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FERRARA / LA SCENA di Cristina COMENCINI

FERRARA / LA SCENA di Cristina COMENCINI

LA SCENA, una pièce scritta e diretta da Cristina COMENCINI in prima nazionale al Teatro COMUNALE di FERRARA fino al 20 ottobre 2013

Sabato, 19/10/2013 - LA SCENA al COMUNALE di FERRARA



di Maria Cristina NASCOSI SANDRI



Il teatro e il suo doppio, il teatro che cita se stesso, il metateatro…mille son i richiami e i rimandi che si possono fare a proposito de La scena, l’incantevole pièce teatrale scritta e diretta da Cristina Comencini, rappresentata in questi giorni in prima nazionale al Teatro Comunale di Ferrara.

Ne son interpreti strepitose Angela Finocchiaro, Maria Amelia Monti ed il promettente e già ben avviato Stefano Annoni.

Ma non serve, forse, scomodare con dotte citazioni, Artaud, Shakespeare, Pirandello: ‘il giuoco delle parti’ è, innanzitutto, il giuoco dei ruoli di due donne, amiche, rivali, talvolta, come solo le vere amiche sanno esserlo, per poi ritrovarsi con autenticità, giocanti/recitanti in piena sintonia tra ironia e, soprattutto, auto-ironia, la cifra che sempre contraddistingue la ‘salvazione’ al femminile.

Lo scambio è, dapprima, obbligato, poi libero dei ruoli che entrambe recitano/vivono nella vita/professione che va e viene quando si trovano di fronte a quello che in apparenza è il toy-boy oggi tanto di moda – ma è un toy-boy ‘riconosciuto a posteriori’, alle luci del mattino, quando i gatti non son più bigi e la verità viene a galla ma, poi, quale verità?

L’intersecarsi dei ruoli, delle parti, rende verità la bugia e viceversa e il ‘ragazzo in mutande’ si rivela un uomo che può capire, forse proprio perché giovane e non ancora smaliziato dal ruolo di adulto/amante consapevole, le difficoltà, le incongruenze, ma anche le grandezze tutte femminee delle donne e rilancia: con un monologo che ricorda ancora il grande teatro, lo Shakespeare de “Il mercante di Venezia”, si lamenta della ‘condizione maschile’, dice di non essere capito, qualunque ruolo ‘indossi’, loro due, mature? vecchie? son come sua madre...

E forse è proprio così: uomini e donne, pare voler affermare nemmeno tanto fra le righe la Comencini, non son fatti per incontrarsi, per amarsi, certo, per allontanarsi poi alla venuta del primo bimbo che diviene un universo imprescindibile per la donna che è più che altro è madre, non dimenticando mai, comunque, l’amore per l’uomo.

Sempre nelle sue opere letterarie prima e trasposte poi per il teatro o il cinema, in doppio linguaggio, la autrice-regista ci accompagna nel mondo faticoso e pericoloso dei rapporti tra uomo e donna, ma la sua ‘posizione’ riesce sempre ad essere interlocutoria, come poi dev’essere, qui più ‘risolta’ rispetto ai suoi lavori precedenti: anche il femminicidio che, con certa levitas viene toccato nei dialoghi, non manca, ma la porta rimane aperta, il dialogo può/potrebbe sempre avvenire o risorgere.

Ed allora l’uscita di scena delle due donne davvero amiche, in primis, eppoi mogli-amanti-madri e del ragazzo-figlio, che potrebbe amarle tutte e due, avviene in contemporanea alla fine della rappresentazione: rimane l’interlocuzione, che fa parte de La scena, naturalmente, della vita.

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