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Fertilità, denatalità. Di cosa parliamo?

Fertilità, denatalità. Di cosa parliamo?

Salute BeneComune - Mass media, condizioni sociali, stili di vita: le connessioni con la fertilità

Michele Grandolfo Lunedi, 10/10/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2016

Chi governa ritiene sia suo dovere e competenza diffondere messaggi mass-mediali sui corretti stili di vita, non tenendo conto che le condizioni sociali in senso lato sono determinanti degli stessi. Non modificando il contesto, il messaggio inevitabilmente si prospetta paternalistico, ideologicamente orientato, biasimante le vittime e totalmente inutile e, in quanto inutile, sostanzialmente dannoso.

Le campagne mass-mediali possono avere senso, se ben impostate e ben condotte, solo nel caso in cui sono operative strategie di intervento di promozione della salute, secondo le indicazioni e le finalità prospettate dalla Carta di Ottawa del 1986 e compiutamente espresse nel Progetto Obiettivo Materno Infantile (POMI) varato nel 2000: quali obiettivi misurabili, quali sistemi di valutazione, quale popolazione bersaglio da raggiungere ed esporre alle attività di promozione della salute, quali servizi e con quali interazioni e integrazioni, quali attività, con quali risultati.

Sul tema della infertilità, quanto è stato promosso dal ministero della salute è risultato esemplarmente errato. Le critiche hanno riguardato i presupposti ideologici, assunzioni non verificate nella realtà ma desunte, chissà come, da contesti estremamente limitati e non rappresentativi, qualità comunicativa verbale ed iconografica odiosamente colpevolizzante.

La promozione della salute ha come obiettivo l’aumento della capacità di controllo autonomo del proprio stato di salute e si realizza a partire dall’applicazione dell’arte socratica della maieutica (dovrebbe essere ben nota alla ministra con diploma del liceo classico) per favorire la riflessione sui vissuti, sui convincimenti che radicano nella memoria storica della comunità di appartenenza, per la crescita della consapevolezza nelle scelte di vita, alla luce delle conoscenze scientifiche disponibili, così da poter scegliere tra le alternative in gioco quelle che più sono coerenti con la propria visione del mondo maturata nel processo. Rimanendo inteso che il peso da dare ai rischi e alle opportunità delle alternative in gioco è competenza della persona e di nessun altro (questo è il rispetto dell’autodeterminazione).

Impostare una valida strategia operativa e una campagna di comunicazione mass-mediale di supporto presuppone una conoscenza scientificamente acquisita con indagini di popolazione rappresentative e condotte con rigoroso metodo scientifico delle conoscenze, delle attitudini e dei comportamenti, a partire da chi i figli li fa. Sul tema dell’infertilità, che è un aspetto limitato della salute riproduttiva, è impensabile che si possa fare alcunché di significativo se non si parte dalla realizzazione di programmi di offerta attiva di incontri di educazione sessuale nelle scuole (vedi il POMI), come è altrettanto indispensabile sul tema della denatalità modificare radicalmente le caratteristiche follemente medicalizzate del percorso nascita, procedendo verso il sempre maggiore rispetto della fisiologia e, quindi, della competenza delle donne e delle persone che nascono.

Il soddisfacimento completo del desiderio di fecondità delle donne dipende dalle condizioni e qualità dei servizi e dalla qualità del percorso nascita. Questa è la competenza dei poteri esecutivi centrali e locali.

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