Giovedi, 28/05/2020 - Figurarsi se non abbiamo tutti a cuore la scuola. Ma chi è del mestiere qualche problema se lo pone per le pubbliche iniziative di insegnanti, genitori e anche di autorevoli sostenitori richiedenti garanzia che a settembre si riapriranno gli istituti, a partire dai nidi. Non mi riesce di capire come l'interesse per bambini e ragazzi non debba partire dalla loro salute: viviamo una situazione strana, sotto l'effetto di un virus di cui non sappiamo nulla, né come si diffonde né se si evolve nel suo procedere. Non è finito. Sappiamo solo che non è governabile, che un vaccino non sarà facile né scoprirlo né distribuirlo: la storia delle altre epidemie dello stesso ceppo, avvenute in tempi di minor sicurezza medicale e minor igiene generale, sono durate un paio di anni. E' dunque doveroso prepararsi alla riapertura, ma gli insegnanti e le famiglie debbono sostenere le autorità scolastiche, dichiarando la propria disponibilità a diverse opzioni, per esempio anche a doppi turni con mascherine per bimbi e adulti.Oggi nessuno può garantire la riapertura, soprattutto per i piccoli. Il coronavirus può essere mutante e viaggiare mentre dobbiamo ritornare a produrre e lavorare in condizioni di sicurezza per evitare l'alternativa di morire di fame. Per questo ci vengono raccomandate le mascherine e il rispetto delle regole.
La movida e gli "assembramenti" aumentano il numero dei "portatori ignari che ormai viaggerà oltre i cinque milioni e chi torna a casa dopo qualche birra, abbracci e baci, diffonde in famiglia.
Dobbiamo capire che cosa significa che il Ministero della Salute progetta - sembra - di caldeggiare le vaccinazioni a riparo delle influenze normali, per evitareche una ripresa del virus ci trovi indeboliti: le raccomanda non per i soliti vecchietti, ma da 0 a 6 anni e questo servirà a capire perché in teoria i nonni non possono coccolare i nipoti: loro sono meno forti, ma il contagio lo portano i piccoli.
Dato che dovremmo tutti pensare al bene del nostro paese, approfittando di questa imprevista crisi, per migliorarne il sistema, rafforzando la sanità pubblica, la ricerca e la scuola, non solo "dell'obbligo".
Asili e nidi sono oggi "servizi a domanda individuale" a cui provvedono i comuni: la legge istitutiva la scuola dell'infanzia (che allora si chiamava "materne" o asilo) è del 1968 e rispondeva alla richiesta di lavoro della donne meno abbienti. Oggi la scuola parte dai nidi, il cui bisogno non è preventivabile a termini di legge, ma deve essere meglio soddisfatto e valorizzato. Ma nel presente bisogna cercare di provvedere anche alle ipotesi pessimiste e, come insegnanti dell'obbligo, delle superiori e dell'università essere più perfezionati nell'uso delle tecnologie per poter essere efficienti per eventualità improvvise, ma anche per migliorare la didattica quotidiana.
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