa capì?
Si sapevo qualcosa, del libro, del fatto che aveva rubato dei gioielli di una sua amica e per questo era finita in carcere; sapevo che era una donna benestante, colta, passionale. Rispetto al carcere e come lei si mostra nel film, secondo me dall’esperienza del carcere si è portata -FUORI- qualche amicizia vera, tante emozioni. Penso che dentro abbia capito meglio: tristezza, povertà, essenza della vita, ma anche calore e amicizia vera. 

E quel ”FUORI“ divenuto il titolo del film tu come lo interpreti? Molte le suggestioni che può suggerire. Ma Martone secondo te quale messaggio ha voluto sottolineare?
Secondo me ha voluto tirare fuori potenzialità e personalità e capacità soprattutto femminili che emergono in un luogo come il carcere che è luogo di sofferenza e riflessione. 

E tu dal carcere cosa ti sei riportata?
Il carcere stesso che ti rimane dentro, ovvero il dolore, la sofferenza, ma la capacità di resilienza e questo penso grazie anche alle iniziative positive che ci sono dentro, come: scuola, corsi di scrittura come anche proprio quello di NOIDONNE e poi pittura, solidarietà e teatro quello che ha rappresentato l’occasione che mi ha portato a partecipare a "FUORI", il film di cui stiamo parlando. 

A questo proposito, come descriveresti la scena in cui tutte le donne urlano, che mi hai spiegato proprio tu, si chiama in carcere “la battitura” ovvero della manifestazione di gioia o dolore forte.
Penso che nel film la scena interpretata da moltissime donne mostra proprio tutti e due i significati della battitura. Il primo è una battitura che sottolinea la gioia dell’uscita di Goliarda dal carcere divenuta oramai un personaggio e la seconda è la firma per la morte di una di loro. 

Continuando a parlare del carcere e della vita che vi si svolge dentro, e che poi continuerà, fuori, oltre le mura, Martone cosa ha colto e ha voluto raccontare condividere?
Io spero si colga ciò che è riuscito a cogliere anzi direi a carpire: la solitudine e la tristezza di quei luoghi! 

Tornando al titolo, il film racconta delle amicizie nate per Goliarda, in particolare con Roberta (Matilda De Angelis) divenuta una persona, un’amicizia per lei importante, uscendo, ma è un fenomeno comune per la tua esperienza?
Spesso è proprio così, non sempre, ovvio, ma succede. Quando sei dentro, puoi e bisogna anche, cogliere l’attimo in cui la persona mostra la sua vera personalità, come accade in situazioni difficili in cui riesci ad esprimerti e ad essere te stessa fin in fondo. Dentro si ha bisogno di calore umano e relazioni ci si fanno, guardando al fuori, al domani, come promesse per il futuro. E allora la figura di Roberta, per entrambe rappresenta proprio, sinceramente questo. Così si spiega come Roberta, appunto, affidi a Goliarda la speranza e il compito di far uscire FUORI, dandole, con la valigetta, protagonista delle ultime battute del film, il patrimonio, la ricchezza di infinite testimonianze scritte. Parole che narrano il dolore e la sofferenza, ma anche speranze, desideri di futuro che possono essere presenti in carcere. Roberta si fida di Goliarda e spera che lei possa farne un racconto.. come avverrà proprio con ”L’università di Rebibbia”. 

Tornando a te e ancora alla parola FUORI, quali sono nella realtà le più comuni e vere difficoltà che s’incontrano uscendo dal carcere?
La discriminazione, la non comprensione, anche di famigliari, la società che non ti aiuta. Se non hai una famiglia in grado di accoglierti sei davvero sola. Se avessi la bacchetta magica farei iniziare da dentro il futuro di quel domani che si vivrà, finalmente, fuori. Migliorando la vita carceraria, più lavoro e corsi formativi per prepararsi all’uscita, più accoglienza e rapporto con la famiglia che rimane importante per il domani, con più telefonate, colloqui. Fammi dire, tutto quanto possa far sentire le detenute sempre “più fuori”. 

Vorrei chiederti due cose, ancora. La prima è che sapendo che sei intervenuta ad una delle presentazioni del film a Roma con tutto il cast che cosa hai voluto fargli sapere e poi, tornando a te, so che è stato pubblicato dalla casa editrice dei valdesi “Contrabbandiera”, un tuo libro dal titolo davvero non casuale “Le sbarre non fermano i pensieri” Com’è nata questa bella avventura?
Ma intanto, si sono stata al nuovo Sacher e dopo la proiezione, potendo prendere la parola ho voluto esprimere tutta la mia gratitudine per l’esperienza fatta al regista alle attrici, a tutto il cast e anche condividere le mie emozioni nel lavoro preparatorio, nel rivedermi e voler augurare a un film come "FUORI" il massimo successo, che penso meriti. Anche perché so quanto bisogno ci sia che si parli di carcere e di ciò che è necessario fare perché li nascano speranze di nuova vita e non disperazione che porta anche ai suicidi come troppo spesso racconta la cronaca. Rispetto al libro, di cui mi chiedi, vorrei dire che come per il film decisiva è stata l’esperienza a Rebibbia nel gruppo teatrale di Francesca Tricarico “Le donne del muro alto”. Per il libro anche lì c’è un filo che parte da Rebibbia. Un volontario, peraltro già detenuto, mi ha suggerito che i Valdesi spesso avevano fra i loro progetti pubblicato dei libri e allora mi sono domandata perché non mettersi in contato con loro, visto che io proprio grazie a dei corsi di scrittura come anche quello di NOIDONE avevo iniziato a scrivere e a raccontare la mia vita molto complicata e piena di storie e anche avventure. Lui, il volontario, da amico, lo ha detto e subito dopo creato il contatto coi Valdesi, appunto. Il mio libro è nato così. Ma questa è un'altra storia da raccontare o leggere, se ne avrete voglia.


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