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Fili d’arte, fili d’amore

Fili d’arte, fili d’amore

Milano - Una mostra ispirata ad un viaggio in Perù a contatto con le carcerate di Chorrillos

Silvana Gatta Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008

I sentimenti che pervadono l’animo di un’artista si manifestano nel suo percorso nelle forme più diverse; quelle di Antonella Prota Giurleo riconducono sempre all’essenza femminile, alle donne nel loro essere una e mille, nell’essere tessitrici di trame che uniscono e avvolgono, creando forti legami di relazioni.
Emozioni palpabili che si colgono assaporando lentamente, con la percezione visiva e sensoriale, le opere e le immagini delle performances che Antonella ha realizzato durante il suo viaggio in Perù e che espone per la Provincia di Milano allo spazio Guicciardini nella sua personale ‘Teleran/a. Fili sul mare Oceano’.
La realizzazione del progetto pensato dall’artista per mostrare l’integrazione possibile tra luoghi e culture diverse e la creazione di legami e relazioni tra donne, parte da qui, dal territorio milanese. Antonella con l’entusiasmo e la tenacia che la contraddistinguono lavora con bimbi e bimbe; fotografa donne che intrecciano fili di lana colorati, srotolati da gomitoli, simbolo della vita che sboccia e si dipana per legarsi, in un intersecarsi di gioie e dolori, ad altre vite. Cattura immagini di mani di donne che raccontano il loro essere nelle case, nel lavoro, tra le mura di un carcere, dipinte o scolpite nei musei.
E con questo bagaglio approda, attraversando il grande mare Oceano, in Perù. Ha braccia grandi, cariche di doni preziosi da offrire a un popolo diverso, ma così uguale nei sentimenti e nelle emozioni e ne riceve altrettanti: donne, uomini e bambini che con stupore si prestano alla sua arte e con lei dipingono e agiscono.
Donne carcerate comuni e politiche che, nel carcere di massima sicurezza di Chorrillos, ripetono la performance dei fili di lana. Racconta Milagros Chavez Gonzales, una delle detenute politiche “tutte avremmo dovuto pescare con gli occhi chiusi uno dei gomitoli. Andava crescendo la curiosità, il mistero, la sorpresa poiché ogni gomitolo, di colore differente, rappresentava la vita di ciascuna di noi. A me ne capitò uno rosa pallido: non mi dispiacque, ma ne avrei preferito uno più vivace, più allegro.
Incominciammo a svolgere le nostre vite, annodando uno degli estremi del nostro filo in un luogo che ci pareva sicuro per incominciare a vivere;io scelsi una sbarra. In qualche modo rappresenta la mia vita attuale, la mia condizione. Le sbarre sono simbolo di molte privazioni, ma sono anche il simbolo contro il quale devo lottare ogni giorno. Attaccare la mia vita a quella sbarra è stata una sfida.
Ci sedemmo per guardare le nostre vite incrociate, confuse le une con le altre. Tutti i fili congiunti formavano armonia, bellezza. Muovendo un filo si muovevano tutti! Comprendemmo quanto sia importante ciascuna vita tra le altre. Che fare ora per continuare a restare unite? Nessuna volle tagliare i fili. Decidemmo quindi di dipanare con attenzione ogni filo, senza spezzarne alcuno, per poi intrecciarli. Se inizialmente eravamo state unite in alcuni momenti della nostra vita, ora eravamo “abbracciate”, “intrecciate”. E dai fili, lentamente, andò formandosi una grossa treccia colorata e robusta. La forte emozione ci fece accapponare la pelle! Avevamo compiuto quell’atto metaforico per rompere i muri che ci separano dall’esterno, dalle persone e dalle loro vite”.
Emozioni che si ripetono durante gli incontri nelle baraccopoli di Lima e che, unite a tutte le altre, concorrono a creare in un grande affresco immaginario, la rappresentazione di una vita di sentimenti che Antonella cattura e cristallizza nelle sue opere, tutte realizzate con elementi naturali e con colori della terra peruviana.

Milano, Spazio Guicciardini, Via Guicciardini, dal 20 maggio al 6 giugno 2008. Testi in catalogo di Francesca Corso, Assessora della Provincia; Licia Roselli, direttrice di AgeSoL, Roberto Borghi, critico


(21 maggio 2008)

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