Ferruccio Bernini - Livio Zoppolato: due linguaggi, uno stile
BERNINI - ZOPPOLATO, DUE LINGUAGGI, UNO STILE: I DUE ARTISTI A CONFRONTO ALLA GALLERIA RETTORI TRIBBIO DI TRIESTE
Martedi, 12/06/2012 - Sabato 16 giugno 2012 alle ore 18.00 a Trieste alla Galleria Rettori Tribbio (Piazza Vecchia 6) avrà luogo l’inaugurazione della mostra “Ferruccio Bernini - Livio Zoppolato: due linguaggi, uno stile”, che vedrà protagonisti i due artisti triestini con una decina di dipinti ciascuno e sarà presentata dall’architetto Marianna Accerboni. La rassegna, che propone l’incontro tra il linguaggio magico e surreale di Bernini e la nuova maniera materico-informale di Zoppolato, rimarrà visitabile fino al 29 giugno (orario: mar - mer - gio - sab 10 - 12.30 e 17 - 19.30 / ven: 10 - 12.30 / festivi: 10 - 12.00 / lunedì chiuso / domenica 17 per il mercatino dell’antiquariato: 10.00 - 13.00 e 16.00 - 18.00 / info 3356750946).
Due pittori dal linguaggio diverso - scrive Marianna Accerboni - ma complementare e sintonico per capacità fantastica e inclinazione alla sperimentazione, testimoniano alla Galleria Rettori, da sempre attenta all’evoluzione delle espressioni artistiche non solo locali e regionali, la maturità del loro percorso.
Zoppolato, autodidatta (salvo che per gli studi con Vittorio Cossutta e alla Scuola dell’Acquaforte Carlo Sbisà) e fortemente fantasioso, sceglie di esporre l’ultima fase del proprio itinerario linguistico: dopo aver dimostrato una forte duttilità nell’espressione artistica figurativa, in cui con seducente narrazione o centrato simbolismo, ha saputo interpretare morbidamente e con colori caldi il paesaggio, soprattutto quello istriano delle sue origini, ora sgretola e sintetizza il dato naturale. E ne conserva la luce, accentrando la propria attenzione sui vecchi e sofferti muri - una parte per il tutto - delle antiche case, che prima era solito effigiare con inclinazione figurativa, riuscendo ora a esprimerne il fascino e la trasognata realtà attraverso un linguaggio informale di forte valenza materica, in cui il colore fa da contrappunto alla vetustà dei brandelli di muro e - simbolicamente - al grigiore della vita.
Il gioco rappresenta per molti artisti anche famosi, quali per esempio Marcel Duchamp e Marc Chagall, uno dei motivi principi del dipingere. Così è anche per Ferruccio Bernini, il quale, forte della sua esperienza nell’ambiente scenografico del Teatro “G. Verdi” di Trieste, dopo la formazione artistica con i pittori Gianni Roma e Michele Loberto, il gioco ha saputo, con la sua arte, inseguire e raccontare.
In mostra il quadro principale è dedicato al duello che condusse alla morte il poeta, scrittore e drammaturgo russo Aleksandr Sergevic Puskin, da lui stesso preannunciata nel romanzo in versi Eugene Oneghin, poi musicato da Tchaicovsky: nel sintetizzare il senso dell’azione, Bernini vi fa prevalere un simbolismo coraggioso e d’avanguardia, il quale sviluppa quasi nella terza dimensione l’amata tecnica del collage, che l’artista sa eseguire con molta raffinatezza, liberando la propria fantasia in modo irrefrenabile, ma nel contempo armonioso e cromaticamente suadente. Ancora il teatro è spunto - conclude Accerboni - ed ecco, fra gli altri, l’”L’olandese volante” e “Una notte al Teatro San Carlo”, con uno splendido Pulcinella materico, che siede imperturbabile, abbigliato con due scarpe di colore diverso ma assonante.
Lascia un Commento